Vi ricordate quando alle scuole superiori, magari in una giornata grigia e piovosa come questa, voi chini sul vostro foglio a scrivere, a correggere, a rileggere il tema di italiano che state svolgendo. Vi mancano poche righe, serve una chiusura ad effetto per impressionare l’insegnante e per dare quel tocco finale che contraddistingue un buon lavoro da un lavoro insufficente, ma non c’è più tempo. La professoressa grida: “consegnare!” e vi strappa il foglio da sotto gli occhi. Voi increduli guardate i vostri compagni; c’è chi ha finito, chi come voi doveva scrivere solo l’ultima frase, chi addirittura si è dimenticato di scrivere il proprio nome. È quello che succede più o meno al calciomercato invernale della Lazio da 10 anni a questa parte. Tare chiama il procuratore, poi il giocatore, l’accordo con la società c’è, ma il fax decide di non funzionare, i telefoni squillano a vuoto e intato “s’è fatta ‘na certa”: ovvero l’ora del Game Over, dalla chiusura delle trattative.
È il 24 gennaio e all’Olimpico la Lazio accoglie il Milan di Pippo Inzaghi. 3 a 1 in rimonta e tre punti fondamentali conquistati in ottica Champions. La gioia però è godibile per metà: in occasione del terzo gol Djordjevic manca l’appuntamento col pallone e si fa male, il malleolo si frattura e l’attacante serbo è costretto ad un lungo stop. Serve una punta, pensano tutti, e si scatena su internet il toto-attaccante: da Denis a Pazzini, da Balotelli a Cassano, passando per Osvaldo. I nomi sono tanti ma poco realizzabili, la pista più concreta è quella che porta all’argentino Bergessio, in forza alla Samp. Ma facciamo un passo indietro. Lotito fa tornare di corsa Bryan Perea da Perugia, il colombiano deve dare una mano in attacco per questo finale di stagione anche se l’arrivo di un collega di reparto sembra quasi scontato. Bryan forse non è ancora in grado di offrire la continuità ed i gol che servono alla Lazio per raggiungere l’obiettivo. L’ideale sarebbe una punta esperta, da prendere in prestito e da gettare subito nella mischia. Bergessio sembre essere l’ideale.
All’ Ata Hotel, il 2 di febbraio, si respira un’ aria elettrica. Il fermento del calciomercato è riversato tutto nelle stanze dell’albergo milanese e gli affari last-minute si chiudono tutti qua. Arriva Tare che schiarisce subito le idee: “non si fanno operazione tanto per farle nell’ultimo giorno“. Non si fanno proprio, potrebbe aggiungere qualcuno. Poi però qualcosa si muove, Bergessio torna di moda e sembra che l’accordo ci sia tra le due società. Si parla di un prestito senza obbligo di riscatto. Tutto pronto, mancano le firme. Poi però la società tenta di inserire Ederson nella trattativa, prestito in blucerchiato anche per lui. Il problema? Il giocatore brasiliano viene a sapere della trattativa solo nel pomeriggio e decide di rifiutare la nuova destinazione. Scelta criticabile, ma non così aspramente, in fin dei conti il passaggio in un altra società, in un altra città, non lo si organizza nel giro di qualche ora. Tutto salta, Lotito potrebbe comunque prendere Bergessio ma non se la sente di sobbarcarsi anche l’ingaggio dell’argentino visto che dovrà occuparsi (ancora, e chissà per quanto) di quello del brasiliano (circa 1.7 milioni a stagione).
La Lazio non si rinforza, la punta che serve come il pane non arriva e la salita che la squadra di Pioli è chiamata ad affrontare aumenta di qualche grado la sua inclinazione. Ma molti non hanno neanche trovato le forze per rimanere stupiti da quanto successo. Non si parla di un colpo a vuoto, non si parla di una sessione di mercato andata male, qui si parla dello stesso film visto e rivisto ogni anno, un film che per i tifosi laziali assume i contorni di un capolavoro Horror che consacra alla mala-regia Lotito e Tare. Già con Reja, quando la Champions sfuggì per pochissimi punti, la società decise di non intervenire sul mercato e lasciare la squadra in balia degli eventi, senza gli indispensabili rincalzi che avrebbero dato l’ampiezza adeguata alla rosa a disposizione di mister Edy ed oggi, 3 febbraio 2015, la metà biancoceleste di Roma si ritrova nei bar, sul tram, in ufficio o a scuola per parlare dell’ennesiama e disastrosa inerzia della società.
CAPITOLO USCITE: Sorride il “Tata” Gonzalez che approda al Toro. Finalmente l’uruguaiano potrà trovare (Ventura permettendo) la continuità che gli è mancata da quando Pioli siede sulla panchina della Lazio. Lui è un mediano di corsa, tanta quantità e sudore per coprire tutto il centrocampo, inevitabilmente la mancanza di minuti mortifica quelle che sono le sue caratteristiche. Non vuole neanche perdere contatto con la propria nazionale, cosa che sarebbe inevitabilmente successa non giocando. Si trasferisce in Piemonte con la formula del prestito. Si era provato anche a piazzare Konko alla Fiorentina che necessita di un terzino destro. I Viola ci hanno pensato, ma poi hanno deciso di rifiutare il giocatore in prestito con obbligo di riscatto. Ledesma invece rimarrà alla Lazio. L’Inter pensava concretamente al giocatore ma poi si è tirata indiestro difronte al milione chiesto da Lotito. Nulla di fatto quindi, Cristian – come affermato dal suo procuratore Vincenzo D’Ippolito – onorerà il contratto e a fine stagione andrà all’estero.
SOLUZIONI INTERNE:
Ora non ci resta che capire come farà Pioli a gestire l’attacco. Klose – a segno nella tragica trasferta di Cesena – non può reggere l’attacco da solo fino a fine stagione. Il sostituto naturale sembra essere Bryan Perea che però desta i soliti dubbi espressi anche la stagione passata. Mauri sicuramente verrà impiegato nella posizone di “falso nuove”. Posizione che a quanto sembra verrà ricoperta anche dallo stesso Ederson quando ce ne sarà bisogno. Invece le “frecce” laterali a disposizione di Pioli sono tante con Candreva, Keita, Anderson, Lulic (quando rientrerà dall’infortunio) e Mauri (quando non agirà da punta centrale). Dopo la brutta trasferta in terra emiliana la Lazio è quindi obbligata a ripartire per non vedere il Napoli allungare definitivamente le mani sul terzo posto che vale la Champions, toccherà al mister non far rimpiangere a tutti l’ennesima mancanza della società.
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