lotitoProfondo rosso, come mai in passato in questa gestione. Numeri da brividi quelli della trimestrale di ieri della Lazio, ma poi apri i giornali o ascolti quanto intervento mattutino in radio e pensi di aver sognato, perché ti dicono che“Va tutto bene”… E’ questo il messaggio lanciato dagli ultimi difensori di Claudio Lotito, quelli che ti dicono di non capire nulla di Borsa e di bilanci, ma poi ti rassicurano dopo aver letto la trimestrale uscita ieri e ti dicono addirittura che nonostante i conti in rosso ci sono i soldi per rilanciare da luglio il“progetto-Lazio”, quelli che parlano di “tesoretto” da investire sul mercato, proprio come facevano un anno fa per supportare la teoria dei “4 campioni” in arrivo, vaneggiando di 20 milioni di euro da investire. La realtà, invece, è nei freddi numeri snocciolati in quelle 29 pagine della relazione trimestrale, nei conti sempre più in rosso di una società in perdita nonostante gli anticipi sui diritti SKY e, ultima novità, l’ipoteca accesa sull’immobile di Via Valenziani appena acquistato: 8,1 milioni di euro di mutuo stipulato con il Credito Sportivo (come se quel palazzo fosse in realtà un Palazzetto dello Sport o un piccolo stadio…) per pagare una parte dei mesi di stipendi arretrati accumulati in questo periodo. Compreso quello dell’addestratore di Olimpia, che nel 2010 ha stipulato un contratto da 125.000 euro all’anno per far volare il rapace all’olimpico prima delle partite: bene, l’addestratore di olimpia avanzava sei stipendi, gliene è stato pagato uno grazie ai soldi incassati dal Credito Sportivo. Ma queste sono solo piccole chicche di un bilancio da brividi, di una società in “rosso” di quasi 10 milioni nel periodo luglio 2012-marzo 2013, che arriva a fatica a fatturare circa 90 milioni di euro, che ha un indebitamento fino al 2028 con l’Agenzia delle Entrate, ma per la quale Claudio Lotito pretende un’offerta minima di 150 milioni di euro solo per mettersi seduto a trattare l’eventuale cessione del suo pacchetto azionario. La Lazio è in rosso, ma Lotito e le sue aziende incassano: 5,471 milioni di euro tra luglio 2012 e marzo 2013. Una vera e propria cuccagna per Roman Union Security, Omnia Service, Linda, Snam Sud, Bona Dea, ma soprattutto per Gasoltermica e US Salernitana. QUESTA E’ LA REALTA’! E sta nel bilancio!

http://www.sslazio.it/images/stories/documenti/pdf/investor_relator/Relazione%2031-03-13%20Lazio.pdf  

Il bilancio in attivo e la gestione virtuosa erano da sempre la sua bandiera, lo scudo con cui difendersi dalle critiche che gli arrivavano da tutte le parti per il suo modo di fare o per le promesse non mantenute. Ora, anche quella bandiera è lacera e lo scudo è un colabrodo. Da luglio 2012 a marzo 2013, la Lazio ha prodotto un risultato negativo (pag. 13) pari a 9,46 milioni di euro, di cui 2,90 milioni di euro accumulati solo nel periodo gennaio-marzo, quello in cui abbiamo giocato addirittura 10 partite in all’Olimpico, quindi che teoricamente doveva essere il più ricco della stagione. La posizione finanziaria netta della società è in rosso di 4,656 milioni di euro, con una perdita di 4,629 milioni di euro rispetto alla situazione al 30.6.2012. Tutto questo, perché aumentano le spese (soprattutto il monte ingaggi che ha superato i 65 milioni di euro) ma diminuiscono le entrate. Effetto dell’assenza di un main-sponsor, effetto di un contratto con la Macron nettamente inferiore a quello che garantiva la Puma, effetto di uno stadio sempre più deserto. Un esempio del flop legato agli incassi? Nel periodo gennaio-marzo, la Lazio ha giocato 7 partite di campionato (Cagliari, Atalanta, Chievo, Napoli, Pescara, Fiorentina e Catania), 2 di Coppa Italia (Siena e Juventus) e 2 di Europa League (Borussia M. e Stoccarda): calcolando che la sfida con lo Stoccarda si è giocata a porte chiuse, in 10 partite la Lazio ha incassato 3,77 milioni di euro… Ovvero, la miseria di 377.000 euro a partita. La metà quasi dei quali incassati nella semifinale di Coppa Italia con la Juventus.

