Nel mondo del calcio in generale e in Italia in particolare, la colpa è sempre dell’allenatore. Se le cose vanno bene ha fatto il suo, ma se qualcosa gira storto è sempre il primo e spesso l’unico a pagare. Avete mai sentito di un presidente cacciato o che da le dimissioni perché ha sbagliato la campagna acquisti o la scelta dell’allenatore? Avete mai sentito di un giocatore che chiede che gli venga stracciato un ricco contratto quinquennale perché ha fallito alla prima stagione? Mai… Ma se le cose vanno male, ecco che si invoca la ghigliottina per l’allenatore di turno, che magari è lo stesso portato in trionfo pochi mesi prima per aver conquistato un trofeo, vinto un campionato o ottenuto una promozione andando spesso al di la delle aspettative, tirando fuori dai suoi giocatori anche quello che non avevano.
Prendersela con l’allenatore, in alcuni casi è come insultare l’autista dell’autobus perché l’Atac non funziona, oppure scagliarsi con chi sta allo sportello se nell’ufficio postale si devono fare ore di fila perché ci sono appena due o tre operatori per servire cento persone. Certo, in alcuni casi l’autista non è Alonso per pulizia di guida e l’operatore alle poste non è Bolt in quanto a rapidità nello sbrigare l’operazione, ma se erano Alonso e Bolt non guadagnavano meno di 2000 euro al mese per prendersi le lamentele e gli insulti della gente perché i loro capi gestiscono male il personale o l’azienda. L’allenatore è un privilegiato da questo punto di vista, perché spesso e volentieri guadagna quanto Bolt (basta pensare alle cifre a cui viaggiano Guardiola, Mourinhho, Capello, Ancelotti e Mancini, ad esempio…), ma spesso e volentieri finisce con il pagare colpe non sue. Ad esempio, se il Palermo alla fine è retrocesso, sarà stata colpa dei 52 allenatori che hanno preceduto Iachini, oppure del modo in cui Zamparini gestisce la società?
L’introduzione è lungo, lo so, ma è necessaria per affrontare il problema che ci riguarda da vicino. La Lazio zoppica, la squadra non convince sia nei risultati che nel gioco, ed ecco che puntuali arrivano le critiche all’allenatore, alimentate ad arte da chi all’interno della società usa da anni alcuni comunicatori, manovrandoli come marionette, per spostare l’attenzione dal vero problema all’ennesimo falso problema. La Lazio non va? E’ colpa di Petkovic che non gli ha dato un gioco. La Lazio segna poco? E’ colpa di Petkovic che è troppo prudente, tanto che qualcuno arriva a rimpiangere (Dio ce ne scampi e liberi) addirittura il “minestraro” Reja. Petkovic non sarà certo Mourinho, ma è lo stesso che fino a gennaio veniva esaltato da tutti e seguito da club importanti, perché con una squadra non eccezionale e sulla carta inferiore alle altre, era secondo in classifica a due lunghezze dalla Juventus. La Lazio, fino a quando ha avuto Klose e Hernanes al massimo, Candreva in stato di grazia, Lulic e Gonzalez al top della forma fisica e la possibilità di schierare la difesa titolare, ha conquistato senza affanni (e senza sconfitte) la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta dell’Europa League e il secondo posto in campionato alla 20sima giornata, con 7 punti di vantaggio sulla Fiorentina, 10 sulla Roma e 11 sul Milan, tutte squadre che poi hanno chiuso la stagione davanti a noi. E se tutti, anche i pochi difensori ad oltranza di Lotito, alla fine hanno puntato l’indice contro la società per non aver rinforzato la squadra a gennaio per dare all’allenatore alternative valide in ruoli chiave, che colpa può avere Petkovic se ad un certo punto della stagione ha dovuto giocare con Saha al posto di Klose, Pereirinha come sostituto di Konko (perché qualcuno aveva pensato bene di mettere Cavanda fuori rosa), senza un sostituto di Mauri e con Hernanes e Ledesma costretti a giocare sempre e comunque perché anche Ederson era rotto e in organico non c’era un alter ego dell’italo argentino? E quest’anno, che colpe può avere Petkovic se ora Klose starà fuori quasi un mese e ci ritroviamo con Floccari che non segna e come uniche alternative Keita e Perea che hanno caratteristiche completamente diverse da Klose? Che colpa ha Petkovic se pur sapendo che Mauri aveva da scontare 6 mesi di squalifica la società ha puntato come alternativa su un ragazzo come Felipe Anderson che sarà pure promettente ma che è arrivato infortunato e che difficilmente potrà fare la differenza nei mesi in cui Mauri sarà costretto a restare in tribuna? Che colpa può avere Petkovic se venduto Diakité è stato preso Novaretti, se nessuno si è preoccupato di prendere un’alternativa vera a Biava e Dias che a causa dell’età e di una lunga carriera alle spalle sono maggiormente soggetti ad infortuni? Che colpa ne ha Petkovic se l’unico sostituto di Radu (altro soggetto a rischio a causa di un ginocchio che crea problemi da anni) è il desaparecido Vinicius e Petkovic per tappare il buco è stato costretto a far fare gli straordinari a Konko che chiaramente si è infortunato per la seconda volta in un mese scoprendo anche il ruolo di laterale destro? Non sarà mica colpa di Petkovic se i 28 milioni di euro virtuali di cui parla Lotito sono stati spesi per prendere mezze figure e comunque gente che fino ad oggi praticamente non ha calcato il campo e comunque non ha dato nessun valore aggiunto. E non sarà certo colpa di Petkovic se la Lazio non solo non ha tappato le falle che c’erano un anno fa in attacco e in difesa, ma in quei ruoli si ritrova addirittura più scoperta di quanto non lo fosse un anno fa e qualcuno arriva al punto di rimpiangere la cessione di Klose.
