Guai a dire che la Lazio giocherà a casa la prossima Supercoppa Italiana: “Lo stadio del Coni non è di proprietà di nessuna società – giura Lotito a Radio Radio – e la Lega ha avuto l’interesse di strutturare questa manifestazione nella maniera più appetibile, come accaduto per la Coppa Italia”. Quella della storia: “Ho apprezzato il fatto che la tifoseria romanista abbia riconosciuto il nostro merito sul campo. Non è stato discusso il risultato, senza alcuna polemica”.
Che continua invece ad esserci da anni per l’assenza di uno sponsor sulle maglie biancocelesti: “Se avessimo avuto offerte importanti, non le avremmo declinate. Non sminuisco il valore del nostro marchio, solo per avere uno sponsor. Ci dev’essere un valore economico, ma anche morale. Col Tottenham siamo scesi in campo con la scritta No Razism per far capire chi è la Lazio”.
E cosa è diventata: “Ribadisco, l’ho presa al funerale, contavo di portarla in coma irreversibile, invece l’ho trascinata ai trionfi. La nostra politica è fare i passi secondo le nostre gambe, con un incedere progressivo. Attraverso il merito e l’organizzazione si raggiungono risultati duraturi, che vengono vissuti anche con più orgoglio e soddisfazione, perché sono frutto di sacrifici”. Di tutti. Soprattutto della pazienza dei tifosi laziali.
Cittaceleste.it
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