Le lacrime di Hernanes sono state le gocce che hanno fatto traboccare un vaso colmo da tempo, l’onda di piena che ha rotto gli argini e ha trasformato la protesta in una vera e propria alluvione che rischia di travolgere tutto e tutti. Ma con Hernanes, non è successo nulla di diverso rispetto a quello che è successo con tanti giocatori e troppe volte in questi quasi dieci anni, con tanti ragazzi che sono stati “costretti” a lasciare la Lazio o che sono scappati da Lotito e da come viene gestita questa società, non da questa maglia o dalla gente laziale. E per quel che mi riguarda, la lettera di oggi di Hernanes non è diversa da quella che fu costretto a scrivere anni fa Stendardo come condizione per tornare in rosa. Hernanes si prende tutte le responsabilità, ma il vero problema, non è la cessione di Hernanes, perché di cessioni dolorose ne abbiamo sopportate tante in questi anni e dopo quella di Nesta (anche in quell’occasione a poche ore dalla fine del mercato dopo promesse e giuramenti di forma che non sarebbe mai stato ceduto) niente potrà fare più male di quello strappo. La differenza è che Cragnotti aveva comunque un credito, mentre Lotito quel credito lo ha perso da tempo, anzi, forse non l’ha mai avuto.
Il problema non è un giocatore che parte o chi arriva, il problema sono le bugie, la falsità di certi personaggi, ma soprattutto l’uso privato che si sta facendo da anni della Lazio, di una società che è ed è stata sempre patrimonio della gente. Perché senza la sua gente, la Lazio sarebbe stata spazzata via tante volte e tanti anni fa, ben prima dell’arrivo di Sergio Cragnotti, l’uomo che ha cambiato la storia sportiva di questo club. Sì, parlo di GESTIONE PRIVATA DELLA LAZIO A PROPRIO USO E CONSUMO. E non lo dico da oggi, lo scrivo da sempre, perché le prove sono sotto gli occhi di tutti, sono stampate nero su bianco sui bilanci. Dal 2004 a oggi, la Lazio non ha ricevuto un solo euro da Lotito, ma la lazio è stata un salvadanaio per lui e per le sue aziende. Ma, soprattutto, la Lazio è stata il lasciapassare per entrare in Parlamento e in Senato, per entrare e uscire dal Ministero degli Interni e dai palazzi di Regione, Provincia e Comune che Lotito già frequentava da tempo ma senza trovare le porte spalancate che ha trovato da presidente della Lazio.
La Lazio non è una scelta di vita o una passione, ma una mucca da mungere, da utilizzare anche per cose che con la Lazio non hanno nulla a che fare, come la gestione della Salernitana. Sì, perché i soldi che consentono a Lotito di fare il presidente della Salernitana senza mettere un euro di tasca sua, arrivano dalle casse della Lazio. Nell’ultimo bilancio presentato dalla Salernitana, la Lazio è la voce principale nelle entrate del club: oltre 1,5 milioni di euro versati dalla Lazio Marketing, contro i 900.000 euro incassati lo scorso anno per la vendita di biglietti e abbonamenti. Questo significa che senza i soldi della Lazio Lotito non potrebbe fare il presidente della Salernitana. E che senza i soldi della Lazio, la Salernitana sarebbe nuovamente fallita. E senza i soldi della Lazio che gli hanno permesso di fare il “patron” anche a Salerno, Lotito non si sarebbe mai assicurato con la Ati Team service (una delle sue società di pulizie) quell’appalto da 20,4 milioni di euro vinto a ottobre in consorzio con la CNS (società cooperativa di Bologna) l’appalto del comune di Salerno per le pulizie negli ospedali di Nocera Inferiore, Sarno, Pagani, Vallo, Roccadaspide, Polla e Sapri. E questo è solo l’ultimo degli esempi per spiegare a cosa serve in realtà la Lazio a Lotito.
Basta leggere i bilanci, basta ricordare i 3,841 milioni di euro versati all’avvocato Gentile a dicembre del 2005 messi con la dicitura “altro” alla voce “COMPENSI, BONUS E/O INCENTIVI PER I COMPONENTI DEGLI ORGANI SOCIALI”. Basta ricordare voci “strane”come i 2 milioni di euro messi a bilancio come “costo” per il cartellino di Cruz, giocatore arrivato a parametro zero. Stessa cosa fatta con Stendardo, Mudingay e Mutarelli ed altri. Basta pensare al contratto“strano” di Zarate, con 15 milioni di euro (3 milioni all’anno) da versare sul conto della Pluriel Limited di Londra come commissioni, mentre l’ingaggio del giocatore era “solo”di 2,25 milioni di euro all’anno. Basta pensare ai soldi incassati in questi anni da Roma Union Security, Gasoltermica Laurentina, Omnia Service, Linda, Snam Sud, e Bona Dea, che solo nell’ultimo bilancio (con l’aggiunta della Salernitana), hanno preso dalla Lazio 6,516 milioni di euro. Sì, avete letto bene, circa 13 miliardi delle vecchie lire, più di 500.000 euro al mese che dalle casse della Lazio sono finiti in quelle di: ROMAN UNION SECURITY, GASOLTERMICA LAURENTINA, OMNIA SERVICE, LINDA, SNAM SUD, BONA DEA e, dulcis in fundo, U.S. SALERNITANA, alla faccia del non conflitto d’interesse nel gestire contemporaneamente due club professionisti, in barba all’articolo 16 bis delle NOIF, alla faccia delle dichiarazioni da “buon samaritano” con cui ci affligge da anni. “Io ho sempre agito con spirito di servizio, non percepisco un euro per il mio ruolo di presidente della Lazio, anzi, mi pago pure le bollette dei telefonini”….