No, non è colpa di Petkovic, ma qualcuno ha deciso di aprire il processo all’allenatore. Certo, la Lazio potrebbe giocare meglio e la squadra potrebbe essere più cattiva e motivata, ma se se voi aveste come capi persone che invece di costruire distruggono e che non fanno nulla di concreto per farti credere che esista un vero progetto di sviluppo, scendereste in campo animati dal sacro fuoco o vi adagereste come succede sempre e in quasi tutti i campi lavorativi? Petkovic non è un fenomeno, non lo è oggi come non lo era fino a gennaio del 2013. Petkovic è quello che si poteva permettere una società guidata da uno che si vanta di avere uno degli allenatori meno pagati della Serie A. Petkovic è l’allenatore ideale per una società che fa e disfa, quasi sempre senza neanche consultare il tecnico ma che all’esterno sostiene di lavorare in sintonia con lo staff tecnico. Petkovic non è diverso da Caso, Papadopulo, Delio Rossi, Ballardini e Reja, allenatori che arrivando alla Lazio hanno raggiunto l’apice della loro carriera e che quindi mai si sognerebbero di alzare la voce o di dare le dimissioni per un mercato “scandaloso” come quello dell’estate scorsa. Non lo fece Delio Rossi a settembre del 2007 quando come dote per la conquista di un posto in Champions League si vide regalare da Lotito nientemeno che Artipoli e Vignaroli, quindi perché dovrebbe farlo oggi Petkovic, dopo aver vinto una Coppa Italia al primo tentativo? Lo farebbe, per orgoglio, solo uno di noi che è tifoso della Lazio e che pur di sbattere la porta in faccia a Lotito e Tare sarebbe pronto a rinunciare a soldi garantiti. Ma perché dovrebbe farlo un Petkovic di passaggio, che a Roma ha comunque una vetrina importante e che magari la sta usando per cogliere al volo l’occasione di firmare un contratto più vantaggioso con un’altra società alla scadenza del contratto con la Lazio?
Cosa si può pretendere di più da Petkovic, che giochi con due punte? Ma se le due punte si chiamano Floccari e Perea siamo convinti che cambierebbe qualcosa schierare un attaccante in più? Magari, se al posto dell’infortunato Klose fosse entrato un Yilmaz a reggere il peso dell’attacco, supportato da Candreva, Lulic e Hernanes, nessuno si sarebbe accorto dell’assenza del tedesco e magari la Lazio avrebbe segnato di più e nessuno si sarebbe lamentato dell’assenza di spettacolo. Perché poi a conti fatti la Lazio all’Olimpico ha rifilato 3 gol in 45’ al Chievo, altri 3 al Catania e 2 all’Udinese gettando al vento mezza dozzina di palle-gol. Quindi, forse il problema non è che si segna poco, ma che si subisce troppo nonostante la presenza di Ledesma a fare da diga davanti alla difesa e un portiere da tutti definito al momento il migliore d’Italia.
I veri problemi sono e restano gli errori (più o meno voluti) commessi sul mercato, l’assenza di alternative valide sia in attacco che in difesa. E sparare sul pianista Petkovic significa fare il gioco di chi quegli errori li ha commessi e sta manovrando da dietro le quinte per scaricarne il peso sull’allenatore. Per questo noi usciamo dal coro, per questo pur non considerando Petkovic il meglio che c’è in circolazione non gli gettiamo la croce addosso. Perché anche se non è infallibile e qualche errore lo ha commesso, non è lui il RESPONSABILE di quello che sta succedendo e non sarà lui il vero colpevole in caso di eventuale FALLIMENTO della Lazio in questa stagione. Lui è il falso problema, la vittima designata, il paravento che serve a nascondere e a riparare i veri colpevoli di questa situazione: Lotito e Tare.
STEFANO GRECO
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