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LOTITO

Ospite della trasmissione ‘Il processo del Lunedì’, in onda su Rai Sport1, il presidente Claudio LOTITO torna a parlare della situazione in casa LAZIO e della contestazione dei tifosi nei suoi confronti: “Quando l’ho presa la Lazio aveva 550 milioni di debiti. In tre anni ho dovuto pagare due squadre”, sono le sue parole di esordio. Di seguito il resto delle sue dichiarazioni:

Stante l’attuale situazione pensa di avere più passato o più futuro in questa squadra?
Io sono abituato a guardare sempre al futuro, soprattutto per una tifoseria sana. Al di là degli atteggiamenti di alcuni, che sempre mi hanno osteggiato, nonostante queste difficoltà io voglio ricordare che la Lazio a livello di settore giovanile ha il ranking Uefa più alto e il prossimo anno porteremo in Prima squadra 4 giovani. Da questo punto di vista abbiamo riacquistato credibilità. Io sono abituato a proettarmi nel futuro, mai nel passato. Quando siamo usciti con il primo numero della rivista ufficiale, c’era il mio volto in copertina, accompagnato dalla dichiarazione “Io sono colpevole”. Di essere troppo attaccato a questa società, di aver curato la solidità della squadra, magari non regalando sogni. Ma questo non significa mancanza di un progetto. Abbiamo sempre permesso alla squadra di trovarci nei primi 5-6 posti, senza tralasciare la gestione economica”.

Sullo stadio di proprietà
“Penso che attraverso lo Stadio di proprietà si possa raggiungere l’autonomia gestionale. Io voglio che quella struttura rappresenti la casa dei tifosi. Ho preso l’impegno già 9 anni fa quando nessuno parlava di stadi. La data non dipende da me ma dalle amministrazioni. Io vorrei ricordare ai tifosi che l’intervento di esterni possa risolvere o stravolgere la società che avrà sempre quei ricavi. Non entrando allo stadio i tifosi hanno fatto il danno alla Lazio non a Lotito”.

Sulla contestazione
“Con la Coppa Italia innalzata mi tiravano le monetine. Sono sempre stato considerato un elemento estraneo dove regna un’altra mentalità. Accetto le critiche, ma quelle non prevenute. Se a fine campionato lo giudicheremo deludente, le critiche le capisco, ma bisogna aspettare a giudicare e criticare. Una squadra fallita, poi risanata, che detta l’inizio del rinnovamento calcistico, con una catena di negozi ufficiale, una radio e un canale televisivo ufficiale… Evidentemente il fatto che occupiamo alcuni spazi non è gradito a certe persone… E’ stato detto, da chi si cimenta senza conoscere o senza avere la capacità di capire un bilancio, che ho venduto Hernanes, che l’ho costretto ad andare via. Che addirittura l’ho chiamato la mattina stessa per pregarlo di assumersi tutte le colpe. Io Hernanes non l’ho mai chiamato, in tutto il tempo della sua permanenza a Roma. Poi lui ha spiegato, infatti, che non era costretto da nessuno, voleva semplicemente un’esperienza nuova. Io sono per il dialogo, le persone perbene le rispetto, la critica costruttiva l’accetto. “La prima squadra della capitale” messo così in evidenza, è stata un’idea di un tifoso. L’aquila prima del match anche. La Lazio ha appena comprato un pullman, cerchiamo di colmare il gap economico con il senso d’appartenenza al club”. 

Sull’affluenza negli stadi
“La riduzione drastica dei ricavi da stadio investe tutto il sistema del calcio italiano: motivo economico congiunturale del sistema paese, disaffezione generale per la televisione e stadi di poco appeal, neanche per la partita di Coppa Italia lo stadio era pieno e lì non si può certo parlare di problema Lotito. Anche altri club hanno lo stesso problema. I prezzi che ho praticato sono quelli di dieci anni fa. Altre squadre fanno molto di più. Quanti sono gli abbonati? Non 20mila, 11mila perché è come se avessi regalato abbonamenti a 9mila. Quando dite che sono tanti a Lazio-Sassuolo è una bugia”.

Sulla volontà di lasciare il club al figlio
“Io sono un uomo di pace ma anche irremovibile davanti alcune decisioni. Le persone per bene io le rispetto come le critiche costruttive. Il fatto di dare la Lazio a mio figlio? È per sottolineare la certezza del futuro. Io non sono transeunte. Ragiono in termini di spirito di servizio per dare l’opportunità alla gente di sorridere, cosa che non è più abituata a fare. Quando si perde la colpa è di Lotito quando si vince è di Lotito. Io le colpe me le prendo. L’inno della Lazio è ‘Non mollare mai’ l’ho fatto mettere io prima delle partite. Chi lo ha fatto adesso mi critica”.

Un messaggio ai tifosi
“Io il dialogo l’ho sempre avuto. Rispondo a tutte le lettere, anche a quelle che mi vengono da parecchi penitenziari. Ma lo faccio in silenzio. Ho trovato gente che non credeva che un  presidente potesse essere sensibile a certe tematiche. Io sono un cattolico praticante che ha ben presente il rispetto dell’essere umano nella sua interezza”.

Sulle parole di Reja: “Non si può andare muro contro muro”
“Io non vado muro contro muro. Sono irremovibile verso chi fa critiche strumentali. Io sono il papà di questa grande famiglia… lasciare la Lazio a mio figlio? Non era mica una frase di sfida: ma una frase che da certezza al futuro di questa società. Io da quando sono diventato presidente della Lazio ho avuto solo guai. Chi me lo fa fare? Io lavoro con spirito di servizio: ho l’obbligo di proiettare questo club nel futuro. Io ho sempre chiesto a tutti un percorso di crescita e agli atti di forza mi contrappongo con la legalità”.

Sulla chiusura ai “vecchi” Laziali
No. altro errore. Lovati ad esempio aveva accesso totale a tutto, possono confermarlo tutti”.

Sui prossimi acquisti
Qui ho una lista di acquisti. Ma in questo momento non è consentito parlarne, sarei deferito. Acquisteremo in più reparti, uno dei nomi è già conosciuto. Saranno acquisti di grandi livello. Ma non si compra tanto per compeare, qui c’è un progetto. Lo scudetto della Lazio nel 2000? Beh una parte è anche mio, visto che l’ho pagato io…”.

Sullo scudetto
“Lo vince la Juve”

Sul secondo posto
“Il Napoli”

Il terzo
“Non lo so”.

Sull fairplay finanziario
“Quello che fanno gli altri non lo so. So che noi lo rispettiamo. Poi vedremo che succederà a chi non lo sta rispettando”.

Sullo sponsor
“Ma se io devo vendere uno sponsor ad una cifra irrisoria, è preferibile che questa somma sia utilizzata per opere benefiche. C’è qualcuno che ha uno sponsor importante da proporre? Ben venga. Se gli altri svendono affari loro. Quanti soldi vale la maglia della Lazio? Beh c’è chi prende 10, 15, 18. Ripeto, io non svendo”.

Lei sta per celebrare il decennale della sua presidenza. Perchè non incontra uno di questi tifosi che mette il cartello “O lui o noi” e non gli da le chiavi della società?
“Perchè sarebbe un fallimento. La Lazio è un patrimonio, di tutti. Voglio tranquillizare i tifosi: ma voi pensate che io lavori contro la Lazio? Non scherziamo. Se finiremo sotto la Roma in classifica? Beh, loro sotto di noi ci sono stati parecchio, respirando per altro solo l’aria di Roma…”

LAZIONEWS



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