Lasciare al top. Salutare la platea da numero uno indiscusso. Da sempre, questo, il sogno di qualunque campione. Daniele De Rossi nella sua Roma da qualche stagione a questa parte faticava a rendere. Fattori esterni, incomunicabilità con mister integralisti. Lasciare la Capitale poteva essere la soluzione adatta per entrambe le parti in gioco.Poi la Finale di Coppa Italia. Il 26 maggio. La sconfitta, il baratro. Una macchia indelebile per chi, come lui, è da sempre romano e romanista sino al midollo. Come poter abbandonare la squadra di una vita nel momento più basso? “Nella scorsa estate ho comunicato alla società che avrei voluto ascoltare eventuali offerte a differenza degli altri anni, quest’anno sentivo che poteva essere l’anno giusto per poter cambiare. Essere un giocatore della Roma e non fare il bene del club, non mettere tutti d’accordo era un peso schiacciante per me. C’erano tante cose che non andavano, ma pensare che la mia ultima partita con la maglia della Roma era un derby perso in finale di Coppa Italia era un pensiero insopportabile per me“. De Rossi è ancora un faro giallorosso. Il merito, di certo, è di Rudi Garcia. Tecnico intelligente e pragmatico che ha saputo valorizzare il mediano di Ostia ed i suoi compagni per le effettive caratteristiche a disposizione.
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