MAURIPuntuali, come la rata di un mutuo o come quelle cambiali a scadenza semestrale che passano in automatico all’incasso. Dalle colonne di “La Repubblica”, il prode Mensurati, quello che solo incidentalmente è tifoso della Roma e avvelenato con la Lazio come e più di Giancarlo Dotto, ricomincia a sparare su Stefano Mauri e di conseguenza sulla Lazio. Annuncia un’estate calda, di deferimenti, processi e condanne date già per scritte, il tutto chiaramente in nome della Giustizia e per dare “almeno una parvenza di credibilità al prossimo campionato”. Già, visto come è andata per la sua Roma questa stagione, meglio guardare avanti che guardarsi le spalle o riflettere sul presente…

Come ho sempre scritto, io non metto la mano sul fuoco sull’innocenza di Mauri come non la metterei su quella di nessuno a priori, ma ho abbastanza esperienza in materia per sapere che non tutti quelli che finiscono nel “tritacarne mediatico” del giustizialismo italiano sono per forza di cose colpevoli. Senza scomodare il caso-Tortora come ha fatto e farebbe Berlusconi se si trovasse nei panni di Stefano Mauri o in quelli di qualsiasi tifoso della Lazio, io ripeto fino alla noia che per condannare qualcuno servono le prove! Non gli indizi o bei castelli accusatori che costruiscono tanti PM e che ha costruito a volte anche la Procura Federale, ma che poi si sgretolare fino al punto da crollare (il caso Napoli-Cannavaro è forse l’emblema di come viene gestita la Giustizia Sportiva in Italia…) perché sono belli da vedere ma non hanno basi, ovvero prove schiaccianti. E pure quando ci sono delle prove e delle confessioni, alla fine si chiude tutto a tarallucci e vino, come è successo con il Napoli e Cannavaro. Ma se c’è la Lazio di mezzo o se si cerca di metterla comunque in mezzo, il discorso è diverso.

Visto il titolo di “La Repubblica” pensi: hanno trovato nuove prove, schiaccianti? NO. Hanno sbobinato intercettazioni in cui il capitano della Lazio parla di partite comprate, vendute o combinate? NO. E’ arrivata una confessione da parte di Ilievski, crollato dopo mesi di interrogatori in cui in tutti i modi hanno provato a fargli dire che conosce di persona Mauri, come sostiene per confidenza di terza mano il “pentito” Gervasoni? NO… Nulla di tutto questo. Le “prove schiaccianti” che secondo Mensurati mettono spalle al muro Mauri e nei guai la Lazio, sono la ricostruzione di circa 150 telefonate tra un certo numero di persone dalle quali si desume che ci sarebbe stata una combine sia per Lazio-Genoa che per Lecce-Lazio… Ma che cos’è, un carnevale fuori stagione? Ma ci state prendendo per il c..o? Dopo un anno e mezzo di indagini, a due anni da quelle partite e ad un anno di distanza dall’arresto di Mauri le “prove” sarebbero la ricostruzione di un giro di telefonate delle quali non c’è nemmeno un file audio? Ma che gioco è questo?

Riporto un passo dell’articolo di Mensurati per far capire a che punto è la situazione dopo un anno e mezzo di indagini da parte della Procura di Cremona e dopo che i PM non sono riusciti a cavare un ragno dal buco e tantomeno a strappare ad Ilievski una benché minima conferma in relazione alle accuse di Gervasoni.

