Jacobelli

Di una cosa possiamo essere certi, almeno quanto il fatto che l’Olimpico di Roma non tornerà mai a riempirsi sino a quando il presidente della Lazio sarà Lotito. Le interviste del medesimo sono come le gaffes di Tavecchio. Uniche. E così ricche di perle da incorniciare che ci aiutano a capire perché il calcio italiano, cioè la presidenza della Figc, non possa e non debba finire nelle mani del vecchio che avanza. Dove il vecchio non riguarda certo la questione anagrafica, ma il sistema stantio, mesozoico, fallimentare.

Punto 1) Tavecchio dixit: “… Noi in Italia diciamo che Optì Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così… In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”. In un Paese normale, uno che proferisce una bestialità del genere o si sotterra o chiede asilo poliico alle Galapagos o a tutto pensa fuorché a candidarsi alla presidenza della Figc. Sicocme questo non è un Paese normale, il signor Lotito salta su e dice: “Sono stata banali gaffes. Certo ha sbagliato la formulazione della frase…”. Eh? Banali gaffes? Sbagliato la formulazione della frase? Ma dove caspita vive Lotito? E poi, è o non è il presidente della Lazio? Perchè non ha rimbeccato Tavecchio che la Lazio ha tirato in mezzo pronunciando quelle parole ributtanti?

Punto 2) Lotito dixit: “Gli stranieri che vengono a giocare in Italia devono essere bravi…”.  Come alcuni fra quelli che, in questi dieci anni, Lotito ha portato alla Lazio e, con rispetto parlando, non hanno malauguratamente  lasciato il segno nella storia biancoceleste? Cogliamo fior da fiore: Oscar Lopez Hernandez, Djibrill Cissè, Robert Braian, Eliseu, Meghni, Stankevicius, Degré, Tare (attuale direttore sportivo), Pablo Pintos preso nell’estate 2010, ma il suo contratto non è stato mai depositato in Lega; Garrido; Alfaro; Hitzlsperger; Makinwa; Keller; Kakuta, Saha; Mea Vitali; Seric; Esteban Gonzalez Rojas; Gonzalo Barreto. Ci fermiamo qui, per carità di patria e per rispetto del fegato dei tifosi laziali.
E da uno che si è tanto coperto di gloria sul mercato straniero, il calcio italiano dovrebbe accettare lezioni? Ma di che cosa stiamo parlando, Lotito?

Punto 3) Già che ci siamo, Lotito lasci stare De Rossi e gli porti rispetto, visto che stiamo parlando di un pilastro della nazionale italiana, campione del mondo 2006 e vicecampione d’Europa 2012, 97 presenze, 15 gol, settimo a pari merito con Facchetti fra i i giocatori più presenti in maglia azzurra.
Il centrocampista della Roma, uno dei più forti del mondo, ha il diritto di dire ciò che gli pare e su Tavecchio ha detto parole sacrosante (“Non lo giudico, ma le cose che ha detto sono gravi. Il problema è che in Italia siamo abituati così, non succede mai nulla. In America, in Francia, in Inghilterra, di fronte a parole simili il giorno dopo sarebero scattate le dimisisoni automatiche. Invece da noi no. Anche in ambienti più importanti della Figc nessuno ha mai lasciato la propria poltrona. Se ora dovessi litigare con una persona di colore in campo dicendogli “tu mangi le banane”, allora sarà giusto considerarla solo una gaffe, guai a squalificarmi. La verità è che Tavecchio ha sbagliato, specie nel non valutare le conseguenze delle sue dichiarazioni”).

Punto 4) Lotito si risparmi il sarcasmo sui dipendenti, suoi e altrui, visto che De Rossi è tesserato della Roma, non della Lazio e non ha certo bisogno di chiedergli il permesso per manifestare la sua libera opinione. E Lotito la pianti una buona volta con questa tracotanza che fa rima con arroganza. Poi, uno si domanda perché sia già passato alla storia del calcio mondiale come presidente durante la cui gestione, lo stadio dove gioca la sua squadra sia meno affollato del deserto del Sahara. Lunga vita ai tifosi della Lazio.

LALAZIOSIAMONOI



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