Il popolo biancoceleste sta vivendo in quest’ultimo anno di tutto e di più. Tra le false illusioni e le false promesse, la società sta trasformando la Lazio in un circo sportivo.Come tutti ricordano, la squadra ha cavalcato un onda per tutto il girone d’andata nel campionato 2012-13 ma al giro di boa tra infortuni vari, disattenzioni e forse la sfortuna la classifica ha cominciato ad essere pietosa. Un posto in Europa rimediato in una finale di coppa Italia nel derby che verrà storicamente ricordato da tutti noi ai nostri figli e nipoti. Ma quel famoso 26 è solo un punto di luce che illumina tiepidamente il tunnel nero di quest’ultimo anno. Il presidente che a inizio campionato dichiarò contro tutto e tutti che la squadra è competitiva, spendendo 28 milioni d’euro per rinforzare la rosa aumentandola in modo da aver 2 formazioni titolari per affrontare al meglio il campionato e le coppe. Un degno discorso da “generale” che guida la truppa alla guerra. Sarà presto per parlare dopo le 8 giornate di campionato, ma quest’ultime vanno addizionate a tutto il girone di ritorno dell’annata precedente lasciando perplesso ogni singolo tifoso laziale. Fatto sta che vedendo le brutte la dirigenza corre ai ripari con le solite scuse, tralasciando anche il mercato che sembrava partire col piede giusto terminando in un colmabile flop. Le ultime dichiarazione di Tare che sconsolato dichiara ai media: “Quest’anno è un anno di transizione” non giustifica nulla e nessuno. Il vero Laziale non ama questi colori solo per vincere una coppa o un campionato, il vero Laziale fa scorrere nelle sue vene questi colori per la storia e per la tradizione, per amore e per dolore, un matrimonio che si convalida dal primo giorno della sua vita e sinceramente questo tifoso è stanco,stanco di vedere personaggi che usano questa maglia a scopo di lucro, stanco di vedere il gestore prendersi gioco di lui con false promesse e teatrini che lavano il cervello a quei pochi, stanco di vedere chi di dovere fermo senza trovare una soluzione lasciando la squadra allo sbando.
Uno stupro ripetuto dove il carnefice regala un mazzo di fiori alla sua vittima.
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