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Lotito risponde ai contestatori :” Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? “
Cominciamo subito con Cicerone e con la sua “lingua madre”?
«Per me il latino ha un valore icastico e lo ritengo il mezzo migliore per comunicare anche contro l’ignoranza di quei “soliti noti” che vogliono farmi sentire di troppo in casa mia, ergo alla Lazio».
Chi sono? Per caso quelli che la chiamano “Lotirchio” e le inviano ogni giorno minacce di morte?«Si tratta di fantomatici “gruppi”, una trentina di persone, che da tempo manipolano frange oltranziste della tifoseria laziale, le stesse che mi lanciavano monetine anche la sera della vittoria della Coppa Italia. Questi istigatori di violenza mi costringono a vivere sotto scorta della polizia e tra le tante illazioni che hanno fatto circolare ad arte, c’è anche quella che io avrei messo in vendita la Lazio. Hanno fissato pure il prezzo, 140 milioni di euro…».
Non c’è niente di vero invece?
«Pura spazzatura, alimentata da ignobili strumentalizzazioni mediatiche. Io non cederò mai la Lazio perché il sogno, da padre, è di lasciarla in eredità a mio figlio. E a chi mi accusa di “tirchiaggine” la storia insegna: Lotito non vende, semmai compra».
Però ha appena venduto Hernanes e non ha fatto molto in un mercato in cui persino il Sassuolo a gennaio ha comprato 12 giocatori…
«Passare all’Inter è stata una precisa volontà di Hernanes, l’ha dichiarato lui stesso. Il Sassuolo compra per salvarsi e poi il record di acquisti ce l’ha il sottoscritto: estate del 2004, presi 9 giocatori in un solo giorno. Ma un certo tipo di tifoso ha la memoria corta e contro l’irriconoscenza è necessaria la più grande misericordia».
Un velo misericordioso anche per quei calciatori che “rifiutano” il trasferimento alla Lazio?
«Chi ha scritto e detto che ci sono giocatori che hanno rifiutato la Lazio verranno perseguiti penalmente, perché asseriscono il falso. In primis, quelli che sostengono che Quagliarella mi ha detto di “no” in quanto l’avrei obbligato a decurtarsi del 50% l’ingaggio. Mai parlato con la Juve, né con il giocatore».
Dicono il falso anche gli osservatori stranieri che additano le Curve di Lazio e Roma come le più razziste e violente d’Europa?
«Io parlo solo della Curva della Lazio e so per certo che gli ispettori Uefa sono consapevoli che si tratta di reminiscenze precedenti alla attuale società, la quale ha messo in campo tutte le misure possibili a tutela dei valori civili e sportivi che per quanto mi riguarda si richiamano alla tradizione dei valori cristiani».
Intervallo religioso: come è stato l’incontro con papa Francesco?
«Strabiliante, specie per la capacità di introspezione che possiede papa Bergoglio. Se potessi lo incontrerei tutti i giorni, magari anche per chiedergli conferma di quella voce che mi è arrivata – sorride – …Pare che il Santo Padre avrebbe una “forte simpatia” per la Lazio. Se fosse vero, per me e per il nostro club sarebbe un arricchimento spirituale incredibile».
Anche Petkovic aveva forti valori spirituali: volontario della Caritas in Bosnia. Era il suo pupillo, poi cosa è successo?
«Un allenatore all’interno della Lazio è qualcosa di più di un dipendente, perché con il suo lavoro può essere un valore aggiunto o arrecare un danno alla società. Petkovic mi aveva assicurato che non c’erano trattative in corso tra lui e la federazione svizzera… I fatti l’hanno smentito, è venuta meno la fiducia, ed ecco spiegata la risoluzione del nostro rapporto».
La Lazio con Reja è ancora imbattuta in campionato, vuol dire che Lotito ha avuto ragione per l’ennesima volta?
«Come mai Reja sta facendo dei risultati positivi con gli stessi giocatori che aveva a disposizione Petkovic? La riposta io ce l’ho: perché il calcio è uno sport di squadra e quando tutte le componenti sono animate dalla stessa chimica, i risultati arrivano».
E’ rientrato Stefano Mauri Mauri: ma che idea si è fatta dell’ultimo scandalo del Calcioscommesse? «Che la Lazio è stata colpita indirettamente con lo stop di un suo tesserato, ma la società è risultata totalmente estranea. E anche contro Mauri, da quanto è emerso, mi pare che più che basarsi sulla sostanza dei fatti ci sia stato un processo indiziario».
Alcuni… indizi, porterebbero alla possibile acquisizione della Roma da parte dei “cinesi”. La Serie A rischia di finire sempre più in mani straniere?
«Gli imprenditori che sono arrivati finora dall’estero mi pare che siano tutti attratti da sedicenti interessi economici, più che da reale passione per il nostro calcio. Non so se i cinesi vogliono comprare, alla Roma comunque cambia poco, ha già una proprietà americana. Io amico di Pallotta? L’ho visto due volte in tutto…».
Walter Sabatini, nel 2004 lei lo vedeva tutti i giorni, era il suo direttore sportivo, ora sta facendo le fortune della Roma…
«Il fatto che l’avessi ingaggiato dieci anni fa dimostra che già sapevo scegliere i dirigenti più bravi. È stato lui che nel 2008 ha deciso di andarsene, e all’epoca scelse il Palermo…».
L’Olimpico anche per Lazio-Roma fa fatica a riempirsi, ma a quando il nuovo Stadio delle Aquile?
«L’attuale disegno di legge sugli stadi non consente di realizzare un impianto di proprietà del club. L’Udinese ce l’ha fatta? Sì ma Pozzo ha speso 25 milioni di euro, io per farlo a Roma dovrei trovare 200 milioni e al momento esistono ostacoli bancari, strutturali ed urbanistici, insormontabili».
Se la Roma dovesse vincere lo scudetto, non teme contestazioni per cui la sua pazienza cederebbe?
«Io non temo i successi degli altri, ma penso solo a quelli nostri. Il derby vinto nella finale di Coppa Italia, rimarrà alla storia e per me vale più di dieci scudetti. Perciò, a chi continuerà a volere il mio male, e quindi quello della Lazio, stavolta non rispondo in latino ma con “e il Piave… anzi il Tevere, mormorò: non passa lo straniero”».
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