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Parma, ora anche le coppe all’asta.. non è bastato il passato?
No, questa non ci voleva proprio, anche i tuoi trionfi ti stanno portando via, povero Parma (o quello che ne rimane)!!
Non bastava l’umiliazione di uno pseudo presidente come Manenti; non bastava la retrocessione con umiltà, un fallimento e lasciare liberi tutti i tuoi giocatori; non bastava che Cassano ti lasciasse a gennaio, con Varela e Rodriguez che a febbraio hanno fatto lo stesso percorso, e verso la fine della stagione anche Biabiany, il quale dovette rinunciare per almeno 5 mesi ai campi di gioco per problemi cardiaci.
A quanto pare no, una squadra buona, con un allenatore stupendo, Roberto Donadoni, che ha dimostrato attaccamento alla società e buona gestione di un gruppo sempre in difficoltà; partite in dubbio, partite da recuperare, soldi insufficienti per una trasferta, soldi insufficienti per sistemare il campo di gioco, più di 100 giocatori sotto contratto tra prima squadra, primavera, giocatori in comproprietà o in prestito.
E in tutto questo il mondo del calcio dov’era? Di sicuro era lì a vederla agonizzare con gli anni: era di fatto fallita, così come Lazio, Napoli, Perugia e Fiorentina, ma probabilmente la carne emiliana era così succulenta che bisognava congelare i suoi debiti e giocare al gatto col topo. Dal crack di Tanzi in poi inizia la guerra infinita, una retrocessione, un salvataggio agli spareggi e una promozione abbastanza agevoli, i punti di massimo splendore sono gli anni di esplosione di Giuseppe Rossi, Alberto Gilardino, Fabio Simplicio e tanti altri, sotto le guide di signori allenatori, Claudio Ranieri, Francesco Guidolin e il suddetto Donadoni.
Un club con circa 100 anni di storia vedersi scuoiare, anche il marchio e le coppe, la cosa più odiosa che possa esserci, ma dopotutto un curatore fallimentare fa il suo compito e non può ragionare di pancia, la sentenza di fallimento c’è stata e va eseguita per intero. Ora la città calcistica ripartirà dalla Società Sportiva Dilettantistica Parma Calcio 1913, con Nevio Scala presidente, Luigi Apolloni allenatore e due giocatori che non hanno voluto lasciare la barca ormai affondata, Juan Antonio e Alessandro Lucarelli.
Nessuno sforzo da parte di nessuno per salvarla, semplicemente un agonia lunga e dolorosa come Gesù Cristo e la morte come un barbone qualunque.. che vergogna!
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