«In certe occasioni non servirebbe la chiamata alle armi. Penso sempre la stessa cosa: pochi, ma buoni. La situazione degli spettatori è calata, sia da una parte che dall’altra.  Mi dispiace che di questi 20mila abbonati, ancora 7mila mancano per riempire lo stadio. Anche per questo motivo abbiamo deciso di non fare scenografie per questo derby, e forse anche per i prossimi. Non ci vogliamo sentire usati, come se si potesse spingere un bottone a comando. Oggi sei bravo e spingo verde, domani non sei bravo e spingo rosso, diventando carne da macello. A questo punto menomale che non abbiamo organizzato la scenografia, altrimenti sarebbe stato un problema per colpa di quei laziali assenti».

«Ormai negli ultimi anni, non avendo determinate entrate, non possiamo sostenere certe spese. Non possiamo fare le scenografie, non possiamo fare beneficenza – come avete visto ad Amatrice -, abbiamo cercato di raccogliere fondi con i ragazzi durante le partite, ma non abbiamo ottenuto grandi risultati. Allora perché ci dobbiamo ammazzare, mettere i soldi nostri, per realizzare delle opere d’arte molto costose e autofinanziate. Quando apri un bussolotto e trovi le monete di bronzo, quella è un’offesa. Ci siamo scordati di fare le nottate per questi comportamenti. Non voglio fare appelli a venire allo stadio: chi vuole venire, viene. Come era all’inizio, quando eravamo trecento. Ognuno avrà le sue motivazioni, ma per il derby non trovo giustificazioni».

Con questa spiegazione ai microfoni di Radio Incontro Olympia, Fabrizio Diabolik fa capire che probabilmente, e non solo per questo derby, termineranno le partite giocate sugli spalti tra le tifoserie a colpi di coreografie, striscioni, colori e bandiere che hanno regalato per anni spettacolo nell’immediato prepartita…



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