Dopo la sosta nazionali, ecco di nuovo il campionato che darà vita a una serie di incontri prima della nuova sosta. In sala stampa Maurizio Sarri ha presentato il match di domani pomeriggio ( ore 18) contro l’ Inter del grande ex Inzaghi. Ecco le sue parole :
Che reazione si aspetta dalla squadra? Quali risposte ha avuto?
Ci siamo allenati fino a ieri a ranghi ridotti, difficile capire le reazioni quando si è in 12/13 persone e gli altri calciatori sono in giro per il mondo nelle nazionali. Purtroppo il calcio attuale è questo, probabilmente non mi appartiene, sono un tecnico da campo. Tutti i mesi facciamo 7 partite in 19 giorni, i restanti 11 i calciatori sono in nazionale. Si allenano più con le nazionali che con i club, perlomeno lì prima della prima partita possono lavorare per 4 o 5 giorni, cosa che a noi non succede mai e se succede è una cosa molto rara. Non siamo più di fronte al calcio e a uno sport, ma a uno show, dove tutti i partecipanti cercano di spremere soldi agli appassionati di calcio. Sono vecchio per questo calcio, sono innamorato di un altro calcio. Per domani mi aspetto una risposta da uomini più che da giocatori, a Bologna abbiamo fatto una gara da squadra superficiale. I 3 gol subiti sono nati da situazioni imbarazzanti. Una palla restituita da noi agli avversari, una punizione a metà campo su cui abbiamo lavorato minimo dieci volte in campo, un fallo laterale sulla nostra trequarti, situazione su cui abbiamo fatto 10-12 allenamenti. Non mi attendo la reazione dei professionisti, ma degli uomini.
Non ci sarà Acerbi, Radu finora non ha mai giocato. Che periodo è per lui?
Abbastanza casuale che non abbia giocato, Stefan fino a poco tempo fa non mi ha dato la sensazione di essere in grandissima condizione, ora lo vedo in netta crescita. Lui mi ha detto che dopo il covid ha avuto difficoltà nei recuperi, non riusciva più a recuperare come prima del covid. Può essere che sia vero, quello che ti lascia questa malattia è ancora poco conosciuto avendo 1 anno e mezzo di vita. Negli ultimi 10 giorni l’ho visto crescere, in questo ciclo avrà spazio anche lui.
Che peso ha questa partita?
Ci sono 3 punti, non è una partita che può essere uno spartiacque per una società che ha fatto una scelta di rottura come la nostra, è un anno di costruzione e transizione. L’importante è gettare le basi, ora l’obiettivo non può essere quello di giocare un calcio spettacolare ma trovare un minimo di solidità. Poi cercheremo di soddisfare la gente, ora ci serve solidità.
Immobile?
Ciro da un paio di giorni si allena con noi, sembra stare bene, stare fermo qualche giorno gli ha fatto anche bene. I nazionali vediamo
ieri per la prima volta si sono allenati col gruppo, dentro c’erano però ragazzi che avevano giocato 36 ore prima, abbiamo chiesto di non spendere tanto, oggi può essere il primo allenamento attendibile.
Che gara si aspetta?
Io dopo le nazionali ho sempre un certo tipo di timore, arrivano giocatori che si sono allenati e hanno giocato in 8-9 modi diversi. Staccare la spina e pensare in modo diverso, poi riattaccarla nel modo giusto non è così scontato. C’è sempre un indice di rischio, soprattutto mentale, dopo le soste. Meglio giocare con una squadra blasonata.
Dove può arrivare la Lazio?
Non lo possiamo capire ora, dobbiamo capire quanto tempo ci servirà per crescere a livello individuale e collettivo.
Cosa chiede ai centrocampisti per migliorare il livello della squadra?
Noi abbiamo un modo di difendere che presuppone ci sia la partecipazione totale degli undici, se vogliamo avere i piedi sulla linea di metà campo nessuno deve saltare il proprio movimento. Quello che c’è mancato nell’ultima partita. Siamo una squadra che ha come obiettivo di condurre la partita, poi è inutile farlo se si sbaglia a livello difensivo. Stiamo facendo errori collettivi e individuali. In questo momento prima di pensare ad altre cose dobbiamo essere una squadra che può attraversare 10 minuti di difficoltà senza prendere gol.
Condizioni Olimpico?
Si sono lamentati in tanti, l’unico a cui hanno risposto sono stato io. Forse con me sono particolarmente gentili. Si è lamentato Mourinho e non ho sentito risposte, la federazione ha pensato anche di cambiare luogo della partita. Il terreno dell’Olimpico non è di alto livello, ma scadente. Inutile fare giri di parole. Ci hanno assicurato che migliorerà.
Ha pensato alla soluzione per evitare la deconcentrazione?
Trovare una risposta
univoca a una problematica mentale che coinvolge 30 persone e un ambiente intero è difficile. Cambiano allenatori, giocatori, forse comprende tutto l’ambiente e non solo lo spogliatoio la cosa. Dobbiamo andare avanti senza concedere niente a nessuno. Fare apparire il lavoro come soluzione senza concessioni a nessuno, al di là dell’importanza che può avere uno nella squadra. Pensare solo che il lavoro possa aiutarci a cambiare la mentalità. Sennò rimaniamo in discorsi generici, nelle squadre quando si fanno confronti negli spogliatoi parlano sempre gli stessi 2, è difficile capire quello che veramente c’è nella testa di tutti gli altri. Questo è un gruppo che a volte va in superficialità, nel momento in cui sembrano andare nella direzione giusta le cose. La grande partita per me s’è fatta con la Lokomotiv, quella poteva segnare l’inizio del percorso, in quella squadra lì io mi sono riconosciuto più di quella del derby. Abbiamo preso in mano la partita, palleggio pulito, attaccavamo lo spazio, quello è il percorso come obiettivo finale.
Cosa pensa di Inzaghi?
Io alla storia degli scontri diretti ci credo zero, dipende dalla forza della squadra che si allena in quel momento. Inzaghi ha fatto bene, in questo momento è su una panchina importante, potrebbe essere la favorita per il campionato. Ha fatto acquisti funzionali, ha perso pochissimo della forza rispetto all’anno scorso.
La mentalità si allena o può essere aumentata inserendo calciatori di carisma?
Bisognerebbe essere sicuri se hanno capacità di trascinamento. Se uno ha mentalità, ma all’interno del gruppo fa soltanto il suo, io allora avrò uno di mentalità ma non ho risolto il problema degli altri. Dall’esterno è sempre difficile, uno vede da fuori in campo un calciatore che sembra avere una personalità straripante, ti trovi ad allenarlo e invece non è così.
Quale duello domani potrebbe essere decisivo?
Non so nemmeno chi farò giocare io, figuriamoci le scelte dell’Inter. Non mi interessano i duelli. Mi
interessa che gli uomini che compongono questo gruppo abbiano la giusta reazione, ci saranno momenti di grande difficoltà, fa parte della partita e della forza dell’avversario.
Quanto si aspetta da Luiz Felipe?
Quanto dagli altri, questa è una linea in cui nessuno ho preso il controllo, c’è poca comunicazione, non abbiamo in questo momento chi guida con decisione la linea. Luiz Felipe è uno di questi. Sta facendo il suo compito abbastanza bene, potrebbe elevarsi un po’ a conducente di questa linea, non è semplice, i difensori ora non hanno certezze assolutamente di quello che chiedo io. Senza queste certezze diventa più difficile, aumentando la conoscenza è più facile tirare fuori la personalità.
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