invitati lazio 26 maggio 2023
Il trionfo del 26 Maggio

KLOSEE’ una strana estate di aria sospesa. E’ una strana estate di scommesse. Ne fanno tutti.  Sull’orario dell’acquazzone quotidiano del pomeriggio a Roma che pare aver lasciato spazio, finalmente, alla temutissima afa. Sul futuro del governo, dell’ Italia, del lavoro che angoscia molti. Sul calcio mercato, perché anche l’acquisto top, quello di Carlitos Tevez alla Juventus, è per molti una scommessa. Sul giorno in cui apparirà il prossimo aereo che sorvolando tutto il litorale romano ricorderà chi ha vinto il 26 maggio scorso. Un modo come un altro per prevenire le amnesie di chi in questa città la memoria a convenienza. Solo una scommessa è inutile, quotata alla pari o forse meno: basterà un acquisto, magari quello dell’olandese Strootman, per far riprendere fiato alle trombe della propaganda. All’immemore mediaticità che riproietterà inevitabilmente la finalista e medaglia d’argento dell’ultima Coppa Italia davanti a tutti, nella griglia di partenza per lo scudetto. E anche l’estate delle gaffe in serie in casa giallorossa, compresa quella grammaticale sulla nuova maglia, decollerà come tutte le altre estati verso gli immancabili,  grandi successi annunciati. Quei sogni giallorossi che nascono con il caldo sotto l’ombrellone e muoiono con i primi rigori d’inverno, proprio come le cicale. Ecco perché serviranno altri voli, forse anche la Pattuglia Acrobatica Nazionale che disegna una coccarda, per battere inesorabilmente sull’ incudine.

E’ un’ estate di scommesse anche per la Lazio. E non potrebbe essere altrimenti. E’ così da anni e lo spartito non cambia. L’entusiasmo da Coppa Italia, passando di festa in festa tracima in Cadore: c’è voglia di Lazio e il tifoso va oltre. Il laziale sembra non porsi eccessive domande sul rafforzamento della squadra. Vola ancora sulle ali di Lulic, vola oltre possibili cessioni eccellenti. Però c’è un ma che unisce tutti, dai contestatori ad oltranza a chi scrive striscioni con scritto“Grazie Lo71to”, usando il numero magico del momento come lettere dell’alfabeto. Nelle analisi del mercato i pareri convergono sulla necessità dell’acquisto di una punta. Di una vera punta in grado di segnare almeno 15 gol. Ma sembrano discorsi di prammatica, che non colgono la vera essenza delle cose.

Primo: si parla di Miro Klose solo nell’ottica Mondiale, con la considerazione che il tedesco si risparmierà  nella prospettiva di poter centrare i suoi record, mediaticamente trascuratissimi: capocannoniere con la maglia bianca della Germania scavalcando Gerd Muller e goleador di tutti i tempi dei Mondiali superando Ronaldo, dopo aver già superato Pelé. C’è del vero ma c’è dell’altro. E cioè che Miro Klose non solo quest’anno avrà il pensiero fisso del Mondiale (è normale vista la posta in palio della gloria eterna) ma con ogni probabilità dal Brasile se ne tornerà direttamente in Germania e lascerà il calcio giocato.

Secondo: si parlerà ancora di un possibile vice Klose o di un attaccante che potrà giocare insieme al tedesco. Al di là dei moduli e delle soluzioni di Petkovic c’è un’altra considerazione da fare. L’attaccante da acquistare dovrà essere anche e soprattutto il successore di Klose. Eredità non da poco che non può essere risolta con una scommessa. E’ giusto sottolineare che la scelta dell’anno scorso andava oltre la scommessa, perché nella squadra più forte della Turchia Burak Yilmaz ha dimostrato ampiamente di essere una punta di spessore assoluto. Era una scelta mirata e intelligente. Tuttavia sembra giusto chiedersi ancora perché un attaccante scelto con competenza oltreconfine sia rimasto alla fine dell’estate scorsa in Turchia quando bastava pagare una clausola di 5 milioni di euro, meno di quello che è stato speso quest’anno per comprare Biglia. E questo indipendentemente dai giochi al rialzo, prevedibilissimi, del suo procuratore. Considerazioni che nulla tolgono al valore, spesso frainteso, di Sergio Floccari. Professionista vero, calciatore vero nonostante la difficoltà cronica nell’andare oltre la doppia cifra, mostrata anche  nelle stagioni giocate da titolare. Ed è pur vero che Floccari nella scorsa stagione ha avuto la sfiga di doversi fermare nel suo momento migliore, dopo i gol pesantissimi segnati al Napoli, alla Juve in Coppa Italia e in Europa League.

Ergo, servirà alla causa una punta vera, forte. Non una semplice scommessa. Per questo in molti arricciano il naso davanti ai nomi di Matri o Pinilla. Usato garantito se non altro, anche se non si tratta di attaccanti che abbiano mai fatto sfracelli assoluti in fatto di gol. E nell’estate delle scommesse ricordiamo una certezza. Il ruolo di centravanti della Lazio risente sempre dei numi tutelari che hanno guidato in 113 anni (ricordiamolo sempre) l’attacco biancoceleste. Non è superfluo ricordarci di Piola (qualcuno se ne ricorda sempre solo quando si tenta di taroccare ritoccando a ribasso lo score del Silvio nazionale per favorire l’avvicinamento di chi insegue il suo record di gol in campionato). O di Giorgio Chinaglia, di Bruno Giordano, di Beppe Signori, di Christian Vieri e di Hernan Crespo. C’è altro, se pensiamo che attaccanti anche di seconda fascia, hanno tratto ispirazione per imprese degnissime dal semplice fatto di indossare quella maglia con il numero 9 (o di recente nel calcio moderno con altri numeri) sulle spalle. Può venirci in mente Orlando Rozzoni che segna due gol alla Roma in un derby degli anni Sessanta in cui avevano preparato il pallottoliere per una Lazio già retrocessa. O Giuliano Fiorini, arrivato logoro e malmesso ma capace di firmare con il Vicenza il gol miracolo che lo ha consegnato alla storia. E prima di lui Oliviero Garlini, bomber in Serie B che avrebbe meritato miglior contesto. O Paolo Monelli, stessa cosa.

E poi Ruben Sosa o Amarildo, interpreti degni di una Lazio che lentamente si assestava a metà classifica. E senza citare, perché non c’ è quasi bisogno visto il mosaico in cui si collocarono, Alen Boksic, Marcelo Salas, Gigi Casiraghi (uno dei più grandi, senza riserve) o Simone Inzaghi e Fabrizio Ravanelli, o pensiamo ai gol di Corradi o di Tommaso Rocchi. E’ la magia di un numero e di un ruolo, la spinta che una semplice maglia riesce a dare a tratti anche a giocatori che non sono campioni o che si avviano al declino di una carriera tutt’altro che trascendentale.

Non si tratta di trovare una riserva di Klose che all’occorrenza possa giocare anche accanto al tedesco. Si tratta di trovare il suo vero successore. Si tratta di trovare il futuro centravanti della Lazio, quello in grado di reggere il confronto con i grandi del passato. Quindi serve molto di più di una semplice scommessa.

GIANLUCA TEODORI

 



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