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Ecco perché non possono condannare Mauri e penalizzare la Lazio
Meno di dieci giorni, poi tutta l’attenzione si sposterà dal campo alle aule del tribunale e a catturare la scena non saranno più i calciatori, ma gli avvocati difensori, i grandi accusatori e i giudici chiamati a sbrogliare una matassa molto più intricata di quello che si possa pensare leggendo certi giornali. Da mesi si parla della squalifica certa di Mauri e viene data per altrettanto scontata una penalizzazione della Lazio. Si va dai 2 punti pronosticati da “La Gazzetta dello Sport”, ai 5 di “La Repubblica”, ai 4-6 punti annunciati dall’ANSA. Insomma, vita facile per la Procura Federale e successo scontato per Palazzi e il suo staff di 007 federali. Ma le cose non stanno proprio così. Anzi…
Mentre Mauri in ritiro è sereno e convinto di poter chiudere positivamente questa vicenda (“so come sono andate le cose e sono convinto che la verità alla fine emergerà. Non sono mai andato oltre le regole”), tra via Allegri e via Po, c’è molta agitazione in questi giorni. E non solo perché c’è un processo da preparare e quindi migliaia di carte da riordinare. La preoccupazione, è legata alla solidità del castello accusatorio che, oltre che con le bordate degli avvocati difensori dei giocatori e delle società coinvolte, per restare in piedi dovrà fare i conti con il precedente del caso Cannavaro-Napoli e con le sentenze del TNAS che hanno minato pesantemente la credibilità di Gervasoni, il grande accusatore di Mauri. In molti all’interno della procura federale hanno più di un dubbio sulla possibilità di vincere questa guerra e di ottenere quei punti di penalizzazione che verranno richiesti per Genoa e Lazio, perché il castello non ha basi solide, fondato com’è solo su indizi, su orari di telefonate, ma senza intercettazioni, senza foto di incontri, senza prove di scambi di denaro, senza prove del coinvolgimento di altri tesserati oltre mauri e Milanetto, ma soprattutto confessioni e senza testimonianze dirette. Ma dopo il clamore suscitato dall’arresto di Mauri e Milanetto, dopo oltre un anno di bombardamento mediatico, nonostante l’assenza di assi nella manica la Procura Federale è stata quasi “costretta” a giocare questa partita, perché non mandare a processo Lazio, Genoa e i due calciatori sarebbe stata la fine per Palazzi e per una Procura Federale con una credibilità oramai prossima allo zero, soprattutto dopo la sentenza sul caso Napoli-Cannavaro, quando si è vista annullare sia la penalizzazione della società che la squalifica del giocatore nonostante la confessione di Cannavaro e la palese violazione del regolamento, almeno per quel che riguardava la “mancata denuncia dell’illecito”. Invece, nonostante l’ammissione da parte di Cannavaro di aver ricevuto da un ex compagno la proposta di alterare il risultato della partita e la sua mancata denuncia del tentato illecito dopo il NO alla combine, il Napoli si è visto togliere dal TNAS i tre punti di penalizzazione in classifica e Cannavaro azzerare la squalifica.
La domanda che si pongono a via Allegri è proprio questa: quanto influirà questo caso sull’andamento del processo che scatterà tra meno di dieci giorni? Come potranno i giudici condannare Mauri, Milanetto, la Lazio e il Genoa basandosi solo su indizi quando sono stati assolti il Napoli e Cannavaro davanti alle prove certe di violazione del regolamento legate alla confessione del capitano del Napoli? Per questo in Procura si accontenterebbero già di una condanna di Mauri per scommesse (e non per illecito) e di conseguenza di una sanzione pecuniaria (una multa, non punti di penalizzazione) per la Lazio.
