MAURI1. Non c’è traccia del denaro, né delle scommesse. Dopo due anni d’indagini, dell’alterazione del risultato delle partite non si ha prova per quanto concerne:
a. Quali giocatori abbiano partecipato (impossibile cambiare il risultato di una partita con un solo giocatore.)
b. Dove sia finito il denaro scambiato
c. Dove siano le scommesse effettuate.

2. Mauri e Zamperini si incontrano a Formello: le prove che fu per dei biglietti omaggio. L’incontro a Formello tra Mauri e Zamparini, pilastro dell’accusa, si è verificato per la consegna di biglietti di una partita di calcio della Lazio, come sempre dichiarato da Zamperini. Il cellulare di Zamperini, infatti, durante la partita, tra le 17.30 e le 20, allaccia la cella adiacente allo Stadio Olimpico. L’incontro, quindi, nel quale si sarebbe organizzata in soli tre minuti una combine di cui non è stata fornita alcuna prova, ha riscontri che ne dimostrano la natura assolutamente ordinaria e lecita.

3. Mauri non incontra Ilievsky. Sempre a proposito dell’incontro del quale l’accusa ipotizza la natura truffaldina, l’allaccio di Ilievski sulla cella di Formello è confermato da Zamperini. Ilievski era nella sua macchina e non è entrato a Formello, quindi non ha incontrato Mauri. Non ci sono testimoni che possano provare che l’ipotesi dell’accusa sia vera.

4. Costruzioni illogiche: gli indagati usano decine di sms ma si sposterebbero da Formello all’albergo del Genoa a 110 km/H per incontrarsi poco più di un minuto. Il Procuratore Palazzi lega l’incontro a Formello, che come spiegato nel punto 2 era dovuto ad una consegna di biglietti, all’organizzazione di una combine della quale Zamperini informò, dopo 12 minuti, il giocatore del Genoa Milanetto nell’Hotel in cui alloggiava il Genoa. Due cose non si spiegano nella versione del Procuratore:
a. Perche’ si organizzi un incontro fisico per combinare un match piuttosto che un SMS, l’uso dei quali era evidentemente massiccio in quei giorni. L’incontro fisico è molto più facilmente spiegabile con la consegna dei biglietti provata dalla difesa di Mauri.
b. Perché Zamperini dovesse rischiare un incidente o una multa per coprire 17,5 chilometri in 12 minuti quando avrebbe potuto informare Milanetto con un SMS.

5. La scheda “protetta”: se un indizio ha un’ambivalenza d’interpretazione, allora non è un indizio. Riguardo alle scommesse di cui Mauri si sarebbe reso colpevole, il Procuratore Palazzi usa come indizio l’uso di una scheda “segreta”, quella di Samantha. Mauri ha dimostrato durante il dibattimento che quella scheda fu usata per effettuare numerose scommesse sul tennis e sul basket, come da lui sempre dichiarato, ma mai per scommesse sul calcio. Riguardo alle presunte menzogne di Mauri (“disse di non conoscere Aureli”), le carte processuali dimostrano il contrario. Questa è una vera invenzione del Procuratore Palazzi, poiché Mauri dice di conoscere Aureli fin dal primo interrogatorio. Altra invenzione del Procuratore: Mauri è accusato di aver mentito sul fatto che scommetteva, perché a domanda “Hai mai scommesso sul poker?”, Mauri rispondeva semplicemente con un “No”, senza accennare a basket o tennis. Il Procuratore, che sospettava che Mauri scommettesse perché a conoscenza della scheda segreta, concluse che se non scommetteva sul poker Mauri scommetteva necessariamente sul calcio, cosa verificatasi falsa, e comprovata dai flussi sulla scheda per tennis e basket.

6. L’arresto di Mauri e la scarcerazione prima dell’esito del riesame, che avrebbe dichiarato l’arresto non valido. E’ diventato chiaro, alla luce del dibattimento, come l’arresto di Mauri (che si presentò spontaneamente a Cremona) fosse stato organizzato allo scopo di ottenere una confessione riguardo alle partite o meglio ancora al coinvolgimento della Società SS Lazio 1900. Quando fu chiesto il riesame da giudici terzi, per mancanza di prove e impossibilità di reiterare qualsiasi reato, allo scopo di evitare un giudizio positivo nei confronti di Mauri, che avrebbe fatto probabilmente cadere il processo sportivo, fu concessa la scarcerazione senza attendere l’esito del riesame. A oggi il rinvio a giudizio di Stefano Mauri, dopo due anni d’indagini infruttuose, non è stato ancora chiesto.

7. Due anni di indagini, conti messi sotto la lente: Mauri non ha nulla da nascondere. Ora è chiaro anche che il procedimento sportivo contro Mauri si basa soltanto su indizi. La Procura di Cremona è evidentemente ancora nella situazione di un anno e mezzo fa, e senza prove non può esserci condanna. Lo stesso Palazzi, nella sua requisitoria, conferma indirettamente più volte: “Il fatto che non ci sia un contatto diretto tra Mauri e gli organizzatori non prova molto”. Certamente non prova neanche che ci sia stato illecito. “Il fatto che non ci siano tracciati di scommesse di nessun rilievo, non prova troppo e non merita considerazione.” Certamente per l’accusa sarebbe stato meglio se le scommesse si fossero trovate. Inoltre ricordiamo che la spasmodica ricerca dei soldi, arrivata fino all’estero con rogatorie, in due anni ha prodotto solamente un conto NON cifrato destinato ai genitori e di molto antecedente ai fatti qui discussi.

8. La Lazio non può essere punita: i precedenti di Napoli, Bari, Atalanta. La Lazio, in questo, non ha giocato alcun ruolo e la sua penalizzazione non sarebbe né giusta né coerente poiché il Bari, implicato pesantemente, ha patteggiato un punto, il Napoli non ha ottenuto alcuna penalizzazione nonostante Gianello sia un reo confesso. L’Atalanta, inoltre, ha preso 6 punti ma sempre con un reo confesso e prove schiaccianti. Il calciatore Ranocchia, per finire, è stato scagionato da Palazzi per “mancanza di riscontri esterni”. Non si vede quali siano i riscontri esterni che dimostrerebbero il coinvolgimento di Mauri.

9. Nessuna omessa denuncia: non c’è traccia di illecito. In quest’ottica l’omessa denuncia sarebbe un ulteriore errore giudiziario. Non c’è prova di alcun illecito, non c’è’ prova d’illeciti non solo in cui Mauri sarebbe coinvolto, ma del quale lui fosse a conoscenza.

10. Gervasoni, l’accusatore di Mauri, è inattendibile per il TNAS. Contro Mauri c’è solo la parola di Gervasoni, un pentito screditato dal massimo organo di giustizia sportiva (TNAS), che riferisce, cambiando versioni che diventano più incriminanti di volta in volta, cose apprese solo per sentito dire (de relato).

LAZIONET



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