Tra questi documenti, c’è, tra l’altro uno schema che ricostruisce analiticamente il flusso di telefonate intercorso la notte prima di Lazio-Genoa (4-2) tra Mauri e quelli che secondo la procura penale sono stati gli altri organizzatori della combine. Tra mezzanotte e le quattro del mattino – ricostruisce nella sua analisi lo Sco – ci sono circa 150 “contatti consequenziali”. Per fare un esempio: alle 00.21 Gervasoni (Carlo, uomo degli zingari) chiama Zamperini (ex calciatore, secondo l’accusa il contatto con la Lazio). I due chiudono, e immediatamente Zamperini chiama Mauri sulla scheda telefonica “dedicata” in uso al centrocampista e intestata a Samanta Romano, fidanzata di Luca Aureli, titolare di un centro scommesse e amico di Mauri. I due a loro volta chiudono, e Zamperini chiama subito il capo degli Zingari, Ilievsky (che in quei giorni va a Formello, come testimoniano le celle telefoniche che mappano gli spostamenti del suo telefonino). Mentre Mauri si precipita a chiamare il suo amico Aureli. Nel frattempo Ilievsky chiama Singapore, dove c’è Tan Set Eng, cioè Dan, cioè il capo di tutto. E così via, fino all’alba, in un vorticoso giro di telefonate, con il cellulare di Zamperini in costante contatto con quello di Gervasoni, Mauri, Ilievsky e Aureli; quello di Mauri con Aureli e Zamperini; e quello di Ilievsky con Zamperini e Tan Set Eng. Agli atti ci sono anche telefonate tra Zamperini e Gecic (l’altro membro del gruppo degli Zingari, ora agli arresti) e tra Zamperini e Bobo Vieri (i due sono amici). Il giorno della partita, poi, arrivano le telefonate tra Ilievsky e il gruppo degli ungheresi, altri scommettitori che la settimana successiva andranno a Lecce dove giocherà di nuovo la Lazio”.

“Oltre ogni ragionevole dubbio”!Questo prevede il codice per emettere una condanna. Il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio, come affermato dalla giurisprudenza di legittimità, rappresenta il limite alla libertà di convincimento del giudice, per evitare che l’esito del processo sia rimesso ad apprezzamenti discrezionali, soggettivi e confinanti con l’arbitrio: si tratta di un principio che permea l’intero ordinamento processuale e che trova saliente espressione nelle garanzie fondamentali inerenti al processo penale quali la presunzione di innocenza dell’imputato, l’onere della prova a carico dell’accusa, l’enunciazione del principio in dubbio e l’obbligo di motivazione e giustificazione razionale della decisione a norma degli artt. 111 c. 6 Cost. e 192 c. 1 c.p.p. (Cass. pen. sez. I 14 maggio 2004).

Non voglio dare lezioni di Giurisprudenza a nessuno, ma questo prevede la legge. E di prove schiaccianti io non ne vedo, di dubbi tanti. E se la Giustizia Sportiva non è riuscita a ottenere la condanna di Cannavaro (reo confesso di mancata denuncia di una proposta di illecito) e del Napoli per responsabilità oggettiva, qualcuno mi dovrebbe spiegare su quali basi si può costruire un processo contro Mauri e Lazio. Due combine, la prima (Lazio-Genoa) con i soli Mauri e Milanetto indagati e per la quale non si è trovata neanche una telefonata tra i due giocatori; la seconda, con Mauri indagato e anche in questo caso senza nessuna telefonata tra i giocatori delle due squadre. Una volta, le combine si facevano con almeno 4-5 giocatori da una parte e altrettanti dall’altra coinvolti e spesso e volentieri non andavano neanche a buon fine. Ora ci vogliono convincere che si può fare una combine anche senza un solo colloquio provato tra i protagonisti in campo. E dopo che non sono riusciti ad ottenere una condanna neanche per un caso lampante come quello in cui erano coinvolti Cannavaro e per responsabilità oggettiva il Napoli.

Se è uno scherzo, non è divertente. Se è l’ennesimo tentativo di gettare fango su Mauri per colpire anche la Lazio, ancora meno. Ma attenzione, perché qualcuno alla lunga potrebbe anche stancarsi e ribellarsi a questo massacro mediatico che scatta a comando e in modo strategico. E sempre da parte degli stessi personaggi.

STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO



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