Era prevedibile, anzi, era scontato. Perché con certi personaggi la storia si ripete, sempre uguale. Stesse mosse, stesso modus agendi, stessi vassalli a supportare o ad esaltare un qualcosa che ancora non c’è e, soprattutto, che non è d’oro come viene presentato. Ma la differenza con il passato, è che questa volta sono pochi quelli disposti a credere al “grande abbocco”, all’ennesimo specchietto per le allodole allestito in grande fretta da chi sta in difficoltà: con le spalle al muro o ad un passo dal baratro.
Uscito a pezzi da una stagione disastrosa da tutti i punti di vista e messo alle strette da una contestazione mai così feroce e totalitaria, Lotito sta tentando il colpo di coda, il tutto per tutto per riconquistare un briciolo di credibilità. Si è dipinto come un “papà buono, ricco di buoni sentimenti ma che fatica a mostrare tutto il suo amore”; ha provato a rispolverare il valore della Lazialità presentando un progetto Academy che ancora non esiste e che non ha nulla di nuovo (i campioni la Lazio se li costruiva in casa già negli anni Settanta, basta pensare a D’Amico, Giordano, Manfredonia, Tassotti, Agostinelli…); ha annunciato novità roboanti per quel che riguarda la comunicazione e l’inserimento in organico (obbligatorio da regolamento Uefa…) di una figura laziale destinata a fare da intermediario tra la società e la tifoseria; ecco la probabile giubilazione di Reja in favore di un allenatore più giovane in grado di rendere credibile l’apertura di un nuovo corso… Mancavano solo il boccone grosso: gli acquisti. Ed ecco allora servito sul tavolo l’arrivo di Djordjevic, il riscatto di Candreva (che gioca con noi da tre anni ma mediaticamente viene fatto passare come un “rinforzo”…), le voci sul possibile arrivo di Basta e Parolo, De Vrij dato per certo ma che ora si è un po’ allontanato (un tormentone alla Lugano, per chi ha un briciolo di memoria…) ma non è ancora finita! Il tutto, chiaramente, sorvolando su chi è già partito, su chi è scappato e su chi ha chiesto di andare via. Perché quello non fa gioco…
E allora, visto che in tanti si dilettano in questo gioco delle figurine, specie quelli che l’estate scorsa vi avevano spacciato la Lazio come una società con un organico superiore a quello della Fiorentina e della Roma, ed in grado di giocarsela con il Napoli per il secondo posto (Milan e Inter quasi non venivano prese in considerazione e infatti nonostante la crisi e il ridimensionamento ci sono finite davanti anche loro…), facciamolo questo gioco. Ma a 360 gradi.
Diamo per scontato, oltre a quello di Djordjevic, anche l’arrivo di Basta, Parolo e De Vrij. Insomma, entrano un attaccante (che comunque è una scommessa, visto che non parliamo del Klose arrivato tre stati fa…) di 27 anni, un terzino e un centrocampista sulla soglia dei 30 anni, ed un difensore centrale di 22 anni. In uscita, rispetto all’organico dello scorso anno, ci sono (in ordine di partenza…) Floccari, Hernanes, Dias e Biava, con Marchetti, Lulic e Radu che, nell’ordine, hanno chiesto di lasciare la Lazio. Marchetti potrebbe restare, ma Lulic e Radu che hanno il contratto in scadenza giugno 2016 (e non hanno nessuna intenzione di rinnovare) o li monetizzi ora o li perdi a zero o quasi, quindi seguiranno a ruota i vari Kolarov, Lichtsteiner ed Hernanes. Domanda: con quegli acquisti (ancora non fatti) e con quelle partenze certe e le altre probabili (anche perché servono per finanziare il mercato in entrata, visto che basta leggere il bilancio per vedere e capire che tesoretti non ce ne sono), secondo voi la Lazio 2014-2015 sarebbe più forte sulla carta (visto che di gioco delle figurine si parla…) di quella 2013-2014? Il tutto, ammesso e non concesso che Candreva, una volta riscattato, resti e non finisca a mondiale finito a Parigi, alla Juventus o al Napoli…
