Massimiliano Farris, il secondo di Inzaghi si racconta ai microfoni di LSR tramite una playlist da lui portata in studio:
“Ho presentato qui in radio una piccola playlist, da ragazzo seguivo molto Bon Jovi, Always è legata ad un periodo molto giovane, dopo la serie A ho cominciato a girare molto in serie B e ricordo quegli anni come i più belli, il lato romantico di questo genere di musica è legato a quel ricordo. Un’età spensierata -inizia mister Farris-.
Nella playlist ci sono un po’ tutte le mie anime. Le musiche lente che mi piacciono sono quelle dei gruppi più rockettari. Oltre ad Always, nelle mie best five c’è Wind of Change degli Scorpion, poi Corazon di Buddha Bar, Fix You dei Coldplay e Resistance dei Muse.
Sono nato a Milano, la mia famiglia è ancora lì. Mio padre è sardo, mia madre è bergamasca, io sono milanese ma, come dico io, per finta. Sono nato lì, sinceramente non posso dire di sentirmi milanese, sono andato via di casa a 16 anni”.
Professionista a 17 anni: “La mia passione per il calcio è nata presto. Nelle prime foto avevo sempre il pallone in mano. Ho fatto un sacco di danni in casa, poi i danni ho iniziato a farli al parchetto e poi all’oratorio. Da lì è iniziata, ho seguito l’iter normale di un settore giovanile non professionistico a Milano, successivamente fui scartato dall’Inter nella categoria Allievi, poi ho iniziato a girare, sono diventato professionista a 17 anni con la Pro Vercelli, dopo sono andato a Torino -continua Farris-. Ho avuto una carriera bella e fortunata. Come per tutti, ci può essere rammarico dove magari si poteva ottenere qualcosa di più. Negli ultimi anni, sia da giocatore ma anche da quando ho iniziato ad allenare, ci sono state delle situazioni sofferte, dal punto di vista economico nelle società dove giocavo o allenavo. Queste situazioni mi hanno aiutato ed ho avuto modo di coinvolgere dirigenti e giocatori che hanno condiviso con me queste situazioni fino alla fine.
Per esempio, a Viterbo i tifosi fecero delle collette per le trasferte e il pullman, vincemmo il campionato ma la società fallì. Stessa cosa a Sora dopo”.
“La prima parte da giocatore è stata ricca di emozioni -racconta Farris-. Da quando è iniziato il mio lavoro con Inzaghi alla Lazio è stata un’emozione continua ed infinita in un settore giovanile che è l’élite d’Italia. La Supercoppa con il Chievo a Verona è stata la prima emozione, poi c’è stata la Coppa Italia nel derby con la Roma, un escalation rallentata solo dalla sconfitta ai rigori contro il Torino alle finali scudetto. Dispiace, ma dispiace di più per i ragazzi perché se lo meritavano e faccio a tutti un grande in becco all’Aquila per le Final Eight di quest’anno.
Un’altra emozione forte è passare da allenatore della Primavera ad allenatore di una squadra italiana, un top club, una cosa indescrivibile.
Le emozioni di domenica sera sono state fortissime, quando ho dovuto prendere il posto di Inzaghi in panchina avevo la pressione a mille.
L’espulsione di Simone è stata inutile, così come il giallo a Keita, un cartellino molto generoso. Un allenatore vive la partita con enfasi, Simone non è una persona maleducata, manifesta i disappunti in maniera educata e civile, comunque meglio per me perché mi sono gustato questa vittoria (ride n.d.r)”.
Con El Corazon mister Farris si rilassa e carica allo stesso tempo: “El Corazon, Buddha Bar, è una canzone che sancisce un momento di relax ma nello stesso tempo mi carica molto, mi dà emozioni, l’ascolto anche prima delle partite mi dà serenità.
Quando giocavo, ero un difensore laterale sinistro.
Ci sono tanti allenatori del presente e del passato che da atleti giocavano in difesa. Forse uno vedrebbe bene come allenatori i centrocampisti, perché sono quelli abituati a dettare i ritmi del gioco, ma ci sono stati anche grandi allenatori che giocavano in porta. Quando alleni subentra un fattore di carisma secondo me, non tecnico-tattico. Devi trasmettere le tue conoscenze, non c’è un ruolo specifico che ti fa essere più adatto o meno, bisogna vedere più la persona”.
Da Nord a Sud: “Wind of Change è una canzone fantastica, lenta, di un gruppo abituato a suonare forte, questo mix mi piace molto, sia nei momenti di tristezza che di gioia, queste sono canzoni che vanno bene sempre. Si adatta bene anche oggi, con tutti questi venti di cambiamento -spiega il mister-.
Nella mia vita mi sono spostato da Nord a Sud, ho fatto parecchio Sud, sempre con la valigia pronta, da giocatore non sono mai rimasto troppi anni con la stessa maglia addosso e nemmeno negli ultimi anni da allenatore, anche perché non è mai facile inserirsi nel progetto giusto. Poi ho avuto la fortuna di allenare un anno da professionista nella Lega Pro e in questo caso la famiglia si è fermata da dieci anni a Viterbo, dove mi sono fermato come giocatore.
