“Se non vinciamo domani è giusto non andare in Europa”, aveva sentenziato Reja in conferenza stampa. Pungolati nell’orgoglio, i biancocelesti hanno sfoderato una prestazione gagliarda, tosta, condita dalle solite amnesie difensive. Ma tanto è bastato per affondare un Livorno fragile, dimesso, che tutto sembra tranne che una squadra in lotta per la salvezza. Mauri nel primo tempo con l’evidente complicità di Bardi, Candreva nella ripresa su calcio di rigore (che raggiunge le 12 segnature in campionato staccando Nedved ed Hernanes). Una rete per tempo e la pratica amaranto è archiviata. Adesso i Reja boys si preparano ad affrontare il Verona all’Olimpico, fermo a quota 51 proprio come i capitolini.
FORMAZIONI – “Domani scenderà in campo per provare, se mi darà l’ok giocherà”. Deve aver scosso la testa, Giuseppe Biava. Nell’undici inziale il centrale nativo di Seriate non c’è. Al suo posto, come previsto, Reja schiera Ciani. Completano la linea difensiva del 4-3-1-2 Pereirinha, Cana e Lulic. Sulla linea mediana agiscono Onazi, Ledesma e Biglia, mentre Mauri supporta Candreva e Keita. I due jolly biancocelesti sono liberi di svariare su tutto il fronte d’attacco. Nicola, che deve far fronte a numerose defezioni, risponde con un 4-3-3, affidando tutto il potenziale offensivo a Siligardi, Paulinho e Mesbah.
PRIMO TEMPO – Scorge la bandiera a scacchi, la truppa di Reja. Anzi, il vessillo nel mirino della Lazio ha 12 stelle dorate disposte in cerchio su uno sfondo blu. Il primo che tenta la volata è Stefano Mauri, dopo solamente quattro giri d’orologio: sponda aerea di Cana e destro volante del numero 6, Bardi ci mette i pugni e sventa il pericolo. Non si fa attendere la replica dei padroni di casa, con Siligardi che imbeccato da Greco scarica un sinistro di rara potenza. Berisha solleva la testa al cielo e osserva il pallone che sfreccia sopra la traversa. Match pimpante, divertente, con rapidi capovolgimenti di fronte. Da un calcio d’angolo per il Livorno, svetta Biagianti, che costringe l’estremo difensore capitolino all’intervento prodigioso. È il preludio al gol, ma a segnarlo sono gli ospiti: Lulic pesca Mauri in area, il capitano dei biancocelesti da posizione defilata opta per la soluzione al volo di sinistro. È l’episodio che sblocca la gara, ma evidenti sono le responsabilità del giovane Bardi. Che però ci mette poco a riscattarsi, alzando sopra il montante una sassata di Biglia. Il primo tempo si avvia alla conclusione, ma quando De Marco ha il fischietto in bocca ci pensa l’accoppiata Cana-Biglia a regalare un ultimo sussulto; disimpegno superficiale dell’albanese per il playmaker argentino, Siligardi si impadronisce della sfera al limite dell’area, ma l’intervento di Ciani vale quanto un gol. Si chiude così la ripresa, con la Lazio in vantaggio di una rete.
SECONDO TEMPO – Sei minuti per la storia, trecentosessanta secondi per salire sul gradino più alto dei centrocampisti goleador. Tanto basta a Candreva per staccare Nedved ed Hernanes e siglare il dodicesimo gol in campionato. Come? Dagli undici metri, grazie al rigore guadagnato da Stefano Mauri, il cui destro viene murato con un braccio da Rinaudo. Il numero 87, come di consuetudine, coccola la sfera, la pone delicatamente sul dischetto e fulmina Bardi. Il treno salvezza fugge via, il Livorno arranca, non ha la forza di raggiungerlo. La Lazio invece prende in corsa quello che porta all’Europa League, e non vuole più scendere. Onazi potrebbe timbrare il biglietto, ma il nigeriano fallisce il tris da pochi passi. Dalle tribune dell’Armando Picchi si levano cori di dissenso, i giocatori labronici non sembrano recepire il messaggio. Reja mischia le carte, Onazi prima e Candreva poi lasciano il terreno di gioco, sostituiti rispettivamente da Gonzalez e Felipe Anderson. Che ha una voglia matta di spaccare il mondo, l’ex Santos vuole sprigionare una volta per tutte il suo talento. La progressione è devastante, l’ingresso in area fa ben sperare, se non fosse che Bardi vuole farsi perdonare l’incertezza che è valsa lo svantaggio. Dagli altri campi giunge una notizia buona e una cattiva: il Parma è sotto di un gol a Cagliari, il Torino vince 2 a 0 con l’Udinese. Quando il triplice fischio riecheggia, sono ben tre le squadre ferme a quota 52.
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