Torna Reja in panchina e la Lazio riconquista i 3 punti; ci voleva l’esperienza dello “Zio” per ridaremorale ad una squadra che, nelle ultime settimane, aveva sofferto fin troppo la mancanza di stima. Olimpico vestito a festa per il gran ritorno, il popolo laziale ha voglia di esultare. Partita di sacrifico quella laziale, troppo alta la posta in palio per andare all’arrembaggio di un Inter che, nonostante non sia più quella del Triplete, incute comunque un certo rispetto. Quando tutto lo stadio comincia a fare la bocca allo 0-0 sale in cattedra Klose che, con un destro al volo, consegna a Reja la prima vittoria del 2014. Tutto come l’anno scorso, cambia solo la porta, ma il Re è sempre lui, Miroslav Klose
FORMAZIONI – Reja-vù, sul prato verde dell’Olimpico si rivede la vecchia guardia. Tra i pali c’è però da segnalare il forfait dell’ultimo minuto di Marchetti, che alza bandiera bianca (problema alla coscia): al suo posto Berisha. Il tecnico goriziano opta per il 4-3-3; nessuna sopresa nel quartetto difensivo, composto da Konko, Biava, Dias e Radu. Attacco affidato a Klose, Lulic e Candreva. Mazzarri risponde con un 3-5-1-1 atto soprattutto a limitare le folate offensive biancocelesti con Palacio unico terminale offensivo.
PRIMO TEMPO – Parte forte la Lazio, gli uomini di Reja attaccano l’Inter sulle fasce, costringendo Jonathan e Nagatomo a rinculare, favorendo le folate di Lulic e Candreva. Il primo tiro è di Juan Jesus, palla che si perde sopra la traversa. Passano due minuti e la Lazio va vicinissima al gol; Jonathan e Ranocchia si addormentano al limite dell’area, Lulic si fionda sul rimbalzo e tocca quel tanto che basta per scavalcare Handanovic, ma il pallone fa la barba al palo ed esce. Prima tegola dell’anno per Reja: Konko si infortuna, al suo posto entra Cavanda. Gara molto tattica, match che vive di fiammate; al 20′ erroraccio della difesa biancoceleste, Guarin si infila e cade su contrasto con Dias e Cavanda, l’arbitro opta per il giallo al brasiliano scontentando tutti. La punizione seguente, calciata da Alvarez, esce di poco sopra la traversa. Il pericolo corso scuote la Lazio che si getta in avanti, ma la reazione è scomposta e non porta pericoli alla porta difesa da Handanovic. Alla mezz’ora Ledesma sventaglia per Lulic che apparecchia per l’accorrente Hernanes che senza pensarci due volte tira, pallone deviato in calcio d’angolo. I biancocelesti aumentano la pressione, Candreva testa i riflessi di Handanovic, il portiere sloveno risponde presente. Salgono i toni agonistici, Radu e Guarin vengono quasi alle mani, poi è Cambiasso a finire sul taccuino dei cattivi. Il duplice fischio dell’arbitro mette fine alla contesa, Lazio e Inter vanno al riposo sullo 0-0.
SECONDO TEMPO – Stessi effettivi dei primi 45 minuti, lo spartito non cambia, la musica tantomeno. Dopo 10 minuti di gioco è Guarin a provare l’imbucata centrale per Palacio, Biava è prodigioso nel recupero negando all’argentino la gioia del gol. E’ l’inter a farsi preferire, Lazio che appare troppo rinunciataria. Per i nerazzurri è fin troppo semplice arrivare al tiro; ci prova Nagatomo di testa trovando la pronta respinta di Berisha. E la Lazio? La squadra di Reja amministra, cerca di ripartire e per poco non riesce a sorprendere la retroguardia interista con Hernanes che nasconde il pallone e parte per 40 metri palla al piede, poi scarica per Candreva, ma l’esterno di Tor De Cenci stasera non è in serata e si vede. La partita non offre spunti, ci prova Mazzarri togliendo Guarin, già ammonito, ed inserendo Milito, aumentando il peso in attacco e passando cosi alle due punte. La mossa non sembra dare i frutti sperati, si va avanti senza scossoni. Ma in campo c’è un’attaccante che è in grado di risolvere le partite da solo e risponde al nome di Miroslav Klose. Il panzer tedesco è un predatore nascosto nella savana, non ha fretta, sa che prima o poi la preda commetterà un errore. E quell’errore arriva puntuale quando nessuno se lo aspetta più, a commetterlo è Ranocchia che concede un millimetro di troppo al tedesco. Miro osserva il pallone arrivare, ruba il tempo e di destro al volo fa esplodere l’Olimpico. Tutto come l’anno scorso, cambia solo la porta, ma il Re è sempre lui, Miro Klose.
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