Non è una cosa che mi ha spiazzato, le esigenze della famiglia e la crescita delle figlie mi hanno fatto prendere certe decisioni. Poi ho conosciuto Simone, non so dire se essermi fermato da una parte mi ha fatto prendere determinate decisioni o queste decisioni sono venute perché ero in questa zona. Quando poi arriva la chiamata della Lazio, non puoi dire di no e metti tutto da parte”.
Famiglia Farris: “A casa siamo io, mia moglie Daniela le nostre tre figlie Greta, Benedetta e Carolina -continua il mister-. Dopo la prima figlia femmina, ovviamente desiderata e con la speranza che fosse una femmina in quanto non abbiamo mai voluto sapere il sesso prima, siamo arrivati in sala parto sempre con il nome deciso. Il nome del maschio, invece, è sempre stato un punto interrogativo, non è mai stato stabilito e forse è per questo che sono sempre arrivate femmine.
Vederle crescere, e ogni genitore sa che cosa vuol dire, è stata una cosa indescrivibile e bellissima. Sono ovviamene coinvolte con tutto ciò che mi riguarda e lo sono sempre state, sono state abituate a venire allo stadio da quando giocavo e loro avevano il pannolino. Non sono legate a una squadra in particolare, ma ora sono costrette a far vedere che tifano per il papà, l’anno scorso erano presenti alle finali di Coppa con la Primavera e ora vengono allo Stadio Olimpico. A casa comandano loro, io dico sempre ‘avete ragione’. Va bene così e quando riesco ad avere un po’ di tempo da ritagliare per loro, stiamo benissimo insieme.
Non sono un tipo scaramantico, però ci sono dei piccoli gesti che mi aiutavano da giocatore a trovare la concentrazione diversa da quella che cerchi quando sei allenatore. Quando scendi in campo per il riscaldamento tutto questo diventa esponenziale, fino a che l’arbitro fischia. Poi, puoi solo dare direttive. Ascolto la musica che mi rilassa, controllo le marcature sui calci piazzati e cose così, più che scaramanzia aiuta la concentrazione per sapere di aver preparato tutto bene”.
Una best five per il mister non basta per un’intera passione musicale, ma nelle prime posizioni non mancano i Muse: “Resistance dei Muse mi piace molto per il giro di batteria costante, mi piace questo genere di musica, questa canzone l’ho ascoltata anche oggi in macchina.
I Muse sono belli tosti, certo non puoi mettere in una playlist da solo cinque canzoni tutta la passione musicale, anche perché io sono capace di passare dal più smielato Baglioni a Eminem. La musica italiana mi piace, non ho cantanti preferiti, in questo momento mi piace molto la Pausini, Vasco Rossi, qualche cantante giovane. La musica italiana è veramente una buona musica.
Il Max Farris fuori da Formello, non sta mai fermo. Vado a correre, vado in bici, in palestra, adoro il mare appena posso ci vado, però non sono il tipo che sta sdraiato a prendere il sole, gioco a racchettoni, a ping pong, i miei amici scappano quando mi vedono. L’adrenalina c’è sempre. D’estate quando non c’è il campionato o la preparazione verso le 17:30 inizia il momento sofferenza e comincio ad andare a correre. In questo momento, durante il campionato, i momenti di relax sono pochi. Mi rilasso anche facendo delle passeggiate insieme ai miei due cani, coker, femmine ovviamente. Mi piace fare passeggiate con loro, sono animali molto affettuosi. In casa non c’è accesso ai maschi di nessun tipo o specie, scherzi a parte sono un padre super moderno. Questa cosa mi ha aiutato a condividere con le mie figlie i primi amori, gioie e dolori, mi raccontano le loro cose, dal problema con il fidanzatino al problema di turno, hanno il cuore aperto e ho la loro fiducia”.
La foto con Ronaldo, Toni e Pioli: “C’è una foto che mi piace rivedere e ricordare soprattutto ora che Luca Toni ha dichiarato il suo ritiro. Fiorenzuola-Inter, si giocava in C1 classica partitella amichevole del giovedì. Erano gli anni 90, nella foto c’è Luca Toni, all’inizio della sua carriera, poi ci sono io, non al tramonto ma non era più il tempo di avere ambizioni e si guardava alla sicurezza economica del contratto. Poi gli altri protagonisti sono Stefano Pioli, una persona fantastica sia come compagno di squadra che come diretto superiore fino a poco tempo fa, una persona che ci ha trasmesso tanto. Anche con Simone, ogni volta che ne abbiamo parlato abbiamo sempre preso spunti da lui sia come persona che come allenatore. Il protagonista della foto è Ronaldo, il vero Ronaldo, il Ronaldo di tutti i tempi.
Quando in tempi non sospetti ho postato questa foto c’era Toni che era Campione del Mondo, Pioli allenatore della Lazio, e Ronaldo che non ha bisogno di presentazioni, la domanda a quel punto era chi fosse l’intruso della foto”.
“La prima soddisfazione a livello economico da giocatore me la sono tolta quando comprai un orologio che porto ancora ora, era il 1993, sono molto legato a questo oggetto. La soddisfazione economica da allenatore non l’ho ancora tolta, vedremo- conclude mister Farris-.
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