Eroe: “Essere semidivino, cui una stirpe attribuisce gesta prodigiose a proprio favore.”
Eroe è il primo aggettivo che viene in mente ad ogni tifoso della Lazio quando si parla Senad Lulic. Nel Giugno del 2011, però, il suo arrivo alla Lazio passa quasi in sordina, gli occhi dei laziali sono tutti per Miroslav Klose e Djibril Cissè. Nessuno immagina, che quell’esterno bosniaco, scriverà in maniera indelebile la storia della Lazio, dei laziali e sopratutto la storia della Roma calcistica.
Lulic è un jolly preziossimo per ogni allenatore, basti pensare che nel corso della sua avventura laziale è stato utilizzato in svariate zone del campo: esterno basso, alto, mediano ed interno di un centrocampo a tre. Ma non è questo a fare di Senad Lulic un eroe.
Il 26 Maggio del 2013 a Roma c’è un aria strana, le strade sono deserte, l’Olimpico stracolmo. Si gioca infatti la finale della Coppa Italia e, a contendersi il trofeo, ci sono, come mai accaduto nella storia, le due squadre romane. La Lazio guidata da Vladimir Petkovic, arriva da una stagione a due facce. La prima parte della stagione si rivela infatti entusiasmante, mentre nel girone di ritorno i biancocelesti non riescono a confermarsi e vengono risucchiati al centro classifica. Anche dall’altra parte del Tevere, però, non c’è di che essere allegri: la Roma viene da una stagione disastrosa e sulla panchina siede il traghettare Andreazzoli. La Lazio gioca una bella partita, gagliarda, attenta. Ma mentre tutti aspettano i gol di Klose, le giocate di Candreva, gli inserimenti di Mauri è proprio Senad Lulic al minuto 71′ , a spingere in rete quel pallone, quel gol che diventerà motivo di vanto per tutto il popolo biancoceleste. “Lulic71” diventa così lo slogan di tutti i tifosi laziali, “Lulic71” diventà l’incubo dei tifosi romanisti.
Nelle ultime due stagioni però, il rapporto tra Lulic ed alcuni tifosi inizia ad incrinarsi, c’è chi lo definisce scarso, chi inutile. Ma anche Stefano Pioli, cosi come i suoi predeccessori, difficilmente rinuncia a lui. Nel suo primo anno alla guida della Lazio, utilizza l’esterno bosniaco come interno nel suo centrocampo, al fianco di Biglia e Parolo. Nella seconda parte di stagione, complice anche l’exploit di Cataldi, Lulic inizia a perdere qualche posizione nelle gerarchie. Inizia la stagione attuale da riserva e con il tormentone della vicenda rinnovo. Radu non è in forma, cosi Pioli lo rispolvera terzino e Lulic, con prove convincenti si prende il posto da titolare fisso.
Arriva però , durante un allenamento in palestra, un infortunio che rischia di segnare per sempre la vita del esterno bosniaco. Lulic rischia di perdere l’utilizzo di due dita della mano, viene operato con urgenza. L’equipe medica della Lazio, spera con questa operazione di scongiurare l’amputazione delle due falangi compromesse nel infortunio. I tifosi della Roma, o meglio, qualche idiota (i tifosi sono altri), ancora ferito e toccato dal gol messo a segno da Lulic nella storica finale tutta romana, inizia ad “ironizzare”. Fa il giro del web la frase “non c’è ricrescita”. Senad però supera l’infortunio, scongiura il pericolo amputazione e torna a disposizione del tecnico di Parma, che a sorpresa lo butta dentro nella ripresa del Dall’Ara, dove la Lazio è sotto di due reti. Lulic insieme a Klose, da la scossa alla banda laziale, ed è proprio il bosniaco a siglare il pareggio che sancisce la rimonta della Lazio. A fine partita ai microfoni dei giornalisti presenti nella mixed zone, Senad annuncia che la trattativa per il rinnovo è a buon punto e risponde con il sorriso, agli “sfottò” dei cugini romanisti: “C’è ricrescita, ma non c’è rivincita”.
All’indomani del ritorno in campo, nel giorno del suo 30° compleanno, arriva l’annuncio del suo rinnovo con la Lazio! Senad e la Lazio ancora insieme, almeno fino al 2020! Il suo gol invece, resterà eterno. Perché un eroe è eterno e “Lulic71” è per sempre!
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