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Nel ricordare la grande laziale Elena Fabrizi, celebriamo insieme l’8 marzo

In questo venerdì 8 marzo, Giornata internazionale della donna, cogliamo l’occasione di riscoprire la grandezza di un personaggio che ha dato tanto al cinema italiano, contribuendo alla costruzione dell’immagine della romanità più verace e genuina. Parliamo della “sora Lella”, pseudonimo di Elena Fabrizi, sorella del più anziano Aldo, laziale anch’egli, con la quale a dirla tutta non ha mai avuto un gran rapporto. Comunque sia, 6 fratelli accomunati dalla stessa provenienza, ovvero la città più bella, studiata, discussa, ammirata e carica di significati del mondo. Elena nasce e cresce a Campo dei Fiori, tra i rioni Parione e Regola, dove si respira forte l’appartenenza all’Urbe e gli odori delle spezie del mercato si uniscono a quelli delle vicine trattorie. Una di quelle, nella prima metà del Novecento, era gestita dalla Sora Lella; la nostra sarà infatti cuoca e attrice al tempo stesso, prendendo parte a diversi sketch televisivi dove metterà in mostra le sue doti gastronomiche. Si deve appunto alla sua provenienza il forte connotato popolare del suo gergo (slang, per dirla in anglosassone); la sua voce, le sue parole, il suo gesticolare e il colore delle sue espressioni romanesche demarcano l’umile origine e la bonarietà del carattere. Da Campo de’ Fiori l’attività si espande e, insieme al marito, Elena Fabrizi apre una nuova attività commerciale, un nuovo ristorante: “Sora Lella”, per l’appunto, è il nome che si legge sull’insegna all’Isola Tiberina, dove dietro la cassa porterà sempre un quadro raffigurante la Società Sportiva Lazio. Sempre a Roma dunque, sempre nell’Urbe, la città che, quando le diede i natali, vide dominare nello sport incontrastatamente una e una sola squadra: “Sono della Lazio perché quando ero bambina a Roma c’era solo la Lazio”.

La Fabrizi si dedicò al cinema comunque piuttosto tardi, all’età di 43 anni, seguendo la scia del fratello Aldo (più facilmente accostato ai mostri sacri come Anna Magnani e Alberto Sordi) con il film “I soliti ignoti” del 1958. Il genere cinematografico era sempre lo stesso, ovvero commedie all’italiana come “Audace colpo dei soliti ignoti” 1959 di Nanni Loy, “I tartassati” 1959 di Steno e “C’eravamo tanto amati” 1974 di Ettore Scola; accosterà grandi nomi come Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni, lavorerà anche in teatro e collaborerà più tardi con Alvaro Vitali in “Pierino”, esordendo anche in una commedia sexy all’italiana. Ma sarà solo insieme al grande Carlo Verdone che raggiungerà l’apice della popolarità, dove nelle due pellicole girate (“Bianco, rosso e Verdone” 1981 e “Acqua e sapone” 1983) ne interpreterà la nonna.

Elena Fabrizi fu per molto tempo immaginata come lo stereotipo della nonna italiana: il modo di vestire, l’abilità in cucina, la parlata quasi sempre dialettale fecero di lei, come si direbbe oggi, un meme. Per i tifosi laziali è diventata molto di più, tant’è che in Curva Nord non è raro vedere campeggiare un bandierone raffigurante il suo volto.

Ricordando la grandissima Sora Lella e tutte le eccezionali donne che svolgono il proprio dovere ogni giorno con lodevole dedizione, lo Staff di Since 1900 porge a loro i più sentiti auguri e, con un pizzico d’affetto in più, a quelle laziali.



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