Il caso Napoli-Cannavaro sarà un macigno difficile da rimuovere, come sarà un’impresa quasi impossibile per la Procura Federale restituire una parvenza di credibilità a Gervasoni dopo che il grande accusatore è stato ritenuto “soggetto poco credibile” dai giudici del TNAS, perché smentito in più di un’occasione da quelli che lui aveva indicato come sue fonti delle combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio e del coinvolgimento di Mauri, ovvero Zamperini e Gegic. Il primo, reo confesso in altri casi, ha sempre smentito di esser stato il tramite tra Mauri e il clan degli zingari; l’altro, in tutti gli interrogatori ha sempre negato di aver mai incontrato Mauri e anche di averci mai parlato al telefono, al contrario di quanto sostiene Gervasoni, unico test dell’accusa. Ma quanto è credibile Gervasoni? Poco, per niente stando ad alcune sentenze, basta leggere le motivazioni della sentenza con cui il TNAS ha assolto a gennaio il portiere Fontana, condannato a 3 anni e 6 mesi di squalifica solo in base alle dichiarazioni di Gervasoni.
Che il “pentito” non è credibile, lohanno messo messo nero su bianco nelle loro motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti di Fontana il presidente Armando Pozzi e i due arbitri: Domenico La Medica e Silvestro Maria Lo Russo. E allora ricostruiamola questa vicenda, con in calce poi le motivazioni che hanno portato i giudici a scagionare Fontana e a definire Gervasoni“un soggetto da prendere con le molle”, e poi “un personaggio per il quale non doveva costituire un grave problema di coscienza ‘mettere in mezzo’ un innocente per conseguire un utile personale”.
Fontana, era stato condannato 3 anni e 6 mesi in base a questa accusa di Gervasoni: “Ho appreso da Gegic che gli slavi offrirono 150.000 euro ai giocatori del Novara perché perdessero con il Chievo con un Over, risultato che venne effettivamente conseguito. Ricordo che gli slavi si incontrarono con Ventola nell’albergo e consegnarono ad un albanese che giocava nel Novara (‘ora che me ne fate il nome dovrebbe trattarsi dell’albanese Shala’) la somma di circa 150.000 euro che gli stessi divisero anche con altri giocatori, tra i quali il portiere Fontana”.
Praticamente, le stesse accuse mosse a Mauri. Anzi, nel caso del capitano della Lazio, l’accusa è ancora meno dettagliata, perché non ci sono altri giocatori chiamati in causa. Carlo Gervasoni, uno dei 17 arrestati nella seconda fase dell’inchiesta della procura di Cremona, durante l’interrogatorio fa ai PM il nome di Stefano Mauri e conferma le sue accuse davanti a Palazzi. Il capitano della Lazio, a detta di Gervasoni, era implicato nella combine legata a due partite della sua squadra. Gervasoni racconta che fu lo “zingaro” Almir Gegic a raccontargli come Mauri avesse concordato con il clan il risultato di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del 14 e 22 maggio del 2011, vinte entrambe dai biancocelesti per 4 a 2. Secondo Gervasoni, a fornire il contatto con Mauri fu Alessandro Zamperini, altro giocatore arrestato a dicembre del 2011. Peccato, però, che pur ammettendo le sue responsabilità e il suo coinvolgimento nella vicenda, Zamperini abbia sempre negato di aver coinvolto l’amico Mauri nelle combine, contraddicendo quindi la versione di Gervasoni presa per oro colato dai PM. E la stessa cosa ha fatto poi anche Almir Gegic, negando in tutti gli interrogatori di aver mai incontrato Mauri o di aver mai concordato con lui i risultati di Lazio-Genoa e di Lecce-Lazio.
Insomma, con Mauri e la Lazio si ripropone lo stesso modus agendi usato dalla Procura Federale nel caso-Fontana, nonostante Gervasoni sia stato sconfessato così dai giudici che hanno tracciano del “pentito” un quadro a dir poco inquietante.
“Gervasoni”,hanno scritto a pagina 16 delle loro motivazioni i giudici del Tnas nella sentenza di assoluzione di Fontana, “è un personaggio di spicco della vicenda del calcio scommesse e per questo (…) perseguito dalla Giustizia penale, come tale privo di qualsiasi spessore morale e non meritevole di credito in quanto tale. Insomma, un personaggio per il quale non doveva costituire un grave problema di coscienza ‘mettere in mezzo’ un innocente pur di conseguire un utile personale”.
