Tornando sempre agli accaduti di ieri sera, partiamo da un piccolo concetto personale.
Colui che sta scrivendo questo articolo non ha il potere di giudicare una persona e se abitare in un luogo ad alto rischio di criminalità non vuol dire assolutamente che una persona è colpevole (questo lo dovrebbe decidere chi ha il potere di farlo). Un altro pensiero va anche alla partita che non è stata sospesa in quanto è successo un fatto grave ad un tifoso partenopeo e i vari scontri con bassissimo controllo a livello dell’ordine pubblico. Ricordiamo anche che quando morì il nostro gabbo le tifoserie si ribellarono a far giocare una partita ma una vita umana vale più di una finale di coppa rispetto ad una semplice giornata di campionato? (chiudo qui il discorso per non continuare la polemica).
Il tifoso napoletano è tutt’ora in condizioni critiche e sta lottando per sopravvivere.Testate giornalistiche scrivono che “l’attentatore” ha urlato che avrebbe ammazzato tutti prima di aprire il fuoco contro il gruppo napoletano, ma ricordiamo che i giornalisti non sono testimoni oculari e di conseguenza noi di Since1900 non possiamo confermare.
La famiglia del giovane è stata subito avvertita e lo zio del ragazzo ha lasciato un’intervista a repubblica.it:
«É stato proprio Genny, ‘a carogna il primo a soccorrere mio nipote». Francesco e Giuseppe Esposito, sono gli zii di Ciro, il ragazzo ferito ieri sera durante la partita. Sono un fiume in piena e decidono di parlare perchè dicono «sono state dette un sacco di sciocchezze su mio nipote che è un ragazzo onesto e lavoratore. Solo perchè abita e lavora a Scampia».
Come tutti gli altri familiari del giovane tifoso napoletano sono in attesa di notizie, davanti alla clinica San Pietro, dove è ancora ricoverato Ciro in condizioni gravissime. «Lo hanno soccorso con un’ora e mezza di ritardo, la pallottola lo ha raggiunto alla quinta vertebra e la situazione è davvero grave. Noi possiamo sperare solo in un miracolo. Ma la cosa più grottesca – aggiungono ancora gli zii – è che anche il suo aggressore ora è ricoverato proprio qui, nello stesso ospedale dove mio nipote sta lottando tra la vita e la morte».
Poi iniziano a rievocare quei tragici momenti che hanno preceduto l’aggressione. «Si è trattato di un vero agguato – dice uno degli zii – Mio nipote è una persona onesta, lavora in un autolavaggio a Scampia, un’attività del tutto in regola. Lui è arrivato a Roma con altri tifosi a bordo di due auto. Dopo aver parcheggiato sono scesi per andare allo stadio quando sono stati aggrediti da quest’uomo armato, che sembrava un naziskin. Aveva anche un tatuaggio con la scritta “Spqr”. Noi – aggiunge lo zio – siamo gente onesta. Io sono un ex sindacalista della Cgil e lui è il presidente dei ragazzi del muretto ed ex consigliere dei Democratici di sinistra. Ciro non ha niente a che fare con questi delinquenti. Però vogliamo precisare una cosa – concludono Francesco e Giuseppe Esposito – per amore della verità. Proprio questo Genny ‘ a carogna è stato il primo a dare soccorso a Ciro».
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