FINE LOTITO

Astori sì, Astori no. Astori alla Roma. Cronaca di un 23 luglio che definendo rovente si rischierebbe di sminuire. Rovente per le cronache, tragicomico per quanto riguarda il mercato della Lazio. L’acquisto del centrale sembrava ormai fatto, questioni di dettagli da limare domani in occasione dell’assemblea di Lega in programma a Milano. Poi una chiamata di Lotito a Marroccu per comunicare che a 7 milioni la Lazio non sarebbe arrivata. Una retromarcia che ha mandato su tutte le furie il giocatore che ha deciso, dunque, di rinnovare con il Cagliari e poi accettare l’offerta della Roma. Più alta e quindi più remunerativa per il club sardo. Shock a Formello, Lazio spiazzata e senza armi per rispondere allo scippo romanista. Uno smacco indelebile, altra picconata sulla frattura già profonda tra società e tifoseria. Non basteranno cento comunicati per giustificare l’attendismo lotitiano, non basteranno altre mille parole per lavare la macchia dell’ennesima strategia di mercato rivelatasi fallimentare. Lotito e Tare hanno aspettato, convinti di essere i soli sul giocatore. Errore fatale. Sono stati bruciati da chi il mercato lo conosce da anni e sta dimostrando, nelle ultime due stagioni, di essere in grado di acquistare e soprattutto cedere come pochi altri sono capaci di fare: Walter Sabatini. Il problema, però, è un altro e dovrebbe far riflettere. Se il presidente Lotito non è disposto a spendere 7 milioni per acquistare uno dei migliori difensori del panorama nazionale, perno sul quale si sarebbe dovuta ricostruire una difesa disastrata, allora vuol dire che le parole non sono altro che parole, significa mettere una pietra tombale su ogni sogno di concorrere per l’Europa, vuol dire spezzare le ali a ogni tipo d’ambizione. Lo dica chiaramente Lotito, non spari sui procuratori, sui colleghi presidenti o sul giocatore come fece in occasione delle trattative sfumate per Yilmaz, Honda, Felipe Anderson e compagnia: si prenda le proprie responsabilità, ammetta di aver sbagliato strategia. Lui, cattolico praticante, rammenti la parabola citata nel Vangelo di Luca e non guardi la pagliuzza nell’occhio altrui, ma si focalizzi sulla trave che occupa il suo. Ammettere la propria colpa, prendersi le proprie responsabilità davanti al popolo, servirebbe più di qualsiasi comunicato. Utili soltanto per creare una maschera alla quale nessuno ha mai creduto. Ma intanto il 24 luglio è alle porte, alla fine del ritiro manca poco e Pioli ancora non ha potuto lavorare con quelli che saranno i centrali titolari della prossima stagione. Astori è sfumato, De Vrij aspetta notizie, ma anche su questo fronte la concorrenza è folta e agguerrita (avvisiamo la Lazio, se mai non se ne dovesse essere accorta). Per ora a disposizione ci sono Ciani, Cana e Novaretti. Un trio che la Lazio ha provato a offrire al Cagliari nell’affare Astori. Tre rifiuti. Non proprio i perni dai quali ripartire. 

LALAZIOSIAMONOI



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