305088_459994854045634_230003894_nLe “minenti” erano popolane romane, per la maggior parte lavandaie o erbivendole, uno dei vecchi mestieri che si faceva a Roma quando il Tevere era “biondo” ; nella zona dei Banchi e di ponte Sant’Angelo ; con i loro cestoni di vimini ricolmi di biancheria.

Ma anche in appositi luoghi pubblici attrezzati per lavare i panni, creati nella Roma dell’ottocento, bello un quadro nel museo di Roma in Trastevere che dipinge in maniera fotografica uno scorcio di quei tempi

Figure tipiche della romanità, per la loro mordacità e di una femminilità dirompente, cantate da una canzone della compianta Gabriella Ferri, colei che diede la voce a Roma come la Magnani(tifosa Laziale).

Dirette antagoniste delle portinaie, delle lingue da riporto, un vero “taglia e cuci” dei rioni ; era un giornale orale che correva per tutta Roma ; con i motteggi salaci sui vari malcapitati.
Anche se il mestiere è decaduto, il cicaleccio è una attività che non soffre il tempo, ma si tramanda nei secoli, difatti è tipico romanesco dire quando uno parla troppo :”me sembri nà lavannara”.

Adesso, quello che era un mestiere, è fatto in casa con delle macchine infernali, e non si sente più quella fraganza di lavanda e sole di una volta, ma si è guadagnato in fatica e reumatismi…Ecco cosa rappresentava la donna sul simbolo della ssLazio 63-64..ma ovviamente i riommanisti nn essendo veri romani nn lo sapevano e l’avevano ribattezzata “ciociara”…Noi oltre…

Paolo Ave Lazio – NATI DA NESSUNA FUSIONE



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