Chiaramente si scherza, prendiamola a ridere!

Se seguite il calcio, il più popolare sport al mondo, capace di trascinare intere masse e condurle alla più sconsiderata follia sia in gioia che in amarezza, avrete sicuramente incontrato nella vostra vita categorie di tifosi ascrivibili a precisi standard di casi umani. Ottimisti con l’arcobaleno nelle pupille, inguaribili pessimisti dalla vena tragica, criticoni incalliti che per chissà quale motivo ora non sono a Coverciano a dettare tattica agli aspiranti tecnici in corsa per un patentino e via discorrendo. Tradizione vuole, però, che nella casa di tutti i tifosi, lo stadio, davanti a una pinta di birra può e deve passare ogni rancore, ogni diversa veduta di pensiero per stringersi attorno ai destini dei propri beniamini. Ebbene, nei nostri momenti di delirio da quarantena abbiamo pensato a identificare i su citati casi umani con uno stile di birra o con una marca, un segmento commerciale o una denominazione ben precisa. Perdonateci, di tanto in tanto può capitare.

Tennent’s – “il capiscione”: ce lo avete davanti, a scolarne una dopo l’altra senza ritegno, gesticolando e blaterando di tattica come se alle spalle portasse una pesante eredità passata sulle panchine dei grandi stadi d’Europa. “Ma che noo sai? Se giochi cor 3-5-2 è così, ce sta poco da fa!”, lui che di moduli ne ha cambiati talmente tanti nella vita da ricoprire il ruolo del cassiere al Conad (lunga vita ai cassieri del Conad, non ce ne vogliano!). Sorseggia Tennent’s perchè è forte, è alcolica, ha uno stile tutto suo… sì, imbevibile. Nulla contro i produttori, ma sul commercio è tra le peggiori e i consumatori di tale brodaglia sono quasi sempre stoltamente convinti di deglutire l’eccellenza del segmento standard/premium degli scaffali.

Peroni chill – “l’obiettivo” :non è curvarolo, non è contro e non è a favore, è equilibrato, intriso di rettitudine e moralità da salotto. Un sapore bilanciato e dissetante liddove è richiesta un minimo di passionalità, di sensazione al di sopra delle righe, per lo meno la domenica allo stadio… altrimenti, che vita sarebbe?

India Pale Ale – “il passionale” : duro, puro e sostenutamente alcoolico. Non risparmia la voce, l’incazzatura e gli urlacci ad ogni tiro in curva. Livelli alcolici e luppoli molto vigorosi ne preservano le caratteristiche del classico tifoso innamorato perso che nel prepartita sa benissimo cosa scegliere. Di solito chi viaggia su queste lunghezze d’onda sa bene cosa vuole. Il passionale non vede altro che i 90′ minuti ogni santissimo giorno della settimana.

Trappista – “il puro”: Dei 176 monasteri trappisti nel mondo, solo dodici producono birra e solo questi dodici monasteri possono apporre il logo “Authentic trappist product”. Ed ecco che arriva il puro: solo Adidas Gazzelle, solo Stone Island, camicia quadrettata rigorosamente Barbour e Jeans Levi’s con lavaggio schiarito. Le tradizioni si rispettano, se no che tradizioni sono?

Berliner Weisse – “ragazze da stadio”: poco alcoliche, scarsa impronta del luppolo, corpo leggero e vena acidula. Birra beverina per quelle che “Sai che c’è oggi? Vado allo stadio”. Unghie perfette e smaltate, trucco da spettacolo, maglia prelevata dal set di completini del fratello e selfie con pinta da postare inderogabilmente tra le Instagram stories. Cheese!

Stout – “il tragico”: esordisce sempre con un esito negativo. Un po’ per scaramanzia, un po’ perchè le jatture se le va cercando e molto spesso per un perverso meccanismo consistente in amarezza frammista a piagnosità. Il tragico si getta su una ale asciutta, molto scura, quasi nera, nera come la morte; l’alto livello di luppolatura dona quell’amarezza che richiama la futura, imminente e cocente sconfitta perchè si sa, “co questi avemo sempre steccato!”.

Lager/Pilsner – “il normale”: senza troppi fronzoli. Panino con porchetta, bionda gelata di fantozziana memoria e rutto libero. L’arbitro fischia l’inizio ma nel suo stomaco è ancora in atto il complesso iter digestivo che porterà all’inesorabile smaltimento della frittata di cipolle della sera prima. Le letture tattiche gli interessano poco, al goal è delirio puro. Vecchio stile.

Imperial stout – “il goliardico”: originariamente prodotte per sopportare il viaggio dall’Inghilterra al baltico, l’alto livello alcolico di queste birre rispecchia appieno lo status d’ebbrezza del nostro stereotipo del goliardico all’inglese. Sorride a tutti i “vecchi” del settore, strette di mano e abbracci, un boccale di troppo e via con cori e battute a sfondo erotico. Solitamente è il tizio che, al fischio d’inizio, grida all’arbitro “Ma che cazzo fischi?”. Simpaticone nato.

Other Smoked Beers – “il sapiente”: una birra che si produce utilizzando malti affumicati, sconosciuta ai più (ma anche ai meno) è il perfetto stile per questa categoria di tifosi. Sanno tutto: chi gioca venerdì, chi il sabato, chi alle 18 e chi alle 20:45, sanno quanto è finita Congo-Somalia in Coppa d’Africa (capace che sanno pure i marcatori!) e a quanto ammontano le skills (i punteggi abilità, per i non appassionati di videogiochi) di Pasquale Schiattarella del Benevento. Mentre guardano la partita, sono connessi su diretta.it, per controllare i risultati del campionato del Tagikistan di cui hanno appena giocato una schedina.

Dai, a parte gli scherzi… con tutti i suoi difetti, ma quanto ci manca il campionato?



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