Quante volte l’abbiamo sentito questo disco negli ultimi nove anni e mezzo? Tante, sicuramente troppe, anche perché le bugie sono fastidiose da ascoltare una volta, figuriamoci quando vengono sfornate in quantità industriale, come sta succedendo in questo ultimo periodo. Perché la realtà è che Lotito non può fare a meno della Lazio, mentre numeri alla mano la Lazio economicamente parlando potrebbe solo guadagnarci da un divorzio con Lotito. E’ per questo che Lotito sta attaccato con le unghie e con i denti alla Lazio. E’ per questo che tenta di restare in paradiso a dispetto dei santi, chiedendo cifre fuori mercato a chiunque provi a bussare alle porte di Formello.
Non è vero che la Lazio non è appetibile, non è vero che non c’è nessuno interessato alla Lazio e che senza Lotito non c’è futuro. Se fosse così, non gli costerebbe nulla dire “OK, non mi volete più? Sono disposto ad ascoltare eventuali offerte, vediamo se si presenta qualcuno in modo ufficiale”… Se lo fa e non si presenta nessuno, stravince e per sempre la partita, ma non lo fa perché l’alibi del NON C’E’ NESSUNO verrebbe spazzato via nel giro di poche settimane. E lui lo sa benissimo. Ed è per questo che ha blindato la Lazio fin dall’inizio, fin da quando la politica lo ha messo alla guida della società facendolo accomodare al tavolo con la banca. E lo ha fatto, come da sentenza del 30 dicembre della Cassazione, “aggirando le regole del mercato”, a danno di quei tifosi-azionisti che si erano svenati per acquistare azioni e per partecipare a due aumenti di capitale nel 2003 e nel 2004 per salvare la Lazio dal fallimento.
Cose che sono sotto gli occhi di tutti, da anni, ma che qualcuno inizia a vedere solo oggi, magari offuscato da qualche Coppa alzata, utile per mascherare il fatto che non esiste una strategia, che dal 2004 a oggi l’unico vero progetto è “galleggiare”. Perché se la Lazio resta a galla, Lotito può continuare a galleggiare incassando soldi grazie agli appalti e favori dalla politica.
A questo gli serve la Lazio. Perché se ci fosse un progetto, se i soldi di un’eventuale cessione di Hernanes fossero usati veramente per rinforzare la squadra (e non per acquistare amici albanesi di Tare o a fare i soliti giochetti acquistando sconosciuti o quasi in Sudamerica), nessuno direbbe niente. Come nessuno disse niente quando Cragnotti decise di vendere Vieri, perché in cambio di quella cessione arrivarono Veron, Simeone e Simone Inzaghi. Come tutti accettammo come un sacrificio inevitabile le cessioni di Nesta e Crespo, solo per soldi, perché quei soldi servivano per salvare la Lazio dal baratro. Ora i soldi di Hernanes servono per altro, non per rinforzare la Lazio. Perché le sue aziende sono in crisi di liquidità, perché se è vero (e le voci sono sempre più insistenti e sono arrivate a tutti) che Lotito ha ricevuto 15 milioni di euro da Unicredit dando come garanzia le azioni della Lazio, significa che il baratro è vicino.
Per questo non sposta di una virgola se cede Hernanes o se per timore di una rivolta della piazza ci ripensa all’ultimo momento. Non cambia nulla, perché la realtà è questa e semmai verrebbe rimandato solo di qualche mese l’ulteriore ridimensionamento del valore della rosa e di conseguenza delle ambizioni della Lazio. Non c’è futuro e non serviva la vicenda-Hernanes per capirlo. Era già chiaro da anni, era lampante anche dopo il 26 maggio, quando l’imbonitore arringava la folla a piazza San Silvestro e qualcuno applaudiva e qualche “vip” sul palco o in qualche articolo lo ringraziava e lo esaltava. Ma forse serviva la lezione-Hernanes per far cadere il velo, forse servivano quelle lacrime per far tracimare il vaso e per non far passare per l’ennesima volta la teoria del “mercenario senza valori” che abbandonava la Lazio per avidità. Quindi, GIU’ LA MASCHERA! Una volta per tutte, perché il vero volto di chi guida la Lazio e i veri motivi per cui resta attaccato al trono oramai sono lampanti. Anche a chi fino ad oggi lo ha difeso, supportato o comunque sopportato come il minore dei mali… Ma è ora di dire BASTA!
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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