La Lazio incassa poco, ma butta allegramente soldi dalla finestra. Per le prestazioni di Pereirinha ma soprattutto di Saha, la Lazio ha speso e spenderà fino al 30 giugno 950.000 euro, come risulta a pag. 3 del comunicato stampa diffuso ieri dalla società:http://www.sslazio.it/images/stories/documenti/pdf/investor_relator/Com.%20stampa%2031-03-13.pdf 

Soldi buttati dalla finestra, ma parliamo di cifre ridicole rispetto a quello che esce dalle casse della Lazio per entrare in quelle delle aziende di Lotito. Come si legge a pag. 10, con tanto di tabellina allegata, nel periodo il Gruppo ha intrattenuto rapporti con:

• la Roma Union Security, sostenendo un costo complessivo di Euro 286 migliaia, riferito sostanzialmente al servizio di vigilanza del centro sportivo di Formello,;
• la Gasoltermica Laurentina, sostenendo un costo complessivo di Euro 1.736 migliaia, relativo alla manutenzione del centro sportivo di Formello e la gestione del magazzino merci della SS Lazio Marketing;
• la Omnia Service, sostenendo un costo complessivo per Euro 11 migliaia, per il servizio di catering in occasione delle partite di Europa League;
• la Linda, sostenendo un costo complessivo per Euro 246 migliaia, per servizi diassistenza ai processi organizzativi e logistici aziendali;
• la Snam Sud sostenendo un costo complessivo per Euro 184 migliaia, per servizi di assistenza ai sistemi informatici;
• la Bona Dea, sostenendo un costo complessivo per Euro 124 migliaia, per servizi di assistenza alle procedure di amministrazione del personale;
• la U.S. Salernitana sostenendo un costo complessivo di Euro 600 migliaia, per l’utilizzo di diritti commerciali e pubblicitari.

Chiaramente, sono tutte società controllate da Lotito. Nel trimestre gennaio-marzo, parliamo di qualcosa come 3,187 milioni di euro, che diventano 5,471 milioni di euro (di cui 791.000 alla Salernitana a fronte di 5.000 euro di ricavi…) da luglio 2012 a marzo 2013. Ma come si sa, Lotito lavora 20 ore al giorno e soprattutto GRATIS per la Lazio. Perché lui non ha interessi…

