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L’obiettivo di Perea :” Ripetere l’esultanza di Sofia “
In campo lo riconosci subito. La cresta tutta particolare aiuta nel distinguerlo anche nelle resse più affollate in area di rigore. I 189 cm di altezza hanno lo stesso effetto. Ma soprattutto, è il suo modo di stare in campo, la sua aria apparentemente timida, ma che nasconde una carica agonistica esplosiva. Brayan Pereasta prendendo piano piano confidenza con il calcio italiano, da alunno cerca di seguire e apprendere gli insegnamenti del Professor Klose. E intanto si gode lo spazio che mister Reja gli sta di volta in volta riservando. È un Perea contento di quanto realizzato finora, quello che si racconta ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7.
Stai dimostrando di avere grande ritmo e movimento…
Quando non riesco a segnare cerco di essere utile alla squadra nel pressing, per mettere pressione agli avversari.
Anche a livello realizzativo hai una buona media, te lo aspettavi?
Non ho l’occasione di giocare sempre visto che c’è Klose, ma quando lo faccio cerco di fare il meglio.
Ti consiglia Miro sul modo di giocargli attorno?
Io e lui parliamo tanto e mi insegna tante cose. Quando c’è lui gioco un po’ più dietro.
Ti troveresti bene a giocare da esterno in un tridente?
Lo posso fare, ma non è la posizione che preferisco. Mi è sempre piaciuto stare al centro, non rendo bene sull’esterno ma se me lo chiedono gioco ovunque.
Ti piace più segnare o fare assist? “Tante volte ho segnato di meno perché ho fatto assist, mi piace mettere il compagno nelle condizioni di segnare. Ma mi piace ancora di più fare gol”.
Ci racconti l’esultanza dopo il gol in Europa League? Che rapporto hai con i tifosi?“L’ho sempre detto da quando sono arrivato. Lo sapevo che non mi conoscessero, era normale. Sono giovane e arrivavo dalla Colombia. Ma attraverso i social mi hanno dato il benvenuto. Questo mi ha fatto sentire bene, perché certe volte in Colombia non era facile. Ma dal primo giorno in cui sono arrivato mi hanno fatto sentire bene, questo mi è piaciuto e quando entro in campo per rispetto a loro devo dare tutto. Quanto come ai miei compagni”.
Hai un parastinco particolare con la frase di tua mamma “vamos a la cancha Coco”… “Mamma quando ho iniziato a giocare a calcio ha sempre creduto in me. Devi sentirti sempre il migliore per te stesso – mi diceva – e quando entri in campo aiuta il compagno e fai sempre il meglio per la squadra e per te”.
Come ti trovi con il gruppo? “Il gruppo è magnifico. Mi hanno parlato tanto, sono giocatori di tanta esperienza. Gonzalez, Miro, Radu, Konko, Lorik. Sono sempre stati insieme a me, parlandomi. Mi hanno aiutato tanto. Poi con i giovani come Keita e Felipe scherziamo sempre. Keita come un fratellino piccolo? Sì, ma sembra più vecchio di noi [ride, ndr], parla sempre e scherza. Con loro siamo sempre allegri. Abbiamo festeggiato il compleanno insieme, mi hanno fatto una sorpresa. Siamo andati a Ponte Milvio ma io non sapevo che stessero là. Mi hanno fatto una bellissima sorpresa”.
Quanto è stato importante vincere a Firenze? “Con la vittoria sappiamo che possiamo andare avanti in Serie A, peccato per la sconfitta in Bulgaria perché abbiamo dato tutto. È colpa nostra se stiamo fuori, abbiamo fatto tutto noi nonostante fossimo in vantaggio. Ma il calcio è così, pensiamo alla Serie A adesso e con questa vittoria possiamo stare meglio in classifica”
Con l’Atalanta il tuo primo gol, ora la riaffronti. Pensi al bis? “Io penso sempre a segnare. Se c’è la possibilità bene, se è di nuovo l’Atalanta non fa niente. Però prima pensiamo a fare un lavoro bene, una partita bella e prendere tre punti. È più importante”
Tanti colombiani in Serie A… “È importante per noi. Per un giovane giocatore colombiano, se quelli già in Europa fanno bene vuol dire che altri giocatori potranno arrivare qua. La Nazionale? Tutti aspettiamo quella chiamata. Devo fare un bel lavoro qua, poi devo aspettare e sperare”.
Della “covata” Under 20 sei quello che si è messo più in mostra… “Dipende tanto dal mister e dall’approccio a un nuovo tipo di calcio. Non è facile, ma dobbiamo imparare velocemente. Si gioca ogni giorno, bisogna essere preparati perché se il mister dice che devi giocare lo devi dimostrare in partita. Non puoi aspettare. Se fai una partita bene poi può arrivare un’altra opportunità”.
Reja cosa ha portato? “Ha portato fiducia. Ho visto che gli altri compagni gli volevano bene. Lui parla sempre di impegnarsi e fare le cose bene, mi è piaciuto. Quando vai in campo non ti dice tante cose ma il giusto. Se fai la cosa giusta ti dà sempre appoggio”.
La tua migliore prestazione? “Mi è piaciuto in Bulgaria. Nel primo tempo non mi sentivo così bene, poi ero più tranquillo perché ho toccato un po’ di palloni e ho fatto il gol con relativa esultanza. Ma anche con il Parma è andata bene, quando ho fatto doppietta”.
Quali sono le difficoltà del calcio italiano? “Qui il calcio per il centravanti è più difficile: devi stare sempre attento. Le squadre sono chiuse, ed è difficile che un attaccante segni 3 o 4 gol. Ma quando capita l’opportunità devi sfruttarla perché poi è difficile che si ripresenti l’occasione”.
Vuoi mandare un messaggio ai tifosi? “Per i tifosi dico che il loro aiuto è importante. Come quando vai al campo e lo stadio è pieno con la gente che ti sostiene. Questo per il giocatore è molto importante. Sappiamo che sono un po’ arrabbiati, a ragione. Ma vorremmo che fossero in tanti allo stadio per questo finale di stagione”.
Speriamo di vedere altre esultanze con i tifosi… “Quando segni e senti che la gente esulta, vai da loro. Non importa se arriva il cartellino. È il bello del calcio, quando esultano loro tu esulti con loro. È questo l’importante”
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