Il giusto riconoscimento ad un grande del nostro calcio: Gabriel Omar Batistuta

Si è visto sul grande schermo sabato sera, al celebre programma televisivo di ballo della Carlucci con la sua storica, amatissima moglie Irina. La sua forma fisica non è delle migliori, nonostante il performante balletto: il Re Leone è messo male con la cartilagine, le caviglie scricchiolano e, ahitutti, non possiamo avere vent’anni per sempre. Il calcio, lo sappiamo tutti, è uno degli sport peggiori dal punto di vista ortopedico e muscolare; se aver tenuto in costante monitoraggio alimentazione e polmoni aiuta tanto, non possiamo dire lo stesso per le ossa e i fasci actomiosinici.

E così, anche Batistuta, atleta di tutto rispetto, argentino pasionario e indemoniato in campo, sta facendo i conti con gli acciacchi dell’età. Una scena che dovrebbe essere consuetudine, ma mi ha rattristato; un animale in campo, un invasato che nei contrasti preferiva portar via la gamba dell’avversario piuttosto che una manciata d’aria ora costretto, dal naturale ciclo della vita e dal ritiro, a non poter vivere di quelle sensazioni adrenaliniche che ti appagano. Parliamoci chiaramente, senza edulcoranti: chi è così nel dna, chi è guerriero dentro, chi spunta sangue e inala sudore, soffre maledettamente la comoda quotidianità borghese. Il laziale va oltre il calcio, forse anche oltre lo sport. Batistuta era un calciatore leale, uno scomodissimo avversario, uno di quelli che ti fa pregare in un malanno che costringa a non giocare, ma un calciatore leale, sanzionato rarissimamente dai direttori di gara ed è per questo motivo che, nonostante avesse orgogliosamente indossato le maglie di due squadre nostre acerrime rivali, ci va persino di porgli un omaggio. Ricordando le sue gesta tecniche, ci riconcilia con il calcio e con lo sport: atletismo, corsa, colpo di testa, aggressione forsennata nei confronti degli spazi liberi, botta paurosa (registrata a 106 km/h, probabilmente una pallonata tale avrebbe spedito qualche portiere da un bravo dentista o, speriamo di no, da un traumatologo), stop elegante. Insomma, tutto. In carriera ha saputo solo migliorare, sia dai calci piazzati che nell’acrobazia.

Ci direte: siamo tifosi, non sportivi. Liberi di esserlo, non diamo patenti di specializzazione in ambito di sportività e sostegno, né tanto meno di lazialità come qualcuno, da tempo a questa parte, pretende di fare. Il rispetto, però, lo dobbiamo a tutti quelli che lo meritano. L’onore delle armi e i gesti di cavalleria ci appartengono in quanto uomini e in quanto laziali. Liberi di non condividere.



Resta Aggiornato con il nostro Canale WhatsApp! Ricordiamo che il canale è protetto da Privacy ed il tuo numero non è visibile a nessuno!Iscriviti Subito cliccando qui sul canale di Since1900