Immobile “The king”, Milinkovic maresciallo del centrocampo

La Lazio espugna anche Genova, per la seconda volta in questa stagione, per la seconda volta rifilando tre gol ai padroni di casa. Il campo de Ferraris è tra i più difficili e le aquile di Simone Inzaghi hanno sempre sofferto questa tipologia di partite: tifosi inferociti, calciatori tecnicamente modesti ma battaglieri e spesso sleali, terreno umido, la pressione della concorrente già vittoriosa nell’anticipo. Gli ingredienti per un insuccesso c’erano tutti, ma dove c’è lotta e sofferenza troverete sempre la Lazio e i laziali. Vediamo allora nel dettaglio le prestazioni dei nostri uomini:

Strakosha, 6: impotente sul rigore e sua nella girata di Cassata, nelle restanti situazioni è preciso e attento. Garanzia

Patric, 7: rischia poco o nulla, è sempre attento e lucido sulle incursioni dei genoani che si avventano sul suo lato. In fase di costruzione è vispo ed ha voglia di farsi vedere. Vivace

Vavro, 6,5: il Genoa ha davvero poca qualità in avanti, Denis è consapevole dei suoi limiti in velocità e per questo incardina la lotta sul piano fisico, avendo la meglio. Non era facile sostituire Acerbi d’improvviso e in un momento così delicato. Promosso, finalmente

Radu, 7: esperienza, lotta, sacrificio, qualità in disimpegno. Senza ombra di dubbio, la migliore stagione dal punto di vista della maturità e del gioco di squadra da quando è a Roma. Una roccia

Leiva, 6: picchia duro, forse troppo. La stanchezza non sempre si fa sentire sulle lunghe rincorse: la mancanza di lucidità può portarti a mancare il pallone e a costringerti troppe volte al fallo. Lucas meriterebbe una statua per il sudore di cui ogni volta la sua maglia s’impregna, compreso oggi. Cuore enorme

Cataldi, 7,5: ormai è una riserva di lusso. Entra, accorcia, mette ordine e imbriglia le trame centrali dei suoi ex compagni genoani. La punizione è una pennellata raffaellesca.

Milinkovic, 7,5: Cassata era forse troppo libero di agire in occasione dell’1-2, ma è l’unica sbavatura di una partita dominata: nei contrasti è leader supremo, cerca i compagni e i compagni cercano lui come nelle migliori opere liriche di teatro. Il taglio di campo per Ciro è pura arte. Se trovasse costanza, sarebbe il migliore al mondo. Non più sergente, ora Maresciallo

Luis Alberto, 7: il campo è davvero poco agevole, nel capoluogo ligure non è infrequente la pioggia e il centrocampo avversario tira calci a ripetizione. Lui non si scompone e prende per mano squadra e tifosi. Mago Luis

Maurisic, 8: corre come un matto, si dimena su ogni pallone, dal suo lato non si corrono rischi e l’appoggio dei compagni in quella direzione di campo è sempre una messa in sicurezza del pallone. Il gol è un mix di caparbietà, bravura e atletismo. Frecciazzurra

Jony, 6: ancora non calato perfettamente nel ruolo di esterno, oggi ha poca verve, sebbene un volenteroso apporto in manovra. Merita fiducia, le qualità ci sono. Diligente

Lazzari, 6: ci ha abituato a prestazioni migliori, anche se entra col piede giusto, pur senza pungere. Rigore difficilmente evitabile. Buona prova

Caicedo, 6,5: un partner d’attacco che vale oro. Il dialogo con lui funziona a meraviglia, è una costante presenza pericolosa in area avversaria. Braccio destro indispensabile

Correa, 5,5: ancora una volta buone accelerazioni e dialoghi coi compagni, ma ha di nuovo perso il senso del gol e gli errori sono da matita rossa. Le partite vanno chiuse, se vi è occasione di segnare non c’è da avere pietà. Sangue caldo

Immobile, 9: abbiamo esaurito gli attributi. Noi ci inchiniamoci, non resta che farlo anche ai suoi storici detrattori. Lo scettro di Re, dopo Beppegol, spetta a lui.

Inzaghi, 7,5: trame studiate e perfettamente applicate, gestione impeccabile della rosa, spogliatoio granitico. Serve altro?



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