LOTITO TARE

“Il Santos FC informa che, contrariamente a quello che alcuni media hanno riferito sul possibile trasferimento dell’atleta Felipe Anderson, non ha raggiunto alcun accordo con la Lazio per la definizione della trattativa. Come è noto il gruppo Doyen Sports possiede una quota del cartellino, ma non ha posto ostacoli alla trattativa. Si precisa che la decisione di accettare o meno la proposta spetta solo al club e al giocatore”

Neanche per la Pamela Anderson che furoreggiava ai tempi di “Baywatch” si è sprecato tanto inchiostro e si è discusso come sta succedendo per la trattativa tra Lazio, Santos e Doyen Sports per portare a Roma un ragazzo di belle speranze ma che in pochissimi hanno visto giocare. E’ in atto un tutti contro tutti nell’ambiente laziale, l’ennesimo. C’è chi difende a spada tratta Lotito e Tare, chi li attacca a priori, chi dice di aspettare la fine della trattativa o del mercato per tirare le conclusioni, chi se ne frega di chi arriva o di chi parte e anche di chi c’è alla guida della Lazio. E se un marziano sceso dalla sua bella astronave li ascolta, senza sapere quello che è successo in questi nove anni, per decidere a chi dare ragione non può far altro che tirare la monetina in aria. Perché ognuno degli schieramenti è convinto di avere non ragione, di più! E che solo l’ottusità della controparte può negare quella che è la realtà sotto gli occhi di tutti e che chiaramente è completamente diversa da quella degli altri. Succede da sempre, per carità, ma anni fa discussioni e liti si concludevano sempre con un FORZA LAZIO che alla fine metteva d’accordo tutti. Ora, invece, non basta più neanche quello, perché oramai siamo stremati da anni di liti, di divisioni, di spaccature insanabili. Perché siamo stremati, perché tutti vorremmo tornare a pensare solo ed esclusivamente al campo e non più a quello che ruota intorno alla squadra; perché una volta l’inizio del calciomercato era il momento più bello dell’anno perché liberava il sognatore che c’è dentro ogni tifoso, mentre ora è quasi un incubo; perché una volta ti svegliavi la mattina e scoprivi che con un blitz all’alba Sergio Cragnotti aveva soffiato Stankovic a Sensi che già gongolava annunciando l’acquisto del talento serbo, senza sapere che il rivale l’aveva fregato un’altra volta; perché tempo fa in un giorno, tra un prosecco e un piatto di pesce crudo compravamo Vieri nel giorno in cui Sensi diceva che era incedibile, altrimenti l’avrebbe comprato lui…

Altri tempi, altro calcio, altri nomi, altri personaggi: tutto diverso, a partire da noi, tifosi e giornalisti. Allora si giudicava e basta quello che succedeva, senza prese di posizione precostituite, senza giudizi dettati più dall’appartenenza ad uno schieramento che legati alla realtà. Allora veniva portato in trionfo Cragnotti quando comprava Vieri e Stankovic, così come veniva contestato ferocemente quando vendeva Nedved. Oggi, invece, si esalta l’acquisto di Novaretti (che nessuno ha mai visto giocare) e si contesta il mancato accordo con il Santos per Felipe Anderson (che quasi nessuno ha visto giocare), mentre magari il giorno prima si criticava perché 10 milioni di euro per una“scommessa” erano considerati troppi. Non c’è più un filo logico, né nel comportamento dei tifosi né nei ragionamenti e tantomeno nelle mosse della società.

