Analisi della gara e della delicata fase di stagione in corso
Con un secco 4-1 maturato interamente nella prima frazione di gioco, i ragazzi di Mister Inzaghi superano agevolmente gli emiliani del Parma, giunti a Roma, ad onor del vero, con poca verve e fantasia. La Lazio sembra aver ritrovato serenità mentale ed il primo segnale di miglioramento è offerto dalla fluidità di manovra, godibile e divertente come lo era stata la scorsa stagione calcistica, la quale ha visto la società di Piazza della Libertà sfiorare di un nulla la qualificazione in Champions League.
I risultati vanno anche contestualizzati in chiave obiettivi: i ragazzi lottano ancora per dire la loro nella confusionaria “zona Europa”, dove in questo fine settimana sono letteralmente crollate Roma, Torino, Milan e Atalanta (poco importa se la Dea ha solo pareggiato, in casa coi Clivensi ultimi bisogna fare decisamente di più); inoltre, c’è da giocare un ritorno di semifinale di Coppa Italia nel capoluogo lombardo, dove abbiamo assistito al ritorno sulla Terra dei galvanizzati (e un tantino nervosi) uomini di Gattuso. Il calcio è così, le critiche di tifosi e stampa enfatizzano il concetto: agli omaggi e alle glorie, possono subentrare da un momento all’altro le condanne inquisitorie. Tornando a noi, dicevamo dei miglioramenti sul piano del gioco. Così come si spinge sul patibolo per primo l’allenatore quando le cose non girano, tocca fare altrettanto quando i meccanismi sono ben oliati e il motore torna a pieno regime: Simoncino ha messo a punto diversi aggiustamenti tattici che si sono rivelati fondamentali, ha ridato vigore e fiducia a elementi che si credevano persi e non ha mai pubblicamente messo in dubbio l’unità di squadra e spogliatoio (cosa che, se ci si affaccia fuori dal cortile di casa nostra, si nota che è un pessimo malcostume molto frequente). Il buon Patric, dopo le infelici fuoriuscite nei confronti del popolo della Nord, ha lavorato molto e ha offerto prestazioni di ottimo livello come difensore di destra nella linea dei tre centrali; buone le sue sortite offensive, ottimo il posizionamento e ammirevoli le sue scivolate in anticipo sugli attaccanti avversari che hanno a più riprese tentato la discesa laterale. Analogo discorso per Marusic, dove tanta corsa, disciplina e una rete propiziata anche dall’imperizia di Sepe compensano i limiti tecnici che, nonostante tutto, continuano ad esserci. Le sponde intelligenti del sempre diligente Caicedo aiutano non poco le incursioni dei centrocampisti, che di tecnica ne hanno da vendere: è il caso di Luis Alberto, quest’anno alle prese con non pochi problemi fisici e un arretramento tattico che gli è costata la lontananza di parecchi metri dalla porta avversaria. Nel complesso, rispetto allo scorso anno, si segna di meno, ma si prende meno goal e la quadratura difensiva è in via di miglioramento. Dato incoraggiante, se si pensa che nella stragrande maggioranza dei casi i vincenti hanno le difese più impenetrabili.
Senza tergiversare troppo sugli obiettivi: si deve inderogabilmente conseguire un ottimo piazzamento e vincere la Coppa Italia, portare a casa un trofeo per legittimare con forza la nostra posizione tra i piani alti della classifica e dare un ulteriore schiaffo morale, dopo quello del derby, alla maggioranza dei tifosi che remano contro (ci spiace doverne prendere atto, ma la cornice di pubblico di ieri è stata troppe volte un miraggio questa stagione e le critiche che diventano tiri a bersaglio contro il singolo lasciano il tempo che trovano), agli opinionisti da strapazzo travestiti da show man nei salotti televisivi e alle autorità cittadine che continuano a dare voce in capitolo ad un solo club in questa città, nonostante si ripetano su più fronti figuracce da antologia.
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