Male, malissimo, ben oltre i due punti persi contro una squadra che dopo sei giornate è già candidata alla retrocessione. Quella con il Sassuolo doveva essere la partita del rilancio, quella per tornare alla vittoria fuori casa dopo cinque mesi, invece a momenti ci è scappata la terza sconfitta consecutiva in trasferta, in un inizio di campionato che sta confermando tutti i dubbi, le perplessità e le preoccupazioni post chiusura del mercato. E’ vero le assenze, è vero che si gioca ogni tre giorni (ma giocano tutti, non solo noi…), ma questa squadra continua a mostrare limiti enormi in fatto di solidità difensiva, di pericolosità offensiva, ma anche e soprattutto in fatto di concentrazione e di capacità di gestione del risultato. Difetti atavici, che si accentuano quando vengono a mancare anche quei pochi punti fermi che fino ad oggi ci hanno consentito di restare a galla: primo fra tutti Miro Klose in attacco, poi Marchetti che in occasione del gol di Floro Flores si è completamente addormentato, collezionando una papera colossale su un tiro da quasi 40 metri. Basta questo, perché tutto il resto è di una mediocrità quasi imbarazzante, nonostante qualcuno continui a parlare di 22 titolari, di rosa da Champions League, di squadra che può vincere contro chiunque ma che oggi ha rischiato di perdere con il Sassuolo, contro una squadra che aveva subito 10 reti nelle prime sfide casalinghe.
In Serie A non si può giocare con un laterale sinistro come Pereirinha, uno che commette errori in serie che non si vedono nemmeno in prima categoria. O meglio, Pereirinha non può essere la prima alternativa in una squadra che nutre qualche ambizione. Una squadra che punta alla Champions League, non può avere come unica alternativa a Miro Klose uno come Floccari, giocatore strepitoso in uno sport in cui non si tira in porta, perché anche oggi in 90 minuti non è riuscito ad impegnare in una sola occasione Pegolo. Una squadra che a parole dovrebbe competere con Milan, Roma, Fiorentina e Inter per agganciare quell’ultimo posto che vale l’Europa che conta (perché Napoli e Juventus sembrano fuori portata per tutti), non si può far rimontare due gol al Sassuolo, considerando già chiusa la pratica quando mancano quasi 40 minuti al triplice fischio finale. Una squadra che si considera grande o che qualcuno dipinge come una grande, non può staccare regolarmente la spina, come ha fatto con l’Udinese ma anche in parte nel derby. Una squadra che punta in alto, non può concedere quello che abbiamo concesso noi al Sassuolo. E non attacchiamoci al fatto che il Sassuolo mercoledì aveva pareggiato con il Napoli, perché c’è un abisso tra noi e il Napoli in questo momento. Loro possono aver sottovalutato un impegno, ma prima e dopo hanno sempre vinto, travolgendo o quasi gli avversari. Quella di Benitez è una squadra che ha fame, quella cattiveria e quella voglia di vincere che questa Lazio ha smarrito per strada, per tanti motivi, forse perché oramai nessuno in casa Lazio crede più nell’esistenza di un vero progetto, se non quello di tirare a campare. Non ci crede più la gente e di conseguenza non ci crede più neanche la squadra, perché è palese che oltre questo punto la Lazio di Lotito non potrà mai arrivare, perché non potrà mai fare un salto di qualità.
Si potrà pure dire che ci ha capito poco Petkovic oggi, che mettere seicento incontristi per difendere il 2-1 e schiacciarsi dietro concedendo campo e fiducia ad una squadra resuscitata dai nostri errori (la dormita di Cavanda e Ledesma sul gol di Schelotto è clamorosa) è stato un errore colossale, ma quando in panchina ti giri per cercare soluzioni e vedi solo ragazzini, c’è poco da scegliere. Magari si poteva buttare nella mischia Keita, ma siamo veramente convinti che sarebbe cambiato qualcosa visto che quelli che sono pagati da primi attori continuano a non fare la benché minima differenza neanche contro il Sassuolo? Non c’è riprova, quindi in molti cercheranno di buttarla nuovamente in caciara gettando la croce addosso a Petkovic, oppure ad Hernanes, oppure facendo finta di non vedere quali sono i veri problemi e i veri responsabili di questo stato di cose. E più si farà finta di niente e peggio sarà. Ma andrà proprio così, purtroppo. Lo sappiamo così come dopo il gol di Schelotto sapevamo e sentivamo che prima o poi sarebbe arrivato il 2-2. E per fortuna che poi Marchetti si è in parte riscattato, altrimenti sarebbe arrivata una sconfitta quasi vergognosa, soprattutto considerando che dopo la testata di Dias e la sassata di Candreva la partita era bella che chiusa. O meglio, una grande squadra l’avrebbe chiusa lì e forse ne avrebbe approfittato per dilagare, ma noi no. Noi ci siamo guardati allo specchio e ci siamo illusi sfoggiando un narcisismo quasi irritante.
La chiosa finale è legata alla condizione fisica. Per l’ennesima volta abbiamo chiuso sulle gambe, con gente che arrancava, con Pereirinha ancora più fermo del solito e con troppa gente con la lingua di fuori, Ledesma in testa. E il dramma è che siamo solo alla fine di settembre, quindi c’è da tremare all’idea di quello che potrebbe succedere da qui a fine dicembre, perché tanto fino a gennaio questi siamo e non ci sono conigli da tirare fuori dal cilindro magico. A meno di non voler continuare a credere all’illusionista Lotito che parla ancora di rosa “completa in ogni reparto e super competitiva”. Ma oramai ci crede solo lui…
stefano greco
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