La Salernitana si riscopre bella e vincente nella domenica in cui l’Arechi offre il peggio di sè con un campo impossibile. Claudio Lotito affronta sia l’argomento tecnico che quello logistico, all’indomani del successo sul Frosinone e lo fa dalle colonne del quotidiano “La Città” dove lancia la sua proposta per l’Arechi e riavvolge il nastro della domenica passata a telefono con Carlo Susini. In questi giorni sono arrivate anche critiche per la lunga assenza dagli spalti sia in casa che in trasferta: “Ma l’interesse non si misura con la presenza ma con la conoscenza di cose e situazioni, con l’attaccamento. La squadra la seguo passo-passo: 4 volte al telefono con Susini per farmi raccontare tutto, poi con Guazzo e Montervino prima della partita per dare la carica. Domenica ho lasciato la Salernitana in ottime mani: altamente e degnamente rappresentata da mio cognato Mezzaroma nella importante iniziativa col Ministero dell’Interno”.
Decisivo un uomo fortemente voluto da Lotito, che lo inseriva nei top-player anche quando a Salerno era diventato un caso, per via dello stop dei medici: “Mendicino è completo, attaccante diverso dagli altri perché può giocare prima, seconda punta e pure a sostegno. Ha integrato e arricchito la base forte che già avevamo, di cecchini. Suoi gli ultimi due gol con punti pesanti a corredo: sono contento perché vi avevo detto che stava facendo “il tagliando” e dopo l’attesa estiva e il rodaggio sono venute fuori le sue qualità. Lo conosco da quand’era piccolo: con noi alla Lazio da bambino, ha sposato la causa, incarna valori importanti, è serio, determinato, con grande spirito di sacrificio”.
A Montervino Lotito disse: “ Sei a scadenza; se andiamo in B ok, altrimenti a giugno t’attacchi”: “Lui ha giocato una partita di grande temperamento, abnegazione, da trascinatore – risponde Lotito – La Salernitana è una grande famiglia e ognuno deve dare il proprio contributo: vogliamo il 100% perché noi lo diamo, in termini di serietà e impegni mantenuti. I giocatori lo sanno e si adeguano“. Eppure un gruppetto di tifosi lo ha contestato anche dopo l’ottima prova di domenica: “I tifosi devono capire le condizioni nelle quali ogni calciatore si trova: sono uomini, non automi. I tifosi siano coerenti con il comportamento della società. Questo spesso non accade perché a Salerno si vuole tutto e subito: sembra tutto scontato ma non è così perché abbiamo ripreso Mancini, abbiamo vinto contro la prima, mica l’ultima. E chi lo fa? Tutti i club? Niente è dovuto, niente è scontato: noi proprietà lo stiamo facendo, con passione e spirito di servizio”.
Sono rimasti fuori tre uomini della scuderia Zavaglia, Ginestra, Mounard e Zampa: “Non facciamo confusione, non ci sono appartenenze ma solo scelta tecnica che fa l’allenatore in piena autonomia, in base alle necessità, agli equilibri tattici e di forze in campo. Ha scelto bene, mette in condizione la squadra di esprimersi bene: nulla da dire. Arriverà il momento per tutti: per Ginestra che è il cecchino, per Mounard al quale mi lega un rapporto di stima e di affetto. Però decide il mister, lo fa sulla scorta dei parametri di autonomia che gli abbiamo sempre riconosciuto. Ora c’è la Coppa e siccome rientra pure questa tra gli obiettivi, ci sarà spazio per tutti. Tutti sono validi”.
Sulle condizioni dell’Arechi: “Abbiamo fatto la nostra proposta al Comune: prendiamo in carico la gestione, spendiamo per la manutenzione quello che spende l’Ente ora ed entro tre anni rifacciamo tutto il campo. Perché va rifatto tutto, sia chiaro: raso al suolo, bisogna ripartire da sotto, dalle fondamenta, dai drenaggi. Aspettiamo la risposta ma siamo fiduciosi”.
Fonte: La Città
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