E’ scoppiata l’estate e come tutti gli anni con l’arrivo del primo caldo parte anche la fiera dei sogni, quella che consente a chiunque (e a qualcuno in modo particolare…) di vincere lo scudetto seduto sotto l’ombrellone. Gente che parte, gente che arriva, fanta-trattative che muoiono già prima di nascere, ma che sono comunque utili per sparare un titolo a nove colonne o per solleticare la curiosità morbosa di migliaia di tifosi che cliccano su un titolo accattivante e poi dentro l’articolo trovano il nulla o quasi. Qualcuno la chiama“informazione”, io l’ho considerata quasi sempre poco più che “spazzatura”, né più né meno di quella prodotta dai tanti settimanali di gossip, perché il legame tra quel tipo di “notizie” e quelle di mercato spesso e volentieri è evidente. Per una notizia vera, ce ne sono altre 9 inventate o gonfiate. Per questo parlare di mercato non mi ha mai esaltato. Ma visto che esiste, allora ogni tanto bisogna per forze di cose parlarne, provando però a ragionare, a capire il perché di certe operazioni all’apparenza incomprensibili.
Igli Tare, in compagnia del fido segretario Calveri, è partito alla volta del Brasile. “Non è andato a vendere Hernanes”, ha urlato subito Lotito. E fino a prova contraria, dobbiamo credergli, perché lui è il massimo rappresentante di una società quotata in Borsa, quindi non può (non dovrebbe…) dare false informazioni al mercato. Che poi in passato lo abbia fatto con la storia di Honda e dei“4CAMPIONI”, è un altro discorso. Ma torniamo a tare e al suo viaggio in Brasile. Il ds albanese, è volato a Rio de Janeiro per portare a casa Felipe Anderson, quello che era stato già preso il 31 gennaio ma che a distanza di quasi 140 giorni è ancora un giocatore del Santos. Che la Lazio punti un giovane talento è cosa buona e giusta, vista l’età media della rosa biancoceleste, ma quello che lascia un po’ perplessi è il costo dell’operazione.
“Io al posto della Lazio rinuncerei a Felipe Anderson. Già 7-8 milioni di euro sono troppi per un’operazione del genere, figuriamoci 11. A queste cifre si possono prendere tanti altri giocatori…”. Parole di Franco Zavaglia, pronunciate ieri ai microfoni di Radio 6. Già, proprio quel Franco Zavaglia che tra dicembre 2012 e gennaio 2013 aveva gettato le basi per il trasferimento di Felipe Anderson dal Santos alla Lazio. Possono anche essere parole un po’ rancorose di chi ha lavorato ad un trasferimento e ora si trova tagliato fuori dall’affare, possono essere parole di un operatore di mercato che ha interesse a far saltare questa trattativa per far spendere alla Lazio parte di quei soldi per acquistare un altro giocatore, ma se ci ragioniamo un po’ su, di base Zavaglia non ha torto. Anzi…
Con la crisi che c’è, 11 milioni di euro per un ragazzino di 20 anni che attualmente fa la panchina nel Santos sono una cifra folle, fuori da ogni logica di mercato. Soprattutto se si pensa che Milan e Juventus con un’offerta da 8-10 milioni di euro si possono portare a casa uno come Tevez, perché quella è la cifra che chiede il Manchester City. E allora qualche dubbio nasce. Perché la Lazio che non era disposta a investire 5 milioni di euro (pagabili in 3 anni) per uno come Yilmaz, richiesto da Petkovic, ora è disposta a mettere 11 milioni di euro sul piatto per prendere un ragazzo di 20 anni che fa la panchina nel Santos e che alle spalle ha solo 6 presenze nella nazionale Under 20 brasiliana e per giunta nel campionato sudamericano in cui non ha superato neanche la prima fase? E’ vero che è giovane, ma Neymar che ha solo un anno di più nel Santos ha giocato il doppio delle partite e ha segnato 54 gol, contro i 7 di Felipe Anderson. E dietro Neymar c’era la fila, mentre dietro Felipe Anderson c’è solo la Lazio, quindi gli 11 milioni di euro non sono frutto di un’asta.
Il sospetto, quindi, è che dietro questa operazione ci sia altro. Lo stesso sospetto che ha accompagnato operazioni come quelle che hanno portato a Roma a cifre fuori mercato due come Barreto e Carrizo, ma che in generale portano in Italia e in Europa tanti giocatori Sudamericani i cui cartellini, guarda caso, sono quasi sempre di proprietà di alcuni fondi di investimento, dietro i quali c’è veramente di tutto. Sia chiaro, il discorso non riguarda solo la Lazio e questa operazione, ma quello di questi fondi di investimento e di certe trattative con il Sudamerica è un problema che interessa la FIFA e chi indaga in tutta Europa sulle fughe di capitali. Un argomento di cui parleremo domani, spiegando il meccanismo che si nasconde dietro queste operazioni calcistiche.
Ma la domanda che ci riguarda maggiormente è: la Lazio si può permettere un simile azzardo? E Felipe Anderson è quello che serve veramente a questa squadra, soprattutto calcolando la cifra che c’è da mettere sul piatto e quello che si potrebbe fare con quei soldi? Perché si lavora da 7 mesi per spendere 11 milioni di euro per Felipe Anderson quando a gennaio con la stessa cifra ti portavi a casa Nainggolan? Perché si puntano solo giocatori a parametro zero, si fatica ad acquistare Candreva e si chiede addirittura all’Udinese un anno di tempo per riscattare la metà di un giocatore che sta in pianta stabile per formalizzare un’operazione da appena 1,7 milioni di euro e poi si affronta una trattativa da 11 milioni per un semisconosciuto? I 6 milioni di euro di cui si parla per Biglia forse sono troppi, ma comunque li spendi per un giocatore che ha vinto il Mondiale Under 20 insieme a Messi, che gioca nella nazionale argentina e che ha alle spalle quasi 200 partite giocate in Europa con la maglia dell’Anderlecht. Non un fuoriclasse, quindi, ma un giocatore di sicuro rendimento valutato come Cana. Ci può stare.
Questo non significa contestare l’acquisto di Felipe Anderson o contestare a priori le mosse della società, sia chiaro, ma solo capire perché certe operazioni non si possono fare a 5 milioni ma poi se ne trovano 11 per altre operazioni. C’è qualcosa che non torna, anche perché nel bilancio della Lazio (in rosso per la prima volta in 9 anni) non ci sono 11 milioni di euro da investire, figuriamoci per un solo giocatore, per giunta panchinaro nel Santos, giovane e tutto da verificare in Europa. Misteri del mercato, direbbe qualcuno…
STEFANO GRECO
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