Anche Stefano Mauri ha deciso di lasciare la Lazio. Il futuro del capitano biancoceleste, infatti, è ormai lontano da Roma e dopo nove anni dovremmo abituarci a non vedere più il nostro Stefano con l’aquila sul petto. Con questo articolo Since 1900 vuole salutare il suo capitano e ringraziarlo per i suoi anni trascorsi con la maglia della Lazio.
Chi scrive comincia questo articolo con un aneddoto personale: la prima volta che incontrai Stefano di persona fu circa due anni fa all’aereoporto, davanti a me sfilavano tutti i giocatori della Lazio, ma io con l’occhio vigile cercavo solo il mio capitano, ma non lo vedevo e ormai avevo perso le speranze, poi all’improvviso eccolo! Lo vedo! Ma lui stava già uscendo dalle porte scorrevoli, però io gli corro incontro lo stesso gridandogli: “Capitano, capitano una foto”. Lui mi sente, si gira verso di me, mi sorride, appoggia atterra il suo borsone e si ferma, senza problemi, per una foto. Oltre alla foto gli faccio firmare un autografo e ci scambio, visto che ci sono, anche quattro chiacchere. Conosco, in quei pochi minuti, una persona gentilissima e disponibilissima. Sarò sempre grato a Stefano per quei pochi minuti che mi concesse, perché mi diedero l’opportunità di conoscere, per la prima volta, il mio idolo da bambino. Tutto questo per far capire, se mai c’è ne fosse bisogno, che persona eccezionale è Stefano Mauri, una persona che mi ha sempre colpito per la sua gentilezza e il suo sorriso.
La sapienza e l’argume tattico hanno sempre contraddistinto il centrocampista, nato a Monza l’8 gennaio 1980, che dopo un esperienza nelle giovanili della squadra della sua città e del Brugherio, che fa il suo esordio in serie A con la maglia del Modena il 14 settembre 2002. Gioca poi nel Brescia e nell’Udinese, squadre in cui si contraddistingue sempre per le sue ottime capacità balistiche e per la sua visione di gioco. Arriva dunque alla Lazio nel 2006, durante la sessione invernale del calciomercato, ed esordisce con la maglia biancoceleste in Coppa Italia contro l’Inter. Ben presto conquista una maglia da titolare, diventando elemento inamovibile sulla fascia sinistra del centrocampo. Il suo primo goal in biancoceleste arriva contro il Chievo, durante una partita di campionato. Nella stagione successiva (2006-07), il mister Delio Rossi lo riadatta a trequartista e Mauri fa vedere subito di che pasta è fatto, sfruttando la sua intelligenza tattica e il suo talento, infatti, il brianzolo si rivela fondamentale in quella posizione, servendo assist ai compagni e inserendosi da dietro per farsi trovare pronto davanti alla porta. A fine stagione arriva la qualificazione in Champions e la convocazione in Nazionale. La stagione successiva Mauri è condizionato da alcuni problemi fisici ma riesce sempre a dare il suo importante contributo alla squadra. Nel 2008-09 arriva il primo trofeo, con la maglia biancoceleste, la Coppa Italia vinta contro la Samp e dopo anche la Supercoppa, vinta in finale contro l’Inter, finale in cui Mauri serve l’assist decisivo per il secondo goal di Rocchi. Le due stagioni successive non saranno esaltanti per il brianzolo, che sembra destinato a lasciare la Lazio da un momento all’altro, ma Mauri, però, è uno che non molla mai e decide di restare per dimostrare che i biancocelesti possono ancora contare su di lui.
La stagione 2011-12 rappresenta una svolta nella carriera di Mauri, nonostante il doppio infortunio, infatti, la Lazio capisce, proprio in questa stagione, di non poter fare a meno della sua intelligenza. Dopo l’operazione in Germania e una lunga attesa il centrocampista torna in campo il 4 marzo 2012. Una data che segnerà profondamente il destino di Stefano Mauri. In quel giorno, infatti, si giocava il derby di ritorno tra Roma e Lazio. Dopo l’1-1 del primo tempo e proprio Mauri a decidere quella stracittadina con un goal in spaccata nel secondo tempo. Due derby su due per la Lazio, dopo la vittoria dell’andata al ’93. Inizia, così, in questo giorno la “maledizione di Mauri” per i romanisti. Nella stagione successiva c’è in panchina Vlado Petkovic. Il numero 6 biancoceleste segna in campionato il suo gol più bello, una splendida rovesciata contro il Napoli e diventa ufficialmente capitano della Lazio, a gennaio, dopo l’addio di Rocchi. La Lazio, in quest’annata, si esalta nel girone di andata ma poi si perde in quello di ritorno. Le soddisfazioni, però, arrivano tutte dalla Coppa Italia. Mauri si erge a protagonista sia in semifinale che in finale. Segna un goal importantissimo conto la Juve in semifinale. Arriva, poi, il 26 maggio 2013. Il brianzolo parte dalla panchina. Dopo l’uscita di Ledesma dal campo, entra proprio Mauri, che ancora una volta sarà decisivo. Dopo aver ricevuto il pallone sulla trequarti, infatti, il capitano con la coda dell’occhio scorge l’inserimento di Candreva e lo serve con un assist perfetto. E poi tutti sappiamo come andrà a finire. Lulic segna e al fischio finale il capitano alza al cielo la Coppa Italia, alza la Coppa in Faccia ai romanisti, una cicatrice, quella inflitta da Mauri, che nessun tifoso giallorosso dimenticherà mai.
Ma si sa a volte la vita è ingiusta e quando tutto sembrava perfetto, ecco il colpo di scena. Mauri è indagato nel polverone del Calcioscommesse innescato da Palazzi. Arriva, dunque, la squalifica di sei mesi che allontana il capitano dalla sua Lazio. Dopo la squalifica, sembra che Mauri non possa più essere quello di una volta. Il capitano, però, è uno che non molla mai e con grande umiltà ricomincia da zero. Quando arriva Pioli, Mauri è pronto per tornare quello che tutti conosciamo. Grazie a una prima parte di stagione esaltante, il capitano trascina i compagni in Champions. Così si chiude la carriera di Stefano alla Lazio, come era cominciata, con un terzo posto.
Stefano Mauri, vero e proprio protagonista dell’era Lotito, è stato anche lui un giocatore che ha saputo incarnare la Lazialità in modo eccellente. Il “Non mollare mai” cantato dalla Curva è stata la sua colonna sonora in questi anni alla Lazio, fatti di luci ed ombre. Stefano è caduto, si è preso le proprie responsabilità, e poi si è rialzato, da grande uomo quale è. Ha saputo esultare e disperarsi, ma sempre in modo pacato, mai sopra le righe. Alla fine sono 284 le presenze totali e 46 le reti con l’aquila sul petto, impreziosite da due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.
Dopo tutto questo, non resta che salutarti capitano, per l’ultima volta, sperando un giorno di rivederti alla Lazio. Resterai sempre nei nostri cuori e a nome di tutto il popolo laziale ti ringrazio, perché ci hai reso orgogliosi, come noi abbiamo reso orgoglioso te, orgogliosi di avere un capitano come te. In becco all’aquila Stefano!
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