Basterebbe già questo per far crollare il “castello”, ma i giudici sono andati addirittura oltre: “…poiché già colpito da una serie significativa di addebiti lo stesso soggetto tendeva ad alleggerire la propria posizione, mostrandosi collaborativo con le autorità inquirenti e decidenti, come segno di un ravvedimento tangibile e per rendersi credibile il Gervasoni non si fa scrupolo di coinvolgere anche soggetti estranei, ignari ed innocenti. Ciò avrebbe imposto un serio riscontro da parte della Procura Federale alle dichiarazioni del Gervasoni”.
Insomma, se non ci sono altri a confermare quello che dice il “pentito”, il castello non regge, perché il “pentito” non è attendibile. E, dulcis in fundo, l’ultima mazzata da parte dei giudici, quella in cui spiegano il perché del comportamento di Gervasoni e delle sue chiamate in correità. Cosa che vale per Fontana e ancora di più per Mauri: “su tale e delicatissimo punto, la stessa Commissione non ha speso una sola parola di argomentazione contraria, quasi ritenendo quello dell’autoaccusa un marchio di certificazione della credibilità del Gervasoni, soggetto, per quanto sopra già detto, da ‘prendere con le molle’ perché pronto a tutto pur di conseguire un utile personale”.
Insomma, Gervasoni NON E’ CREDIBILE! E sulla base delle dichiarazioni di un pentito NON CREDIBILE, Stefano Mauri è finito in carcere e vive da più di 15 mesi in un incubo, lo stesso vissuto anche da Fontana. E sulla base delle dichiarazioni di un pentito NON CREDIBILE, qualcuno chiede o addirittura pretende la squalifica di Mauri e la penalizzazione della Lazio. Come se usando Gervasoni e le sue dichiarazioni NON CREDIBILI (e smontate dai giudici del Tnas) non fossero già stati fatti abbastanza danni: a Mauri, ma anche alla credibilità del sistema e di alcuni castelli accusatori messi su dai PM di Cremona e presi per oro colato dalla Procura Federale.
Lo ripeto, non scrivo queste cose perché si tratta di Mauri, perché come ho detto fin dal primo giorno io non so se Mauri è completamente estraneo a questa vicenda e quindi vittima di un clamoroso errore giudiziario, oppure se è un furbo che l’ha fatta franca solo perché è stato bravo a non lasciare traccia e quindi i magistrati non hanno trovato le prove per incastrarlo del tutto. Quello che so, è che per rovinare la vita alla gente si devono avere in mano prove certe e che non è possibile andare avanti sbattendo la gente in galera (meglio se famosa) e poi cercare le prove o sperare che la paura per esser finiti in cella li convinca a collaborare e a confessare tutti i peccati. Perché può valere per chi ha qualcosa da confessare, ma se uno è stato tirato in ballo da dei “si dice” di seconda o terza mano di un pentito (che tra l’altro non conosce), come fa ad uscirne? E il caso-Fontana è sotto gli occhi di tutti, perché come Mauri lui ha sempre negato di aver fatto quello che sosteneva Gervasoni, ma nessuno gli ha mai creduto, nonostante le crepe evidenti nel castello accusatorio. E ora qualcuno vorrebbe fare il bis con Mauri solo per infliggere qualche punto di penalizzazione alla Lazio? Ma stiamo scherzando o cosa? Se avete prove certe, tiratele fuori e noi pagheremo, come abbiamo sempre pagato, al contrario di altri che non erano meno colpevoli ma che se la sono sempre cavata grazie al maggior peso economico, politico e sportivo della Lazio. Così come se la sono cavata ad esempio il Napoli e Cannavaro, nonostante la confessione del giocatore e l’evidente violazione del regolamento a causa della mancata denuncia della proposta di illecito. Ma se le “prove” sono queste, ovvero un castello accusatorio basato sulla testimonianza di un pentito NON CREDIBILE e smentito sia dalle sue “presunte fonti” che dai giudici del Tnas e gli orari di una serie di telefonate notturne e di sms tra Mauri e Zamperini, poi tra Zamperini e Gegic. allora mettete fine a questo scempio. Subito, già nel processo davanti alla Disciplinare, senza dover aspettare un appello o di arrivare davanti a quel TNAS che ha già definito Gervasoni elemento “non attendibile” e che quindi ora non può smentire se stesso solo per consentire a Palazzi di condannare Mauri e la Lazio.
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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