Una volta si andava, si trattava e si chiudeva: con una stretta di mano o con un arrivederci. L’unico tormentone di quel periodo fu il mancato acquisto di Anelka: una trattativa estenuante, con continui colpi di scena e carte cambiate in tavola da parte dal fratello-procuratore dell’attaccante francese. Ma una… Qui, invece, oramai ogni trattativa è un tira e molla estenuante, che dura mesi, a volte anni. Basta pensare a Ederson, arrivato a quattro anni di distanza dalla prima volta che fu trattato dalla Lazio, quando ancora giocava nel Nizza. Basta pensare alla storia di Golasa o alla vicenda di Eguren, presi e presentati e poi spariti. Basta pensare a Pablo Pintos che fece tutto il ritiro e poi sparì, provocando la rottura tra Lotito e Fonseca. Basta pensare a Honda e Nilmar, a Yilmaz, a Breno, ed ora a Felipe Anderson che era già preso il 31 gennaio e che il 25 giugno è ancora in bilico, con una vicenda che a vederla dall’esterno appare grottesca. La Lazio dice che aveva l’accordo con il Santos ma che il fondo inglese ha fatto saltare tutto; il procuratore del giocatore da dei “banditi” agli inglesi; Lotito rincara la dose e parla di “schiavismo”; poi arriva il comunicato del Santos che dice che non c’è mai stato un accordo con la Lazio; poi arriva un sito brasiliano che dice che in realtà è tutto fatto e che l’annuncio ci sarà solo il 1° luglio perché la Lazio deve mettere l’acquisto di Anderson sul nuovo bilancio per non aggravare quello al 30 giugno che è già in rosso; poi spunta qualcuno che sempre dal Brasile dice che l’accordo era stato trovato, che quelli del fondo erano volati per questo in Brasile, ma che al momento di chiudere Lotito ha cambiato le carte in tavola facendo sparire un milione e pretendendo di pagare in 3 anni invece che in 2… E il tifoso sta lì e non sa chi dice la verità, ma si schiera comunque.

Per quel che mi riguarda, il problema non è chi ha ragione o chi ha torto, perché in queste trattative ognuno tira acqua al proprio mulino e valgono ZERO sia le dichiarazioni delle parti in causa (dirigenti, giocatori, procuratori…) che i comunicati. Perché è la storia che ce lo insegna. Il problema vero, secondo me, è che dopo 9 anni di navigazione a vista, anche il più fedele dei marinai si rompe i “cosìdetti” del modo in cui viene condotta la nave. E il rischio alla fine è quello di fare la fine del Bounty, con un tutti contro tutti che porta all’ammutinamento prima e poi all’incendio e all’affondamento della nave… E tutti noi, nessuno escluso, lo stiamo sottovalutando questo rischio.

Ieri è partita la seconda fase della campagna abbonamenti, la prima si è chiusa con un flop che in altri tempi avrebbe fatto segnare non uno ma mille campanelli d’allarme. Meno di 2000 abbonamenti rinnovati nonostante il successo in Coppa Italia e l’entusiasmo che (guardando i festeggiamenti e la goliardia dilagante) regna nel mondo-Lazio. Una risposta figlia della sfiducia di chi per anni ha firmato cambiali in bianco senza veder mai o quasi rispettati i patti o le promesse. E’ vero che l’abbonamento è un atto d’amore e quindi un qualcosa che si fa a prescindere, ma oramai neanche questo non è più automatico e tantomeno scontato. Poi alla fine si arriverà comunque intorno alle 20.000 tessere, probabilmente lo zoccolo duro resisterà ancora una volta, ma la “stanchezza” dell’ambiente è evidente e somiglia tanto alla rassegnazione di chi accetta il presente solo perché ha smesso di credere alla possibilità che ci sia un’alternativa, chiudendo a doppia mandata in un cassetto qualsiasi sogno legato ad un futuro diverso.

Un grande uomo, che proprio in queste ore e in questi giorni sta consumando gli ultimi spiccioli di un’esistenza straordinaria, una volta ha detto: “Un vincitore, è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”. Quell’uomo straordinario si chiama Nelson Mandela, presidente nero di quello che è stato il paese più razzista della Terra. Se qualcuno 30 anni fa avesse detto che quell’uomo rinchiuso in carcere per le sue idee sarebbe diventato presidente di un paese isolato dal resto del mondo a causa della sua politica di segregazione razziale portata avanti dal governo di minoranza bianca di allora, sarebbe stato preso per pazzo. Proprio come viene preso per pazzo oggi chi rifiuta il presente e si ostina a credere che per la Lazio possa e debba esserci un futuro (non per forza di cose remoto) senza Lotito e quindi con la possibilità di abbattere barriere e trincee per tentare di ripartire da zero…

STEFANO GRECO



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