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La rinascita di Beppe Signori: ” Voglio allenare. Sarri? Un allenatore vincente!”
Sono passati pochi giorni alla fine del calvario di Beppe Signori che per 10 anni ha finalmente rivisto la luce. 10 anni dove ha combattuto nei tribunali per la faccenda calcioscommesse dove alla fine ne è uscito pulito anche se quegli anni, non glieli darà nessuno.
L’ex bomber di Lazio e Bologna è intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io Sport parlando della Lazio, di Sarri ma soprattutto del suo periodo buio.
“Nessuno mi restituirà questi dieci anni ma è inutile piangersi addosso, bisogna guardare avanti. E’ stato difficile ma sono abituato a lottare fino alla fine, non mi piaceva rimanere nel grigio di una prescrizione: doveva essere nero o bianco. Sono molto felice, cercherò ora di recuperare questi dieci anni. Dieci anni fa ho conseguito il patentino da allenatore UEFA pro, è uno dei miei sogni pur sapendo le difficoltà che hanno anche i tecnici più rodati a trovare una sistemazione. Mi manca l’odore dell’erba, il mio prossimo obiettivo è quello di fare l’allenatore. In questi anni chi sapevo che sarebbe stato con me fino alla fine c’è stato, chi invece immaginavo mi avrebbe potuto voltare le spalle lo ha fatto“.
La Lazio con Sarri e Immobile
“In chi mi sono rivisto in questi anni? Berardi e Dybala perché sono mancini ma, senza considerare le caratteristiche tecniche, Immobile credo abbia fatto in questi anni quello che non è riuscito a fare nessuno. Lui è il bomber, gli auguro che insieme agli azzurri possa fare qualcosa di importante in questi Europei. Sarri alla Lazio? Credo sia un allenatore che ha dimostrato di saper lavorare bene, sia con le piccole che con le grandi. Ha tutte le caratteristiche per essere un allenatore vincente. Lotito lo prende perché pensa che possa continuare sul percorso iniziato da Inzaghi cercando di portare la Lazio più in alto possibile, non come risposta a Mourinho alla Roma“.
Il Calcio Spezzatino per le Pay per View
“Il calcio è cambiato molto, anche rispetto a quando giocavo io. Ora è un calcio fatto per i più comodi, più da poltrona che da stadio per il fatto di essere sempre più spezzettato. Non lo riconosco più, è difficile guardare le partite con la stessa attenzione. La contemporaneità aiutava nel rendere il calcio lo sport più seguito in assoluto. La passione, l’affetto della gente è la base di tutto. La partita per chi scende in campo è bella perché ci sono migliaia di persone che applaudono, un’emozione indescrivibile per chi fa questo mestiere“.
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