Provate ad immaginare Cenerentola che si presenta al gran ballo a corte trasformata in tutto e per tutto in una principessa dalla fata che per dimenticanza o per aver esaurito sul più bello i poteri al posto delle scarpette di cristallo le ha lasciato ai piedi un paio di sandali vecchi e logori. Provate ad immaginare gli U2 che compongono“With or without you” ma che nel trascrivere il testo si dimenticano di mettere una parte del ritornello che ha reso immortale questa canzone. Ecco, la Lazio al momento è come Cenerentola senza le scarpette di cristallo e come “With or without you” senza ritornello: non per incapacità o dimenticanza di chi sta al vertice della società o di chi dirige il mercato, ma perché mancano i soldi per rendere perfetta o quasi una squadra all’apparenza bella ma incompiuta, perché si trascina dietro lo stesso difetto che nelle ultime due stagioni le ha sempre impedito di spiccare il volo nel momento decisivo della stagione: l’assenza di un vice-Klose. Non di un attaccante, ma di un giocatore in grado di ricoprire in tutto e per tutto quel ruolo. Uno in grado di segnare più di dieci gol e di essere decisivo nei momenti decisivi.
E’ chiaro che parliamo di merce rara, quindi costosa. Perché di giocatori come Klose ne nascono uno ogni dieci anni e trovare un alter ego del tedesco in grado di non far rimpiangere l’assenza di Miro quando tira il fiato o quando è costretto a fermarsi perché il peso degli anni si fa sentire su muscoli e giunture, non è compito facile. Ma, soprattutto, è un qualcosa di costoso che va al di sopra dei mezzi di questa Lazio gestita con il bilancino e che per spendere è costretta a vendere, ovvero a scarificare sull’altare qualche pezzo prezioso.
Non è un atto d’accusa, ma la presa di coscienza di una realtà. Per cercare di fare un salto di qualità, una squadra come la Juventus reduce dalla conquista di due scudetti ha inserito in attacco Tevez e Llorente; il Milan quando c’è stato bisogno di raddrizzare una stagione storta ha aperto i cordoni della borsa e ha investito su Balotelli; l’Inter ha scelto di investire su giovani promesse, ma ha aggiunto a Milito e Palacio due come Icardi e Belfodil; la Fiorentina ha ceduto sì Jovetic, ma ha preso Gomez e Giuseppe Rossi; il Napoli ha perso Cavani, ma ha preso subito Higuain, ha scommesso su Callejon e si appresta a piazzare un altro colpo entro il 1° settembre. Noi, in attacco stiamo messi come un anno fa, anzi, teoricamente (visto quello che hanno dato poi in campo…) anche peggio considerando che non ci sono più neanche Rocchi e Zarate. E non si può pensare di affrontare un’altra stagione da altre 60 partite ufficiali puntando tutto solo ed esclusivamente su Miro Klose. Perché non è immortale, perché le ultime due stagioni ci hanno dimostrato che più di un certo numero di partite non le può giocare, ma soprattutto perché è appurato che quando si ferma lui si ferma la Lazio. E basta guardare i risultati delle amichevoli di questo pre-campionato per capire l’importanza di Miro Klose, visto che ha messo la firma su tutte le vittorie ottenute dalla Lazio. E se non segna lui…
Se da due anni i laziali, divisi su tutto, l’unico punto su cui concordano è sul fatto che serve un vice-Klose, ci sarà un fondo di verità in questo oppure no? E non serve un giocatore qualsiasi tanto per riempire in rosa la casella sotto la voce attaccanti, serve un giocatore di qualità, uno in grado di segnare e di fare la differenza. Per questo leggere il nome di Emenghara accostato alla Lazio fa pensare alla classica toppa, riporta alla mente l’acquisto di Makinwa o ai soldi buttati a febbraio per tesserare un ex calciatore come Saha tanto per far vedere di aver fatto qualcosa. A quel punto, meglio niente, meglio restare così e puntare su Rozzi e Keita, che non arrivano a 40 anni in due ma che almeno sono roba nostra e sono una scommessa a costo zero. Perché le toppe o i giocatori presi tanto per prendere diventano zavorre che ti porti dietro poi per anni. Basta pensare ai vari Garrido, Alfaro, Stankevicius, Sculli, Foggia, Pereirinha e chi più ne ha più ne metta, a giocatori inutili che pascolano a Formello con stipendi a cinque o addirittura sei zeri. Solo lo scorso anno, tra fuori rosa e giocatori utilizzati mai o quasi, la Lazio ha speso qualcosa come 15 milioni di euro, la metà dei quali solo per Zarate. Soldi più che sufficienti per acquistare un top player, un attaccante alla Matri o comunque in grado di garantire più di 10 gol in campionato.
Non si chiede la Luna, nessuno pretende che la Lazio entri in competizione con il Napoli per Martinez, oppure che vada alla caccia di un Falcao o che entri in concorrenza con il Real Madrid per prendere Suarez. Quei tempi sono lontani e almeno con questa dirigenza quei nomi non potranno mai essere accostati alla Lazio. Lo sappiamo e abbiamo smesso da tempo di sognare ad occhi aperti e pure ad occhi chiusi. Ma con un pizzico di accortezza in più nel gestire le risorse a disposizione, eliminando rami secchi che pesano sul bilancio, i soldi si possono trovare. Basta rescindere qualche contratto, basta riuscire a piazzare qualche giocatore, basta abbassare le pretese per Kozak per evitare poi di restare con il cerino in mano come è successo lo scorso anno con Zarate. Non si chiede la Luna. Biglia va bene, anzi benissimo. Il rinnovo di Cavanda è stata la dimostrazione che con un pizzico di intelligenza da entrambe le parti si ottiene molto di più che con lunghi e inutili bracci di ferro. Anderson è per ora un oggetto misterioso, ma è una scommessa che ci può stare anche se costosa. Vinicius e Novaretti sono altre scommesse accettabili, perché comunque a costo zero. Ma per l’attacco, la scommessa non ci sta. Lì bisogna andare sul sicuro. Perché l’organico è buono e per la prima volta da anni completo, con alternative vere soprattutto a centrocampo. Ma senza il vice-Klose, la Lazio rischia di presentarsi al gran ballo come Cenerentola con ai piedi un paio di saldali vecchi e logori al posto delle scarpette di cristallo. E sarebbe un peccato, quasi un delitto…
STEFANO GRECO
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