lotito-soldiNel 2004 Claudio Lotito diventata il patron della Lazio. In estate, acquistando una valanga di giocatori a poco prezzo e nel giro di 48 ore, offrendo contratti a qualunque svincolato si potesse muovere senza telefonare alle rispettive compagne ché il tempo stringeva. Così si è creata la maxi rosa dei capitolini, costretti poi a dovere sfoltire per parecchie sessioni di mercato i danni di quella prima vera finestra trasferimenti del nuovo presidente. Una difficoltà poi resa sul campo, perché quella Lazio si salvò solamente grazie a due pareggi nelle ultime due giornate, uno dei quali contro la Fiorentina. Una partita tristemente nota per il salvataggio – una vera e propria parata, alla Buffon – di Zauri poi non ravvisata dall’arbitro.Quello che però, a parte la storia della formazione biancoceleste, davvero risalta è il comportamento della Lazio nelle sessioni di mercato invernali. Dieci anni – e nove sessioni – in cui si sono alternati giocatori dall’alterno curriculum e dalle altrettanto oscillanti prestazioni. In negativo, molto spesso.

Nel 2005 fu Fabio Bazzani il prescelto, in uno scambio con Simone Inzaghi, e rimase solamente sei mesi. Quindici presenze, tre gol, ma poi l’epurazione colpì tutti (i colpibili, quelli con contratto lungo rimasero) e pure Bazzani.

Nel 2006 doppio colpo di altissimo livello. Guilherme Siqueira e Samir Handanovic. Il primo ora gioca nel Benfica, il secondo nell’Inter, ma ai tempi solo una presenza in due con la maglia biancoceleste. Per tacere di Massimo Bonanni, lui sì più utilizzato ma spedito alla Sampdoria dopo sei mesi.

Nel 2007 è il turno di Luis Antonio Jimenez, prigioniero della Ternana, che a fine stagione conterà pochissime presenze (anche a causa di un infortunio) e pure pochi gol. Solamente due. Reti che avrebbero dovuto essere garantite da Rolando Bianchi a gennaio 2008, quando torna per un milione di prestito oneroso e undici di riscatto. Ovviamente finirà al Torino senza lasciare troppo il segno nella Capitale. Sempre nel 2008 arrivano due difensori: uno è Rozenhal, che verrà ceduto in estate, e l’altro è Radu. Primo vero e proprio colpo che si è rivelato azzeccato, nonostante i tanti infortuni che ne minano la condizione ogni anno.

Nel 2009 non arriva nessuno, ma nel 2010 c’è la vera svolta. Un giocatore che si distingue subito come Giuseppe Biava – ma la Lazio è molto povera tecnicamente, forse la peggiore degli ultimi anni – un altro che va così così come Floccari, il terzo che, come un diesel, migliora solo alla fine della stagione come André Dias. Da segnalare anche l’approdo di Hitzlsperger, pure se nessuno se lo ricorda. Meteora bella e buona.

Nel 2011 è il turno di Sculli, non proprio un affarone, mentre è nel 2012 che si tocca l’apice con l’arrivo di Candreva, dopo due o tre stagioni davvero da dimenticare dove aveva vestito anche le maglie di Parma e Juventus. Di Alfaro, invece, meglio non parlarne.

Nel 2013 arrivano Pereirinha, il quale potrebbe fare la fine dei carneadi del 2004 (tutti in rosa fino a scadenza contrattuale), e Saha, francese che il campo lo vedrà quasi esclusivamente dalla panchina. Un gennaio amaro, quasi sempre, insomma. Anche perché negli anni saltano vari acquisti. Da Roque Santa Cruz a Honda. Da Felipe Anderson a Eguren. Passando per Miranda e Golasa. E c’è da dire che quest’ultimo non abbia fatto proprio una grande carriera.

(Tmw)

Cittaceleste.it



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