Immagini brutte quelle arrivate da Bergamo in Atalanta-Lazio con Pepe Reina colpito da una moneta da 50 centesimi alla testa. Siamo a cavallo del 90esimo minuto di gioco, Reina posiziona il pallone nell’area piccola per battere la rimessa dal fondo.
Le telecamere non inquadrano subito gli spalti ma si vede il portiere biancoceleste che si dirige vicino al pallone per mettere fuori il nastro adesivo lanciato dagli spalti. L’arbitro Guida non crede all’estremo difensore biancoceleste e opta per il cartellino giallo per “perdita di tempo”. Passano pochi secondi ed il portiere si accascia a terra dopo essere stato colpito da una moneta. Il replay va in onda pochi secondi dopo ed il direttore di gara non prende alcuna decisione se sospendere il match per richiamare i tifosi, anzi, decide di far continuare il gioco. Poi la dea diventa bendata e trova il pareggio in pieno recupero ma non è questo il punto.
Siamo allibiti come i tifosi biancocelesti, anche per singoli, vengono etichettati e puniti per qualunque cosa e sbigottiti su come il lancio degli oggetti in campo, che per altro hanno colpito il bersaglio, non hanno ricevuto neanche un richiamo dalla direzione di gara. Ma se tutto questo fosse avvenuto all’Olimpico di Roma? Il razzismo, anche per singolo va punito ma lanciare oggetti che possono far male non è passibile di richiami o sanzioni?
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