Intervista al Presidente della Lazio: Lotito parla di Baroni, Formello e del futuro del club
Foto Cafaro Gerardo/LaPresse 11 10 2014 Salerno (Italia) Stadio "Arechi" sport calcio Salernitana vs Savoia Campionato italiano di calcio Lega Pro girone C 2014/2015 Nella Foto: Claudio Lotito Photo Cafaro Gerardo/LaPresse 11 10 2014 Salerno (Italy) "Arechi " Stadium sport soccer Salernitana vs Savoia Italian Football Championship League Lega Pro group C 2014/2015 In The picture : Claudio Lotito

Lotito ai microfoni di ” Il Fatto quotidiano” si racconta da quando prese la Lazio all’acquisizione di Alitalia

L’intervista di Claudio Lotito al ” Il fatto quotidiano”. Il presidente della Lazio si racconta da quando prese la Lazio ai suoi impegni attuali.

Acquisizione Lazio

«Presi la Lazio, oramai 15 anni fa, con 550 milioni di debiti mi chiusi là dentro e giorno e notte a sfogliare le voci di costo e limare. Rateizzazione con il Fisco? Ho utilizzato le norme e pago puntuale. E non mi sono mai messo in tasca un gettone di presenza, mai dato un emolumento come presidente. Ora la Lazio è costruita sul cemento armato. Se Lotito fa mille cose è perché lavora tantissimo. Non ha hobby. Ventuno ore al giorno. Io proprio non posso dormire oltre, ho troppo da fare. Quindi per una evenienza aritmetica faccio più cose di quanto gli altri riescano a fare. E mi porto avanti». 

Lotito al Senato?

«Nuovo Senatore? Io me lo auguro ma non so nulla. Sono stato stimolato a candidarmi da amici e l’ho fatto, come sa, per il bene comune. Il mio riferimento è ai doveri dell’uomo giusto e saggio, alla Repubblica di Platone. L’immunità parlamentare il suo obiettivo? Non ho bisogno, non ho preoccupazioni, non ho di questi problemi. Se mi impegno in qualcosa non mollo». 

Alitalia e la proprosta

  «Con Alitalia c’è un milione e rotti di euro di perdite quotidiane, un’azienda ai minimi termini. In Italia c’è una moltitudine di prenditori. E un sacco di magnager. Scriva bene: prenditori e non imprenditori, magnager, non manager. Mi piacciono gli sport estremi, non so fare altro che lavorare. Ho tanto da fare che posso dormire solo tre ore a notte. Faccio cose, anche di notte. Sento che non è un’azienda morta, prima di dichiarare il fine vita si può provare a fare qualcosa. Se dovessi prenderla conterei anche le matite. Mi farei una brandina in azienda, perché certo uno non può andare a dormire a casa sennò perde tempo». 



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