Sei mesi da incubo, dopo una cavalcata entusiasmante. Stefano Pioli conduce la sua Lazio, sulla scia del gioco divertente e arrembante, a giocarsi il secondo posto che vale la Champions diretta con i cugini giallorossi. Era il 25 maggio scorso, sono passati sei mesi dall’ultimo derby romano dello scorso campionato, come ricorda il Corriere dello Sport. Lo spartiacque di una stagione, che influirà giocoforza anche sulla seguente. Una settimana in cui accade di tutto: finale di Coppa Italia contro la Juventus e stracittadina della Capitale. In entrambe le gare i laziali sono sconfitti, ma per chi voleva vedersi aprire le porte dell’Europa che conta, la seconda è un po’ più amara. E’ in occasione della partita contro la Roma che per la prima volta, Pioli si trova a dover difendere le sue scelte, relative alla gestione della gara nei novanta minuti. Comunque, la fortuna aiuta gli audaci: a Napoli, la Lazio riesce a conquistare la terza piazza, quella che vale i sorteggi per la Champions. Un obiettivo ambito, per il quale però non si è fatto abbastanza: mercato contenuto negli acquisti. O in ritardo: basti pensare a quando, ai biancocelesti, si è unito Alessandro Matri. Complice anche i trenta milioni in meno che sarebbero arrivati nell’ingresso diretto in Champions. Ma non solo: per preparare le qualificazioni e la Supercoppa, Stefano Pioli ha dovuto sconvolgere la preparazione estiva. E gestire un crescendo di malumori, poi, che sarebbe sorto con le prime sconfitte, a partire dal Bayer Leverkusen: primi Keita e Candreva, poi anche Felipe Anderson. Un insuccesso che ha comportato anche brusche frenate nei rinnovi, primo Biglia, ma anche per Lulic e Marchetti i tavoli dirigenziali si sono fatti più radi. Una delusione da incassare e che contagia l’atteggiamento della Lazio e le sue prestazioni: effetto domino disastroso, che culmina nelle brutte sconfitte contro Chievo e Napoli. Da derby a derby passano sei mesi, e sembra esser cambiato tutto: niente entusiasmo, poche motivazioni, gruppo disunito. Il meccanismo perfetto studiato dal tecnico emiliano sembra essersi inceppato quando il sogno Champions sembrava potersi realizzare, era a un passo, misurava novanta minuti. Quando il futuro che si prevedeva per la Lazio era molto più luminoso di questo presente.



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