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Lazio, e adesso?
Non si vedeva una Lazio così bella ed efficace da molto tempo, purtroppo. La più che decennale esperienza di Lotito sul trono di Formello infatti è stata caratterizzata da alti e bassi, più bassi che alti. Il punto più elevato della gestione dell’imprenditore romano è sicuramente quel terzo posto raggiunto nella stagione 2006-2007: al timone della squadra il riminese Delio Rossi che, con tre punti di penalizzazione ad inizio campionato, trascina la Lazio fino alle parti nobili della classifica, permettendogli di giocare la massima competizione continentale.
A distanza di parecchi anni, con un allenatore diverso ed una squadra di livello superiore, la storia sembra ripetersi. Pioli ha ricompattato un gruppo che sembrava essere disunito e fragile, dopo le tante polemiche (vedi anche “contestazioni”) ed un piazzamento in classifica non certo soddisfacente.
IN ESTATE:
Già, Stefano Pioli, ad inizio anno le quotazioni ed i consensi per l’ex allenatore del Bologna erano ai minimi storici, nessuno si aspettava un exploit del genere. Va riconosciuto alla società non solo il merito di averlo portato alla Lazio, ma anche quello di avergli fornito fiducia e giocatori importanti per costruire e ripartire. Testa bassa, tanto lavoro, uno spirito di squadra degno di questo nome, ecco la ricetta di un allenatore che è già entrato nei cuori dei tifosi.
Ed è proprio per questo che, nonostante la stagione sia ancora tutta da giocare, chiunque nel mondo Lazio e non solo comincia a tirare le somme per capire, più che altro, come e dove questa squadra può arrivare. L’analisi ovviamente non può che partire dalla sessione estiva di calciomercato, quella dove si costruiscono le squadre.
Come detto, l’ambiante laziale ad inizio stagione era abbracciato da una caustica morsa di sfiducia e pessimismo, sensazione avvalorata dal caso Astori: la difesa era da rifare dopo gli addii di due senatori illustri come Biava e Dias, uno degli eredi era stato individuato nell’allora centrale difensivo del Cagliari. La Lazio sembrava averlo in pungo fino a quando, dopo un tira e molla assai pericoloso, la dirigenza sarda ha deciso di spezzare la trattativa e vendere il giocatore agli acerrimi rivali della Roma. Oltra al danno, anche la beffa. Davide Astori sembrava davvero l’elemento dal quale ripartire, ma alla fine come tutti ben sappiamo, non se n’è fatto nulla.
“Meglio così”, è il pensiero attuale di tutti, addetti ai lavori e non. Già, perché grazie a quel mancato arrivo ne è scaturito un’altro, quello di Stefan de Vrij, attualmente uno dei centrali di difesa più forti del nostro campionato. Il giovane olandese si era messo in mostra nella rassegna mondiale disputando un’ottimo torneo con la sua nazionale, tanto da vincere il premio come miglior difensore del Mondiale; non poco per un ventitreenne. 6,5 milioni ben spesi quindi, ai quali si aggiungono i circa 800 mila investiti per Santiago Gentiletti. Nelle poche apparizioni in questa stagione, l’argentino ha dimostrato subito il suo valore e la sua voglia di non mollare mai, il suo temperamento e quella capacità di leggere le situazioni in anticipo in comune con il collega olandese. Al capitolo “difensori in entrata” risalta anche il nome di Dusan Basta, prelevato in prestito dall’Udinese con un riscatto fissato a 5,5 milioni. Il serbo ha impiegato parecchio tempo per ambientarsi, ad inizio campionato sembrava fuori dal gioco della squadra, ma le qualità sono emersa alla lunga ed ora è il padrone indiscusso della fascia destra che cavalca ogni partita con precisione, tempismo ed ottima corsa. A sinistra invece, in un calda giornata d’agosto, arriva lo svincolato Braafheid. Troppo spesso lontano dai campi, si diceva di lui. Vero, l’ultima stagione passata in Bundes recitava “0” alla voce “presenze”, ma Edson si è mostrato subito pronto con l’Aquila sul petto mettendo in mostra quelle qualità spesso e volentieri mortificate dai tanti infortuni collezionati in carriera.
Dalla difesa al centrocampo, passando per Parolo. Il centrocampista ex Parma vive, inizialmente, la stessa situazione di Basta: poco ritmo, pochi guizzi, sembrava assolutamente fuori contesto nel gioco di mister Pioli. Alla fine però Marco si impone e l’oggetto misterioso si trasforma in uomo-chiave per la mediana laziale. E’ lui il più impiegato in campionato e per ripagare la fiducia datagli dal mister, Parolo si inventa anche bomber; ad ora le reti per il ragazzo nato a Gallarate sono 7.
…E ADESSO?
Adesso la Lazio è lassù, al terzo posto. Poco sotto Napoli e Fiorentina inseguono con il coltello fra i denti, mentre poco sopra, la Roma sembra aver perso quell’andatura schiacciante che l’aveva incoronata come unica anti-Juve ad inizio stagione. Tutto questo grazie al bel gioco confezionato dai ragazzi di Pioli e agli innesti sapienti (va riconosciuto) che la società ha saputo completare. Inoltre, l’esplosione di un giocatore come Lucas Biglia, ormai metronomo imprescindibile per questa squadra e la scoperta del talento cristallino di Felipe Anderson rappresentano la cigliegina sulla torta.
Il ritorno in Europa è l’obiettivo dichiarato, quello della Champions è un sogno che può assumere sempre di più i contorni della realtà. Ma Champions o Europa League che sia, la Lazio dovrà comunque agire sul mercato per far fronte alle tre competizioni. Serve innanzitutto una punta di alto livello. Il futuro di Klose è in bilico, anche se il bomber di Opele sembra tornato ormai ad alti livelli e il buon rendimento di Djordjevic raggiunto nella parte di stagione in cui è stato a disposizione, deve essere affiancato da un’altro nome importante. Per questo la società non deve farsi sfuggire l’occasione per il definitivo (e mai raggiunto da quando il duo Lotito-Tare gestisce la prima squadra di calcio nata a Roma) salto di qualità. Il patema col quale ogni tifoso laziale deve fare i conti è sempre lo stesso; questa società lascerà ancora una volta allenatore e squadra in balia del proprio destino o sarà in grado di prenderne le redini per traghettarla in acque migliori? Se Champions sarà, la Lazio ha l’intenzione di puntellare in modo ponderato si, ma anche sostanzioso quest’organico? In fondo, vincere gli eventuali preliminari di accesso al torneo significa incassare all’incirca 30 milioni che, in una società “normale”, rappresentano un’ottimo tesoretto da investire per non sfigurare. Nessuno chiede a nessuno di vincere domani, quello che tutti si aspettano è che la dirigenza si prenda le proprie responsabilità conscia di avere tra le mani una creatura plasmata e costruita alla grande alla quale mancano solo alcune rifiniture per diventare davvero bella. Hoedt e Morrison sono acquisti importanti e di prospettiva ma il futuro è adesso e sarebbe un vero peccato sciuparlo con i soliti, gravi e imperdonabili errori.
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