L’evidenza è innegabile, il nostro calcio vive un periodo di profonda recessione morale e sportiva. Per quanto riguarda il secondo aspetto, basti pensare che le due milanesi, un tempo schiacciasassi in Italia e in Europa, ora faticano clamorosamente anche con le “piccole”, oppure al fatto che la squadra che da tre anni vince a mani basse lo scudetto probabilmente non rientra tra le otto squadre più forti del continente. Pochi soldi, mercato fatto di scambi e prestiti, i campioni non arrivano più nel Bel Paese. La Serie A ormai ha perso il suo antico fascino anche e soprattutto per il primo aspetto citato prima: la decadenza morale che va a braccetto con quella sportiva.
Il degrado in cui imperversa il nostro calcio infatti non è solo a livello di risultati e spettacolarità, è frutto anche e soprattutto di un vecchiume che non sa come reagire e che non lascia spazio al nuovo, “nuovo” che ormai ha fatto la fortuna negli altri paesi. Stadi di proprietà, progetti tecnici ben studiati, giovani che giocano se sono bravi, concetti lontani anni luce dal calcio italico.
A tutto questi si aggiunge una classe dirigente che predica bene e razzola male, incapace di dare quella svolta che spazzerebbe come una folata di vento la coltre grigia e lugubre di mediocrità che ricopre tutto il sistema.
Tra i tanti scandali nostrani (inutile citarli tutti), in questi giorni è spuntato fuori il caso Lotito-Iodice. Il dirigente dell’ Ischia Calcio ha reso pubblica la registrazione della telefonata incriminata tra lui ed il patron laziale, dalla quale si evince la forte e squallida convinzione che il calcio di Serie A non può basarsi sulle piccole, altrimenti chi se li compra i diritti televisivi? Come già detto, scrivere, parlare, riportare parola per parola quello che Lotito ha detto è inutile, tutti l’hanno sentito, tutti ne hanno preso atto (ma non coscienza). Dai tifosi ai giornalisti, dai dirigenti ai giocatori, perfino la politica si chiede se è ora di intervenire.
Già, è ora di intervenire. Ma chi interverrà? Tavecchio, che da tutti è considerato il burattino di Lotito? I presidenti delle altre squadre di A? La stampa, l’opinione pubblica?
A tutti questi enti, persone, istituzioni, andrebbe chiesta una cosa: dov’erano quando un popolo intero, quello Laziale, criticava aspramente il presidente della propria squadra a gran voce con manifestazioni, prese di posizione e “scioperi” del tifo. Dieci lunghi anni di sofferenza per chi, prigioniero di una fede, indossa ogni domenica la sciarpetta e va allo stadio con amici o parenti per vedere un presidente che si prende beffa del bene più prezioso che possiede, ovvero i tifosi. Minacce, speculazioni, insulti, deliri di onnipotenza: “In curva ci sono solo prostitute e spacciatori” ; “Io ho salvato la Lazio” ; “In cinque anni vinceremo lo scudetto” ; “Non cediamo i nostri giocatori migliori” eccetera, eccetera, eccetera…
L’opinione pubblica dov’era? La stampa dov’era? Ora che il problema è di tutti, si comincia a gridare allo scandalo ma forse è troppo tardi, ormai le mani di Lotito afferrano le sostanziose fette della torta del potere con estrema velocità e sul piatto rimangono solo le briciole.
È ora che chiunque ami questo sport apra gli occhi e si accorga di chi lo gestisce, i tifosi laziali hanno gridato “al lupo, al lupo” per troppo tempo, senza essere ascoltati; ora però il lupo c’è e sta sbranando il gregge, pecora dopo pecora.
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