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L’ultimo saluto a Diabolik. Nonostante tutto

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Al Divino Amore si è consumato l’addio a Fabrizio Piscitelli

Ben tre zone blindate e sorvegliante dai 300 uomini delle Forze dell’Ordine: il Policlinico Tor Vergata, il cimitero Flaminio di Prima Porta e in particolare la zona del Santuario del Divino Amore. Il “pericolo” del giorno, a Roma, si chiama ultras. Quanti? 100 (cento) persone autorizzate dal Questore a partecipare alle esequie pubbliche (si fa per dire) di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili, storica fazione organizzata del tifo biancoceleste, radicata nella Capitale dal 1987. Tra chi ha espresso solidarietà alla famiglia e ai laziali, anche altri tifosi da diverse zone d’Italia: Verona, Trieste, Perugia, Milano e molte altre. Il carro funebre al Divino Amore è stato accolto con un lungo applauso nella zona blindata, dove è stato permesso l’accesso solo ad amici e parenti in lista. Ad attendere Piscitelli, un enorme drappo nero con la scritta rossa ‘Diabolik’, con gli occhi simbolo del personaggio dei fumetti presenti anche su numerose magliette indossate dai presenti. Oltre agli ultras anche tanti curiosi e famiglie con bambini. “E’ uno che per come lo conosco io andrebbe solo e a piedi al funerale suo… I ragazzi del Diablo” recitava uno striscione riportante uno spezzone di “Fenomeno”, traccia del cantautore romano verace Franco Califano. E ancora: “Gli sciacalli possono pure banchettare sul cadavere di un leone, ma lui resta un leone e loro restano sciacalli”, massima di priebkeiana memoria che, insieme a qualche braccio teso, ha fatto prendere collera a qualche penna di sinistra (vedasi Repubblica). Pazienza. La Cassazione, in una sentenza simile, stabilì che non è reato e tanto basta a mettere a tacere sterili e inadeguate polemiche.

Ad ogni modo, al passaggio del feretro, si scorge anche una sciarpa dell’altra curva dell’Olimpico. Non solo familiari e laziali, dunque, ma una una folla variegata si è mossa per dare l’ultimo saluto al capo ultras ucciso al parco degli Acquedotti, tra cui ultras interisti, milanisti e veronesi dell’Hellas, a cui però è stato interdetto l’ingresso al Santuario. Presente anche Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, tifoso scomparso nel 2007 dopo un colpo di pistola esploso dall’agente Spaccarotella.

Silenzio e compostezza, interrotti da brevi cori testimoni della vita terrena da ultras di Piscitelli, hanno contraddistinto la cerimonia. Le paure di possibili scontri, rivelatesi infondate, hanno portato ad un dispiegamento del tutto inutile delle FdO, contestato anche da qualche tifoso che non ha perso occasione per rimarcare lo sperpero di risorse pubbliche.



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