Un cinguettio stonato in una serata di festa. Dopo essersi accomodato per l’ennesima volta ed aver seguito l’intero match dalla panchina, Ravel Morrison ha scritto su Twitter “January…”. Non un mese come tutti gli altri per un calciatore professionista; proprio a Gennaio infatti il classe ’93 potrebbe tornare nel Regno Unito e cercare una squadra per consacrarsi definitivamente esprimendo tutte le sue enormi potenzialità.
In realtà doveva essere la serata del rilancio. Si, perché con l’emergenza totale ed il turnover in vista del campionato il centrocampista inglese doveva essere schierato nell’undici titolare, come confermato da Pioli. Alla precisa domanda nella consueta conferenza stampa pre-partita su un suo possibile impiego tra ieri e domenica il tecnico di Parma ha risposto “C’è sempre la possibilità. Le scelte devo ancora farle, credo che sarà tra i convocati, domani deciderò”. Poi però qualcosa non è andato per il verso giusto e Morrison è stato costretto a sedersi in panchina. Una nuova bocciatura, un amore che stenta a sbocciare quello tra il bad boy inglese e la Lazio.
Arrivato con l’etichetta di “nuovo Gascoigne”, Morrison ha bruciato i tempi e dopo l’accordo messo nero su bianco lo scorso Gennaio già nella seconda parte della scorsa stagione è riuscito ad ottenere il permesso dal suo ex club, il West Ham, per potersi allenare a Formello. Una scelta saggia per un giovane considerato un “bad boy”. Un decisione presa per poter conosce i futuri compagni e il tecnico, ma soprattutto per imparare la lingua ed ambientarsi in un calcio completamento diverso da quello britannico. Il classe 1993 arriva a Roma tra l’entusiasmo del popolo laziale, che lo attende e non vede l’ora di ammirarlo sul terreno verde di gioco. Tutto sembra procedere nel verso giusto, con l’esordio ufficiale nel match di Supercoppa perso in Cina contro la Juventus. Poi l’ingresso a partita in corso con il Leverkusen nella difficile gara di ritorno in terra teutonica, prima del secondo tempo contro il Chievo nella disfatta per 4 a 0 per mano degli scaligeri. Il 23 settembre arriva l’ultima presenza, con 7 minuti disputati, sul risultato già acquisito contro il Genoa, nella bolgia dell’Olimpico. Un’involuzione inspiegabile, che molto spesso Tare e Pioli hanno cercato di giustificare con degli atteggiamenti lontano dal campo tutt’altro che esemplari. “Ravel Morrison è uno di quei classici giocatori un po’ particolari – ha commentato il Direttore Sportivo nel post partita contro il Rosenborg – Lui senza dubbio è un fuoriclasse, perché ha dei grandi colpi. Il suo problema è che è un pazzo, tra virgolette. Serve tempo per gente come lui”. Dunque l’inglese sembra non convincere ancora il tecnico emiliano. Dal canto suo, il calciatore ha rilasciato un intervista al tabloid The Sun poco più di due settimane fa. “Non sono un problema, sono solo incompreso! Quando la gente sente il mio nome, pensa “è giovane e combina guai”. Questa è come un’etichetta su di me – ha ribadito il 22enne di Manchester – Mi dispiace veramente per quello che ho fatto, ma la gente in questo modo non mi permette di guardare avanti e voltare pagina. Non si parla mai di calcio, ma si concentrano sempre sui problemi del passato”. Nella confessione al quotidiano britannico c’è anche spazio per un’ammissione di responsabilità: “Devo essere onesto su questo. Il Manchester United e Alex Ferguson mi hanno concesso troppe occasioni. Io non credo che avrebbero dato a qualsiasi altro giocatore le stesse chance che ho ricevuto io. Posso solo incolpare me stesso e non cercare scuse. Ho commesso troppi errori in Inghilterra, ma per cose stupide e futili. Non perché sono stato coinvolto in rapine. Per lo più per aver giocato troppo al computer e per essere uscito troppo con i miei amici, quando avrei dovuto dedicarmi più agli aspetti professionali e alla mia carriera”. Parole di un giovane redento, pronto a ripartire per mostrare al mondo intero “di che pasta è fatto”.
Morrison non vede il campo da esattamente un mese. 4 presenze, nessuna da titolare, collezionando appena 63 minuti tra Juventus, Leverkusen, Chievo, Genoa. Poi più nulla dal lontano 23 settembre, prima di un cinguettio molto rumoroso, con un futuro ancora tutto da scrivere.
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