Ma come sopravvive una società che fattura meno di 90 milioni di euro, che ne deve pagare circa il 70% per far fronte al monte ingaggi, senza contare le altre spese e la rata di 6 milioni di euro da versare ogni anno all’Agenzia delle Entrate? Vive di anticipi. Come recita la voce a pagina 9 del bilancio, “Non vi sono attività finanziarie date a garanzia per passività o passività finanziarie ad esclusione della cessione di crediti futuri rivenienti dai contratti Sky per l’ottenimento dianticipi da parte della MPS Factoring”.Insomma, Lotito ha accusato per anni Cragnotti di aver speso soldi che la Lazio non aveva ancora incassato, ipotecando entrate future, ma lui per mandare avanti la baracca sta facendo la stessa identica cosa, però senza produrre le entrate che garantiva la gestione Cragnotti tra incassi al botteghino e entrate relative allo sponsor, che solo grazie all’accordo con la Siemens portava qualcosa come 17 miliardi di lire dell’epoca nelle casse della Lazio: circa 8 milioni e 800.000 euro. Si, avete letto bene: 8,8 milioni di euro a fronte delNULLA di questi ultimi 6 anni. Insomma, non c’erano passività finanziarie fino al 31 marzo, ma ci sono dal mese di aprile, perché come detto in precedenza la Lazio per ottenere liquidità e pagare gli stipendi arretrati e le spese correnti, oltre a farsi anticipare i soldi di SKY ha acceso un bel mutuo con il Credito Sportivo, ipotecando così anche il Palazzo di Via Valenziani, per acquistare il quale dalla Cirio Immobiliare l’anno scorso la società fu impossibilitata a spendere soldi nel mercato di gennaio per rinforzare la squadra. Anzi, non reinvestì neanche i 5,5 milioni di euro incassati per la cessione di Cisse al QPR. Insomma, la Lazio si è fatta versare (pag. 18 del bilancio) 8,1 milioni di euro dal Credito Sportivo per un mutuo stipulato al tasso d’interesse del 6%. Non proprio regalato, diciamo.

Tra tante voci negative, ce n’è anche una curiosa che fa riflettere o che comunque non può non mettere una pulce nell’orecchio. Ed è relativa all’accordo con la Macron. Di solito, quando si stipulano accordi commerciali, le parti si riservano la possibilità di risolvere anticipatamente l’accordo fissando delle clausole ben precise. Quel del possibile annullamento del contratto stipulato l’estate scorsa con la Macron è decisamente singolare, perché non è legata ai profitti realizzati dall’azienda emiliana e nemmeno ai risultati sportivi ottenuti dalla Lazio, bensì ad un’eventuale cessione del pacchetto di maggioranza da parte di Lotito. L’accordo, infatti, riportato con nota a pag. 20, recita testualmente: “nel caso di significativa variazione nella proprietà della Concedente ossia cessione da parte dell’azionista di riferimento di un pacchetto di azioni superiore al 35%”. Insomma, non esistono accordi significativi dei quali la società o sue controllate siano parti e che acquistano efficacia, sono modificati o si estinguono in caso di cambiamento di controllo della società, fatta eccezione per il Contratto di Sponsorizzazione in essere tra la S.S.LAZIO MARKETING & COMMUNICATION S.p.A. e la MACRON S.p.A. nel quale è contenuta questa clausola che la facoltà di risolvere anticipatamente il contratto.

Questa è la situazione, questi sono i conti della Lazio, i numeri nudi e crudi di una società con l’acqua alla gola, costretta a vivere di anticipi o a dare in ipoteca immobili appena acquistati per ottenere un minimo di liquidità, e quindi senza prospettive. Visto che Lotito non ha mai messo soldi nella Lazio dal 2004 a oggi e come ha più volte ripetuto non intende fare un aumento di capitale, l’unica strada per la sopravvivenza economica passa attraverso lo sfoltimento della rosa, l’abbattimento del monte ingaggi e soprattutto per cessioni dolorose in grado di portare la liquidità necessaria per fare un minimo di mercato.

Questa è la realtà, questa è la foto della situazione di una società oggi più che mai ostaggio di Claudio Lotito, uno che con un bilancio del genere e un pacchetto azionario in mano che alla quotazione di oggi in Borsa vale poco più di 19 milioni di euro, ne chiede almeno 150 per mettersi seduto a trattare l’eventuale cessione della Lazio. La sua “gallina dalle uova d’oro”, l’unica società che gli consente di portare soldi veri a casa e di avere visibilità e quindi potere. Perché senza la Lazio lui ha il terrore di tornare nell’anonimato dove stava quando qualcuno gli ha chiesto di prendere le redini di questa società e perché Salerno ancora gli sta troppo stretta. Ma forse anche perché a Salerno nessuno gli consentirebbe di fare quello che ha fatto in questi nove anni qui a Roma.

STEFANO GRECO



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