Oppure, perché non riusciamo a farne a meno?

Domande alle quali è difficile trovare risposte. Ci hanno provato però gli antropologi, paragonando il calcio e sport similari agli antichi rituali tribali.

GLI INIZI. Il tutto è nato dall’esigenza dell’uomo di diversificarsi dalle scimmie, i più vicini essere viventi, iniziando a cacciare ragionando d’astuzia e pianificando gli attacchi verso le prede, cooperando con i propri simili. Ciò lo ha reso più forte, più intelligente e resistente. Ovviamente poi, con l’introduzione di agricoltura e allevamento il problema è venuto meno, ma la caccia è rimasta una delle attività preferite dei nostri antenati, tant’è che all’epoca dei romani venne riproposta all’interno del Colosseo, divenendo un punto di riferimento per le attività ludiche del tempo.
Non che poi sia finita lì, anzi! Come la mettiamo con le corride spagnole? La sfida tra essere evoluto e animale è rimasta.
L’uomo quindi ha sempre avuto nella propria indole l’esigenza di riportare agli albori dei propri tempi vissuti la pianificazione, la strategia e il confronto tra esseri, alla ricerca del più forte, del migliore, della adrenalina che scaturisce dal timore di perdere, dalla paura di non farcela o peggio ancora dal rischiare la vita.

IL POI. E allora ecco che, dopo la rivoluzione industriale e tutti presi dalle innovazioni tecnologiche, gli uomini hanno riproposto anche in epoca più moderna il proprio sfogo preferito, la propria attività ed esigenza protratta nel tempo. Questa volta però senza coinvolgere animali innocenti e indifesi, senza far rischiare la vita a qualcuno, ma semplicemente per passare il tempo e cercare tramite un profondo agonismo di farsi valere sugli altri, con azioni singole dapprima, collettive poi.
In realtà quindi il gioco del calcio altro non è che una rappresentazione simbolica di ciò che era la caccia agli inizi dei tempi! Basti pensare al fatto che, tramite un’arma (il pallone) una squadra cerca di sconfiggere l’altra, organizzandosi e schierandosi su un campo di battaglia (il campo di gioco) in maniera tale da poter centrare il proprio obiettivo (la porta), prevalere e ottenere il risultato finale uscendo vincitrice dallo scontro agonistico, fatto di adrenalina e impegno. Vi torna?
In pratica i calciatori rappresentano simbolicamente i cacciatori, che tramite una letale arma, cioè il pallone, vanno all’inseguimento della loro preda, cioè il goal. Solo che se la preda fosse sempre accessibile il divertimento dove starebbe? E allora ecco che qualcun altro dovrà fare in modo che il compito diventi più arduo, andando a difendere con tutte le proprie forze la preda designata dagli avversari e perché no, magari provare a propria volta a ottenere la preda altrui! Ed è qui che entrano in gioco i valori sopra descritti! Ed è qui che avrà la meglio, da un punto di vista strettamente sportivo, chi avrà capito come scardinare le resistenze altrui, quali pertugi sfruttare, come aggirare lo schieramento opposto, senza a sua volta lasciare i fianchi accessibili.
Ecco perché ci piace il calcio! Ecco perché è così diffuso, così globale, così insito nella nostra anima! Perché fa parte di noi, della nostra essenza, delle nostre origini ed esigenze, dapprima di procacciarsi il cibo per sopravvivere, in seguito per mantenere viva questa nostra caratteristica umana per rimanere sul pezzo, vigili, sapendo che in caso di necessità, cooperando tra noi, organizzandoci in gruppo, studiando strategie e sfruttando le proprie esperienze, si riuscirà ad avere la meglio per ottenere il risultato sperato.

I PROTAGONISTI. Perché poi i calciatori sono così venerati, così idolatrati, così invidiati? Perché purtroppo o per fortuna, a seconda di come la si veda, il calcio è diventato un gran gran gran business, dove in ogni sua ramificazione c’è dietro un interesse personale di carattere economico. E quindi è facile immaginare come, persone simili a noi, tramite la famosa “gavetta” riescano ad arrivare a certi livelli per altri ritenuti inarrivabili, diventando in alcuni casi dei veri e propri punti di riferimento, con in alcuni casi storie strappalacrime degne dei migliori film di Hollywood. Lo incarni, lo imiti, lo brami, lo pedini e ne sogni le simil gesta, sapendo che in realtà è un dono che spetta a pochi, che per questo motivo dovranno essere all’altezza di indossare la casacca che per te è come una seconda maglia.

IL GOAL. E poi che gioia è quando la squadra per cui tifi segna? Magari in una partitissima sentitissima e importantissima (26 Maggio 2013)? Pazzesco! Ma perché questo? Perché coloro che rappresentano i tuoi ideali, che quindi sono in campo come lo vorresti essere tu, che lottano e credono per i tuoi stessi valori, sono riusciti a raggiungere il traguardo prefissato, cioè quello di uccidere la preda, riuscendo ad avere la meglio sull’avversario! Se poi questi è colui che temi o che rispetti di più beh, la segnatura allora è ancor più gratificante!
E pensare che agli inizi il goal si festeggiava solo con una semplice stretta di mano. Ora invece assistiamo al tutto e di più, più o meno a marchio show-business..

LE MAGLIE. Ovviamente le squadre si devono distinguere e devono essere diversificate sia negli emblemi che nei colori sociali! Altrimenti si correrebbe il rischio che in fase di cooperazione alla caccia si rischi di trovare intrusi inconsciamente sleali! E da qui è nata l’esigenza di essere rappresentati e rappresentabili: “E da cosa? Da un numero”? “No, poco efficace”. “Da una lettera”? “Mmm, è già qualcosa, ma non mi aggrada del tutto”! “Allora un simbolo? Si! Ma quale”? Ed ecco spuntare, ai parti cesarei delle varie compagini, simboli diversificati e rappresentativi, ma casualmente sempre legati al mondo animale! Due esempi volanti? La Lupa e l’Aquila! Inutile soffermarsi sulla metà sbagliata di Roma. L’Aquila in sé rappresenta la velocità, l’attacco fulmineo, l’ideale sportivo che vola alto nei cieli a dominare quelli là, quelli che invece non possono arrivare per natura dove osano solo le aquile..
E i colori? Beh, anche quelli sono preponderanti. I più diffusi indovinate un po’? Sono il blu, nelle sue più varie tonalità, e il rosso, anche questo riproposto in varie sfumature. Spesso il colore ha una funzione intimidatoria. Se è vero che il rosso esprime energia, forza e richiama l’attenzione, il blu dà una sensazione di lealtà, incarna lo spirito combattente ma riflessivo e superiore. Se ad esso ci aggiungiamo il bianco, allora oltre a quanto già scritto i nostri eroi incarneranno anche la purezza che, in un duello con i colori opposti, prevarrà dal punto di vista spirituale (anche perché in alcune culture il giallo è simbolo di codardia!).



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