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Il ritiro di Sarri è un segno di maturità e da grande squadra
In un certo senso Maurizio Sarri ha dimostrato di essere un uomo che sa quando tirare fuori gli artigli e che, al contrario di altri allenatori, non ha lasciato correre risultati e prestazioni con la speranza che non accadano più. Il ritiro è cosa buona e giusta ed un modo per far capire ai propri giocatori che non tutto è rosa e fiori e che bisogna meritarsi il posto da titolare facendo squadra e non giocare nel singolo con la speranza che il compagno capisca il tuo movimento.
Forse è la prima volta, almeno per quel che ricordo, che un allenatore della Lazio, a 3 punti dal quarto posto in classifica, ordina ai propri giocatori di chiudersi a Formello e lavorare duro nel dare forma alla squadra. Complice il cambio di panchina ed il cambio di modulo è normale che un organico possa sciogliersi sul campo come neve al sole ma poco, anzi è pochissimo normale, che una rosa possa prendere delle imbarcate senza reagire in quel modo. E lo ha capito subito il tecnico che ha portato i suoi giocatori dentro quattro mura per lavorare sodo al suo nuovo calcio che noi tutti conosciamo. Sappiamo anche, vedi Luis Alberto, che il tecnico toscano non ha preferenze e punta a mettere in campo giocatori che possano fare, in quel preciso momento, ciò che lui vuole. A parità di conti e statistiche questa Lazio, paragonandola alla stessa giornata dello scorso campionato, non ha punti in meno o in più ma si è notato però un calo di concentrazione in alcuni momenti e si cercherà appunto, di lavorare più sulla testa che sulla tattica difensiva.
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