Il presidente della Figc, Gravina, è intervenuto ai microfoni della Rai nella trasmissione di RaiSport parlando del protocollo analizzato dal governo italiano e fatto dal CTS.
«Non è più procrastinabile una riforma del calcio italiano. Bisogna farlo con determinazione e lungimiranza, se ne parla da tanti anni e questo è il momento. Dobbiamo lavorare sulla sostenibilità del sistema, oltre che sulla riforma dei campionati: cambieremo tante cose. Stiamo cercando di trovare degli aggiustamenti per risolvere qualche piccolo ostacolo all’applicazione del protocollo. La nostra determinazione nell’andare avanti è sempre stata ispirata dalla prudenza per la tutela della salute. Quello che ci preoccupa nel sistema pallone adesso, rimane il tema del positivo che manda tutta la squadra in quarantena. C’è una difficoltà oggettiva, cioè l’impossibilità di trovare delle strutture disponibili ad accogliere tante persone, che sono bloccate; questo preoccupa. D’accordo col ministro Spadafora, viste le preoccupazioni, stiamo cercando di proseguire con lo schema attuale anche per quando riprenderanno gli allenamenti collettivi».
Playoff – «L’idea dei playoff? Il discorso non è accantonato, dobbiamo essere pronti a qualunque evento. Oggi c’è la possibilità, attraverso la programmazione della Lega, che il 13 giugno si riprenda, con un calendario denso di impegni. Noi però dobbiamo essere pronti a qualsiasi evento, dunque valuteremo anche modalità diverse come i playoff per definire la chiusura del campionato 2019/’20».
Giocatore positivo e stop del campionato – «Per quanto riguarda la responsabilità dei medici siamo più sereni, c’è una circolare dell’Inail di oggi che lo chiarisce. Un problema che stiamo affrontando con prudenza, attenzione e determinazione è quello che riguarda la quarantena di gruppo in caso di nuovi positivi, ma vogliamo evitare un rapporto stressato che porti tensioni e il blocco del campionato al primo giocatore positivo che manderebbe tutta la squadra in isolamento».
Rivoluzione culturale– «Avremo una rivoluzione culturale nel calcio post Covid. Ci siamo lasciati prendere la mano da attività gestionali poco attente negli ultimi anni, ci saranno attenzioni maggiori e una rivisitazione in alcune progettualità. Sono convinto che la Federazione avvierà un processo di educazione virtuosa nella gestione del calcio italiano, non solo per la Serie A, ma per tutto il mondo professionistico e dei dilettanti».
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