Ebbene si, parliamo proprio di un terzo scudetto per la compagine biancoceleste, il titolo in questione è quello del 1914-1915 che, visto lo scoppio della prima guerra mondiale, la FIGC assegnò al Genoa praticamente d’ufficio. Ed è proprio su questo punto che Il Tempo ha lanciato questa mattina la campagna per l’assegnazione del terzo scudetto alla Lazio.
Il 23 maggio 1915, infatti, la FIGC, convinta dal Governo, decretò “l’immediata sospensione del campionato”, a causa dello stato di guerra in cui si stava trovando l’Italia. All’epoca, prima dello stop forzato, i biancoclesti, dopo aver superato senza grossi problemi la prima fase di qualificazione, erano saldamente in testa al girone dell’Italia Centrale. Mancava un solo turno, che la Lazio avrebbe dovuto disputare in casa contro il Lucca, ultimo in classifica. La situazione nel girone dell’Italia Centrale era la seguente: Lazio 8 punti , Roman e Pisa 6 punti , Lucca 0 punti. Molto probabilmente la Lazio avrebbe potuto giocare la finalissima nazionale, perché il Roman (che poi avrebbe dato vita, da una fusione di più società, alla Roma) quasi certamente non avrebbe raggiunto la squadra biancoceleste, dovendosi giocare la seconda posizione contro il Pisa e certamente il cammino biancoceleste non poteva essere impensierito dai principianti napoletani.
Il campionato all’epoca era diviso in due gironi. Nell’altro, quello dell’Italia Settentrionale, il Genoa, già campione d’Italia per ben sei volte, era al comando della classifica, che recitava Genoa 7 punti , Torino e Internazionale 5 punti e Milan 3 punti. Al momento della sospensione causa guerra, però, il Genoa non poteva ritenersi affatto sicuro di aggiudicarsi il campionato. C’era una finale con la Lazio da disputare. Ma la FIGC assegnò, lo stesso, lo scudetto alla squadra di Genova, senza tenere per nulla in considerazione che anche la Lazio era arrivata prima nel girone centro-meridionale. Il motivo fu il divario che esisteva in quell’epoca tra le squadre del nord e quelle del sud, che negli anni precedenti non erano mai riuscite nell’impresa di battere una squadra del nord e vincere lo scudetto. La Lazio venne così ignorata e il titolo assegnato al Genoa basandosi solo sull’andamento dei campionati precedenti. Nonostante le proteste dei dirigenti biancocelsti non ci fu nulla da fare. Proprio per questo motivo c’è la possibilità che il club biancoceleste inoltri una richiesta formale alla FIGC per rivedere la decisione e decretare lo scudetto, condiviso col Genoa, alla Lazio. Questo sarebbe il primo scudetto della storia biancoceleste e spetterebbe alla Lazio di diritto.
Il patron della Lazio, Claudio Lotito sta pensando seriamente di interessarsi a questa vicenda. Per il momento da parte della Lazio, unica società in quanto parte in causa a poter chiedere l’apertura di un fascicolo, non è stato fatto alcun passo ufficiale, ma Lotito, spinto anche da diversi tifosi, sarebbe intenzionato nei prossimi mesi a verificare la possibilità di avviare una procedura per fare chiarezza su questa situazione.
Anche il direttore Guido Paglia, con il suo fogliettone di prima pagina sul “Tempo”, si è pronunciato sull’argomento:
“Il ragionamento non fa una grinza: quello scudetto ci spetta. Ed è inutile mettersi a ridere perché nel Centenario della Grande Guerra ci devono essere solo celebrazioni molto più importanti. Le regole c’erano e l’assegnazione ex-aequo doverosa. Tanto è vero che, pochi anni più tardi, scattò senza che a nessuno sia mai venuto in mente di mutilare i “palmares” di quelle società più fortunate”.
Nulla contro il Genoa, per carità. Ma i diritti della Lazio a vedersi riconoscere quello che sarebbe stato il primo tricolore della sua storia, non si discutono. E bene ha fatto “Il Tempo” a ricordarlo e a lanciare l’assalto per ottenerlo. Lo strapotere nordista del calcio di cent’anni fa, merita un’aggiustatina.
Non è una battaglia di retroguardia, ma una questione di principio. E bene farebbe il presidente Claudio Lotito a far pesare una buona volta la bilancia della giustizia sportiva dalla parte biancoceleste. Oltretutto, alla faccia della Roman (così si chiamava già allora la seconda squadra della Capitale…)
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