Perché il “grande abbocco”, consiste in questo. Annuncio 3-4 colpi, faccio dimenticare alla gente che ho venduto Hernanes senza sostituirlo e che Candreva già c’era, faccio dipingere come fenomeni i nuovi arrivati che, guarda caso, fanno parte della scuderia del solito procuratore (Pastorello), quello che ci ha già “aiutato” a prendere Carrizo e Felipe Anderson. Poi, ad immagine ripulita e campagna abbonamenti lanciata, ho tutto il tempo per far ingoiare la partenza dei “traditori” Lulic e Radu. Perché con il supporto di una buona comunicazione, diventa facile far passare nel giro di 12 mesi l’eroe del 26 maggio come un “traditore” o un “pippone inutile e sopravvalutato”, e si riesce a far passare per un mercenario anche uno come Radu che ha dimostrato in tutti i modi di essere diventato laziale dentro (ma lo ricorda solo chi ha memoria…) e che come tutti gli altri prima di lui non vuole fuggire dalla Lazio, ma da chi la gestisce. Che poi è quello che ripetono tutti quelli che vanno via e che ha ribadito ieri anche Stendardo: “E’ da anni che si vive in una situazione così atipica, io che ho avuto la fortuna di giocare nella Lazio credo sia difficile qualificare una gestione del genere, una gestione unica, che non ho mai visto in altre società. Di conseguenza non è facile ottenere risultati che la piazza si aspetta e merita”.
Vabbé, ma Stendardo c’ha il rancore perché è stato mandato via… Ah, no, è quello che ha scelto di andare via e di guadagnare anche di meno. Vabbé, fa lo stesso, acqua passata. Comunque, questa è la realtà, quella che qualcuno prova a dipingere in modo diverso e ad infiocchettare per convincere la gente laziale a tornare sui suoi passi, a deporre le armi, ad interrompere la protesta e a concedere, chiaramente tirando in ballo il “bene della Lazio”, l’ennesima chance a Lotito. Chi vuole abboccare nuovamente, può farlo, ma credo che stavolta saranno in pochi: perché la gente oramai ha aperto definitivamente gli occhi, perché la corda stavolta si è spezzata e non bastano 3-4 figurine per cancellare Lazio-Sassuolo e il 12 maggio, ma soprattutto per far dimenticare le minacce e gli insulti ricevuti fino a poche settimane fa. Ci ha dato degli estorsori, dei banditi, dei papponi che gestiscono il giro di prostituzione in Curva Nord (dando così delle prostitute a migliaia di ragazze e di donne che frequentano Curva e Distinti) e degli spacciatori. Mentre qui l’unico che minaccia e spaccia (balle) è proprio chi gestisce la Lazio. Quello pluricondannato e inquisito, quello che sta finendo dentro a qualsiasi inchiesta e che nelle intercettazioni uscite ieri si vanta di sapere quello che succede in Procura e magari anche di manovrare inchieste e giudici. Come in occasioni delle intercettazioni del 2006 quando parlava con questore e prefetto dando i nomi di chi doveva essere daspato o arrestato, oppure consigliando a qualcuno a piazzale Clodio la strada che doveva l’inchiesta su Chinaglia e gli Irriducibili.
Questo è, questo è sempre stato e questo sarà sempre Lotito, nonostante i tentativi da parte di qualcuno di ripulirgli l’immagine e il suo goffo tentativo di riproporsi come un papà buono che fatica ad esprimere tutto il suo immenso amore per la Lazio e per i suoi tifosi. Ma di favole parlerò domani. Oggi è il giorno della realtà e soprattutto della memoria. Perché senza memoria e senza ricordare con chi si ha veramente a che fare, si ricade negli errori del passato.
STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO
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